Relazione introduttiva all’ultima assemblea dei Comitati Dossetti per la Costituzione
di Raniero La Valle
Assemblea dei Comitati Dossetti per la Costituzione. Bologna 4 giugno ore 16 presso il Convento San Domenico. Introduzione ai lavori del presidente dei Comitati Dossetti Raniero La Valle.
1) Mi domando che cosa significhi questa Assemblea nel momento in cui essa prende inizio.
È un grande incontro di soggettività diverse. Anzitutto ci sono i Comitati di base, che stanno rinascendo ovunque, perché sentono che la battaglia decisiva si avvicina.
Ci sono poi i giuristi, che sono stati fin dall’inizio con Giuseppe Dossetti nell’impegno per la Costituzione e che vi parleranno anche questa sera. I giuristi, i costituzionalisti sono i protagonisti e le guide del patriottismo della Costituzione. Ci sono anche molti magistrati, alcuni, con buona pace di Berlusconi, non comunisti.
I giuristi ci sono perché sulla Costituzione non c’è e non ci può essere alcuna trahison des clercs: intellettuali e giuristi sono organici alla Costituzione: senza, non si può. Giuristi e popolo nella difesa della Costituzione sono una cosa sola. E noi pensiamo che i giuristi abbiano oggi un nuovo compito da assolvere, che è quello di invadere le scuole, dalle elementari all’Università, per consegnare la Costituzione e il suo spirito alle nuove generazioni.
E poi c’è la terza soggettività, quella dei partiti, qui presenti anche nelle loro massime espressioni di vertice, con cui vogliamo intessere, particolarmente oggi, un dialogo privilegiato. E ciò perché la politica e la legislazione sono il foro nel quale la Costituzione sta o cade, e perciò, senza i partiti, cade.
Questo dà al nostro incontro di oggi un carattere un po’ particolare, diverso da quello delle consuete manifestazioni politiche. Noi vogliamo chiedere oggi ai partiti come e che cosa intendano fare per difendere la Costituzione e per far progredire il costituzionalismo. Certo noi faremo delle domande e daremo dei suggerimenti, ma vogliamo capire, al di là delle tattiche, quale è il loro impegno di fondo; cioè vogliamo sapere se da questo dialogo di oggi potremo uscire più tranquilli, o ancora più preoccupati di prima. Perché non possiamo nascondere che non sempre siamo stati contenti del modo in cui i partiti hanno reagito agli attacchi alla Costituzione e allo snaturamento della nostra democrazia rappresentativa; anche nella battaglia referendaria del 2006 per molto tempo siamo stati lasciati soli, e questo non si deve ripetere, perché la prossima volta le cose saranno più difficili; e proprio per questo siamo qui, pensando ai prossimi tre anni.
Parafrasando un vecchio detto della politica, dirò che noi non vogliamo morire senza Costituzione. Per noi più anziani è facile dirlo, ed è probabile che ci riusciremo; ma per i giovani è più difficile esserne sicuri, e per riuscirci ci dovranno mettere l’impegno di tutta la vita.
Non è colpa nostra se i partiti qui presenti sono tutti partiti di opposizione, sia che siedano al Parlamento sia che ne siano stati scacciati. La ragione è molto semplice, ed è che oggi l’attacco alla Costituzione non viene da forze occulte ma, sia pure con sfumature diverse, viene dai partiti e dal blocco di potere insediati al governo: perciò è proprio da loro che dobbiamo difendere ciò che abbiamo di più caro.
È ovvio che data la presenza di posizioni e sfumature diverse, qualcuna più ragionevole, ameremmo parlare anche con qualcuno dell’attuale maggioranza; se non li abbiamo invitati è perché non vogliamo suscitare il sospetto di usare la Costituzione per dividere il campo avverso; e ciò perché per noi la Costituzione non è uno strumento per la lotta politica, ma ha ragione di fine.
2) Noi teniamo questa nostra Assemblea in un momento di grandissimo dolore e di una grave crisi internazionale.
In questo stesso momento è in corso una manifestazione nazionale a Roma. Noi piangiamo per i nostri amici pacifisti e filantropi uccisi da Israele nel Mediterraneo, e piangiamo per Israele perché si è messo, e non da ora, su una strada che ci sembra suicida. Con la sua azione militare Israele non ha difeso la sua sovranità sulle sue coste, perché le coste di Gaza non sono le coste di Israele. Se riconoscessimo nell’azione dei commando israeliani un esercizio della sovranità territoriale su Gaza, già ridotta a “piombo fuso”, dichiareremmo chiusa per sempre la via della pace e la partita dei due popoli in due Stati, con l’annessione ad Israele di tutta la Palestina e la morte del popolo palestinese.
Riguardo alla sicurezza sui mari, dobbiamo registrare che si è superata una soglia finora inimmaginabile: la pirateria navale non arriva più solo dal mare, ma anche dal cielo, con gli elicotteri. E se i pirati sono armati, è giusto che gli aggrediti siano arrendevoli ed inermi, come pretende Israele? Questo è un buon quesito per la Corte Penale Internazionale dell’Aja, che secondo i giuristi democratici dovrebbe essere investita della causa, essendo molte parti offese, tra cui l’Italia, parti del Patto di Roma istitutivo della Corte.
3) L’evocazione di questa crisi, così come l’evocazione di un’altra catastrofica crisi contemporanea, quella del petrolio che sgorga nel mare da un buco fatto dall’uomo come incontrollabile, ci porta nel cuore del nostro tema.
Che cosa dobbiamo difendere? Ci basta difendere la Costituzione italiana così com’è? Se noi facessimo solo questo saremmo sciovinisti, perché ci occuperemmo solo di noi, e oltretutto in modo inefficace perché la crisi internazionale mediterannea e la crisi ecologica travolgono anche noi. Per non parlare della speculazione finanziaria globale che decreta la morte di interi Paesi e minaccia anche il nostro.
La via per affrontare queste crisi non è solo quella di una difesa statica della Costituzione vigente, ma è la via del costituzionalismo interno e internazionale, che non è solo la difesa dell’esistente, ma è la promozione di un dover essere, di una giustizia che è ricavata non dai cieli delle idee, ma dal vissuto storico e dalle conquiste più alte dell’umana civiltà.
Sviluppare il costituzionalismo in Italia vuol dire incrementare la Costituzione non per dare più potere al potere, ma per accrescere la sfera dei diritti, delle garanzie, delle libertà e dei doveri di solidarietà sociale. In questo senso anche la cosiddetta bozza Violante ci pare inadeguata perché dà più potere a chi già ce l’ha e personalizza il potere del premier contro la collegialità del Parlamento e del corpo elettorale.
Sviluppare il costituzionalismo internazionale vuol dire ripartire dalle tre grandi scelte di San Francisco: il ripudio della guerra e della minaccia ed uso della forza; il riconoscimento dell’eguaglianza per natura di tutti gli esseri umani per una cittadinanza universale; le limitazioni delle sovranità e la deposizione di tutti i poteri assoluti in una comunità internazionale “originaria”, come sosteneva Dossetti all’assemblea costituente, formata da popoli e Stati tra loro interdipendenti.
È il costituzionalismo che critica la cattiva globalizzazione e che ora critica Israele; e questo vuol dire che non è solo una critica politica e giuridica, ma è una critica culturale e spirituale, perché il costituzionalismo è una cultura ed è un’antropologia in forma di diritto, è la persona e la comunità umana sussistenti di cui parlava Rosmini; come tale esso non solo condanna le politiche di dominio e di guerra, ma fa appello a una conversione profonda dei punti di vista a cui, se non le attuali classi dirigenti politiche, la coscienza dei popoli e la stessa fede ebraica di Israele potrebbero essere sensibili.
4) In Italia la deriva a cui si è abbandonata la crisi economica e la tardiva manovra che ne addossa il costo ai poveri e rimanda a mani piene i ricchi, ci dicono di che cosa parliamo quando parliamo della crisi costituzionale.
È perché la Costituzione non ha funzionato che questi guasti si sono prodotti; essi inevitabilmente si producono quando il governo non è controllato dal Parlamento, quando il circuito di rappresentanza si interrompe, quando i cittadini non possono più concorrere attraverso i partiti a determinare la politica nazionale, e quando il sistema politico bipolare forgiato sullo schema delle due Italie opposte e nemiche, alternativamente detentrici di tutto il potere, fa venire meno il concetto stesso di un bene comune che perciò non sarebbe affatto compito della politica e dello Stato realizzare. Allora ci sono anche i due milioni di disoccupati, il 9 per cento di disoccupazione e un giovane su tre senza lavoro.
5) È in questa situazione che ci rivolgiamo ai partiti avanzando concrete esigenze. Mi limito solo a due titoli: uno è quello della prudenza costituzionale, l’altro è quello del coraggio costituzionale.
Riguardo alla prudenza la domanda è:
a) se sia prudente avviare un processo di revisione costituzionale in una situazione già così compromessa come l’attuale e segnata dalla turbativa rappresentata dall’attuale presidente del Consiglio;
b) se sia prudente affrontare qualsiasi discorso di riforma senza prima cambiare la legge elettorale e ripristinare nel Parlamento una vera rappresentanza del Paese, che non può esistere senza un equo rapporto di proporzionalità tra rappresentanti e rappresentati;
c) se sia prudente procedere in regime di bipolarismo senza provvedere a una riforma dell’art. 138, con congruo elevamento del quorum, onde non mettere la Costituzione in mano a una sola coalizione o a un solo partito.
d) se sia prudente mettere in gioco la Costituzione mentre si fa il federalismo, quando la Costituzione per 60 anni ha garantito l’unità nazionale ed è presidio dell’eguaglianza.
Riguardo al coraggio la domanda è:
a) Se non si debba affermare con coraggio che in Italia non è in discussione la forma di Stato, e tanto meno il passaggio da una forma di Stato a un’altra, da una Repubblica, comunque numerata, a un’altra. La Repubblica, come diceva Dossetti, è sempre la prima, nata dal dolore, dalla resistenza e dal costituzionalismo postbellico. Non ci può essere Repubblica quando non si sappia se Mussolini era un dittatore o era un signore di cui alcuni dicono che fosse un dittatore. Era un dittatore, e la Repubblica o è antifascista o non è.
b) Se pertanto non si debba affermare con coraggio che la Costituzione non è materia disponibile al variare degli umori o delle maggioranze. Essa non si cambia in blocco e per parti comprendenti istituti diversi. Sono possibili solo modifiche puntuali e determinate, in modo che i referendum siano possibili su quesiti specifici e disgiunti, e non si trasformino da referendum sulle modifiche costituzionali a plebisciti su chi le propone. Il pasticcio di mettere insieme federalismo e presidenzialismo, monocameralismo e vincoli ai magistrati, per ottenere una cosa senza perdere l’altra, come si è fatto tentando di cambiare chiavi in mano l’intera seconda parte della Costituzione, non dovrà più avvenire.
c) Se non si debba affrontare con coraggio l’attuazione delle parti ancora incompiute e inattuate della Costituzione del 48: l’art. 11, i diritti di terza e quarta generazione, i conflitti di interessi, la libertà dei nuovi media, il ruolo dei sindacati e dei partiti, i vincoli di bilancio non solo per il pareggio ma per lo sviluppo, a favore delle spese sociali, sanitarie, scolastiche, le nuove ragioni di legittimità della proprietà pubblica.
Su queste cose e altre che diranno i nostri relatori, i Comitati Dossetti sono pronti ad offrire elaborazioni e partecipazione di base; la stessa cosa credo si possa dire di tutti i comitati e i gruppi che fanno capo al Coordinamento nazionale Salviamo la Costituzione, che i nostri Comitati hanno contribuito a fondare e che è ora un’associazione presieduta dal Presidente Scalfaro; e su tutto ciò vorremmo ora raccogliere la promessa e l’impegno dei partiti, che fin da ora ringraziamo per la loro presenza e per le loro risposte.
(Testo della relazione introduttiva del Presidente dei Comitati Dossetti per la Costituzione presentata all’ultima assemblea dei Comitati tenutasi a Bologna il 4 giugno 2010)