“Scelta saggia per ripartire dopo i disastri”

intervista a Gianni Gennari, a cura di Giacomo Galeazzi

«Nulla sarà più come prima, il Papa è sceso in campo in prima persona», evidenzia il teologo Gianni Gennari, firma storica di Avvenire, il quotidiano della Cei.

Cosa cambia con il «giro di vite» di Benedetto XVI?

«In teoria cambia tutto, perché queste sono le nuove norme universalmente valide: procedure più veloci anche senza vero processo (che richiederebbe tempi lunghi) e possibilità per i casi limite, frequentissimi, di riferirsi direttamene al Papa per l’espulsione dal clero. La presenza di laici nei Tribunali (spero uomini e donne) potrà essere positiva, e il raddoppio della prescrizione è un vero segno di “tolleranza zero”. Si tratterà di vedere come poi queste norme saranno applicate, ma prima di tutto si dovrà predisporre la formazione umana e spirituale dei futuri preti nel campo di una sessualità matura e responsabile. L’illusione che pubblicato un documento tutto sia risolto nessuno può coltivarla: i “Dieci Comandamenti” hanno tremila anni. La pubblicazione di queste norme è un punto di ripartenza dopo tanti disastri: troppi».

È la fine degli insabbiamenti di Curia?

«Deve esserlo. Insabbiamento è delitto anch’esso, ma non va confuso con la prudenza necessaria che prima di tagliare un membro si accerta che sia davvero in cancrena. Se è dimostrato che un vescovo ha fatto finta di niente, senza pensare alle vittime, è un delinquente anche lui. Che la “purificazione” promossa dal “capo” arrivi davvero alle “membra” secondo l’antica formula, “Chiesa da riformare nel capo e nelle membra”, è speranza bimillenaria e oggi è compito che riguarda tutti, ma purtroppo nelle cose grandi (grazia e peccato) niente è automatico: la conversione continua.»

Il Papa commissaria i vescovi che non combattono la pedofilia?

«Da sempre la potestà del Pontefice è piena. Nessun commissariamento, per sé, nella sua riaffermazione, e nessuno potrà offendersi. Piuttosto sarà importante il collegamento costante tra conferenze episcopali e Santa Sede (Dottrina della Fede e Papa) in uno spirito che mette insieme “primato” e “collegialità episcopale”, e ambedue al servizio dell’unico Popolo di Dio, che è il centro dell’ecclesiologia del Vaticano II, e della Chiesa del Terzo Millennio».

Il New York Times protesta perché manca un obbligo esplicito di denuncia alle autorità civili…

«A me pare che invece sia stato detto chiaramente, e più volte, senza smentite, che una volta accertati fatti e responsabili c’è l’obbligo di denuncia, salvo il caso unico di violazione del segreto della Confessione sacramentale, ma che in pratica non si verifica mai. A certezza umana di crimine, obbligo umano di riparare, quindi anche di denuncia civile, condizione per ogni riparazione vera, e non illusoria. La pedopornografia adesso è reato, ma peccato lo è da sempre».

(Articolo tratto da “La Stampa” del 16 luglio 2010, p.13)

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