Caponnetto, le battaglie di un giudice onesto
di Attilio Bolzoni
A Palermo sbarcò di notte, protetto da uomini armati di mitraglia. Una corsa nella città deserta, un portone di ferro che si spalanca e poi la caserma che sarebbe diventata la sua nuova casa. «Sono stati i quattro anni e quattro mesi più intensi della mia vita», dirà lui quando ormai Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – i suoi figli, i suoi fratelli, i suoi amici – non c’ erano più. Era arrivato il 9 novembre del 1983, cento giorni prima avevano fatto saltare in aria il consigliere istruttore Rocco Chinnici. E lui, Antonino Caponnetto, aveva preso il suo posto. E lui, Antonino Caponnetto, era stato quello che subito dopo aveva messo la sua firma su un milione di pagine e sulla prima pagina di una sentenza-ordinanza che avrebbe fatto la storia della Sicilia: «Questo è il processo all’ organizzazione mafiosa denominata Cosa Nostra…». Era l’ atto di accusa contro i boss che avevano seminato morte e terrore, era l’ inizio della primavera di Palermo.…
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