La monarchia bucaniera di re lanterna

di Franco Cordero

Corre il diciottesimo anno dell’incubo italiano. Il Joker s’affacciava da una nuvola turchina: promette vita comoda, allegra, sicura; manda all’Italia sommesse dichiarazioni d’amore; sorride enchanteur, artefatto dai capelli ai tacchi; spaventa teste deboli agitando fantasmi comunisti; ostenta pose pragmatiche; esibisce patenti cattoliche. Qualche precedente constava, il resto affiora dagli atti giudiziari. Lo pseudouomo nuovo s’era ingrassato nella vecchia politica, i cui rottami eredita: tessera P2 n. 1816; ombre mafiose segnano una carriera le cui matrici tiene ermeticamente nascoste; i soldi gli uscivano dalle orecchie; comprava favori ministeriali; monopolista pirata delle televisioni commerciali, vi pesca i voti che lo proiettano a Palazzo Chigi, col fine manifesto d’evitare rendiconti penali, e apre nuovi cicli d’affari. Non gli servono più costosi patroni: lo Stato diventa roba sua; traffica, blatera, governa, legifera in eversione permanente, furioso contro i relitti dell’antiquata civiltà giuridica. L’estero guarda allibito: vola l’epiteto “sinistro buffone”; nelle visite ufficiali spende gaffes, squallidi istrionismi, barzellette oscene. Non sale dall’inferno: lievitava nel tiepido brodo italiano, finché interviene la mutazione genetica; storie d’ordinario malaffare producono fenomeni monstre. Rischiava meno l’Italia vestita in nero fascista, esistendo ancora antidoti: adesso avversari molli cedono il passo; finti neutrali rendono servizi volontari; platee snervate guardano. Abbiamo dei fatti sotto gli occhi: moltiplica i miliardi pro seipso; dissesta l’ordinamento; politiche criminofile sviluppano una corruzione brulicante con epicentro governativo, variopinta e spudorata, multipla rispetto ai primi anni novanta. Griglie censorie fermano le cose da non dire. Ad esempio, Mussolinie Hitler sono nomi tabù, nonostante vistose affinità berlusconiane, quindi parliamone. Al dittatore 1922-43 somiglia in egomania e relativo culto, con profonde differenze: quel gran giornalista viene da una piccola borghesia rivoltosa, culturalmente infarinato; fa il diavolo rosso; salta sul carro reazionario guerrafondaio; parla e scrive bene; fornisce manganellatori ai padroni; diventa Dux; rifonda l’Impero sui colli fatali, in cartapesta; affossa l’Italia; abbattuto dal complotto monarchico, starebbe volentieri da parte e perdona il genero fellone, salvo lasciarlo in pasto agli squadristi sanguinari, non osando sfidare i risentimenti nazisti. Ha anche aspetti umani irreperibili nel mago del trash televisivo. Lo spettrale Adolf Hitler elaborava cabale geopolitiche. L’omologo italiano nasce bagalùn d’l lüster (imbonitore del lucido da scarpe), tale restando, ricco da scoppiare, ma lo stile gangsteristico è pari nelle rispettive sfere. Entrambi i casi configurano questioni cliniche: cospiratori legalitari, disgustati dal Führer, volevano deporlo sulla base d’una perizia psichiatrica; e Crocodilus ridens inscena patologie virulente. Dignitari, sgherri, cantori, cappellani, parassiti vari gli strisciano ai piedi: qualunque cosa comandi, la eseguono, fosse anche folleo scellerata; fuggiranno come topi al penultimo atto. Gli speakers recitano e mimano pateravegloria quotidianamente forniti dall’organo mediatico. La vita mentale Pdl finisce lì. I boiardi devono tutto al padrone: tolto lui, spariscono; ognuno odia gli altri, compatti però nella difesa d’una fortuna caduta dal cielo. Non scorre sangue perché mancano le occasioni, essendo cambiati i tempi da quando i signorotti adoperavano veleni e sicari. Se li sceglie su misura, con assoluto disprezzo dell’animale umano. Assiduo corruttore, sappiamo come reagisca al dissenso interno: i colonnelli compilano liste d’acquisibili; ed è in atto la campagna acquisti. Visti da lui, uomini e donne sono bestiame, meno gli ammessi alla Tavola Rotonda d’Arcore, finché vi siedano: solo gl’intimi, pochi rispetto al cenacolo d’Artù; erano consorti nelle origini oscure; uno ha appena subito in appello la condanna a sette anni, quale associato esterno al mondo mafioso. Segreti condivisi implicano stretta solidarietà. E veniamo al côté esoterico. Solerti gazzettieri gli accreditavano miracoli. Non ricordo se prima o dopo l’epifania forzaitaliota, A. B., conoscitore dei misteri, dimorava nella galera milanese per falso in bilancio e finanziamento illecito ai partiti. Lo salveranno due formule tipiche: il fatto non è più previsto dalla legge come reato (se l’è abrogata Dominus Berlusco ); e i delitti c’erano ma il tempo se li mangia. Ora, ogni domenica mattina Re Lanterna circumnaviga in automobile San Vittore con l’inseparabile Fedele Confalonieri: girano e rigirano, perché?; stabiliscono una comunione spirituale col recluso. Pratiche simili avevano corso nelle SS, sotto quel microcefalo d’Heinrich Himmler. Walter Schellenberg, pupillo del malefico Reinhard Heidrich, racconta d’avere visto dodici caporioni (numero mistico) seduti in cerchio, muti e assorti: nella sala attigua gl’inquirenti interrogano Werner von Fritsch, capo dell’esercito, falsamente accusato d’omosessualità; era un generale molesto, da liquidare;i dodecapensatori operano sul paziente attraversoi muri affinché confessi ( Memorie, Longanesi, 1960, 39). Il prigioniero d’allora torna alla ribalta, onorevole sottosegretario. Venerdì 18 giugno 2010 Sua Maestà se lo porta al Quirinale e quando escono, abbiamo un ministro in più: ministero inesistente, manca persino il nome, ne cambia dueo tre; i retroscena erompono cinque giorni dopo, appena l’innominato, scattando come Jack dalla scatola, oppone il «legittimo impedimento» ministeriale nella causa d’appropriazione indebita dov’è chiamato; seguono tali pandemoni da costringerlo a dimettersi. In fotografia appare mite, malinconico, stupito dell’umana cattiveria: così gl’ingrati perseguitano chi vuol servire lo Stato; viene agli affari avventurosi da Mater Ecclesia (vestiva l’abito talare). Il capocomico della farsa raccoglie lodi: sa emendarsi; ha scelto la via giusta rimuovendo l’impresentabile; coltivi il savio metodo; meglio rinviare la resa dei conti con l’antagonista interno (P. Battista, Corriere della Sera, 6 luglio). L’ipotesi peggiore non è la più improbabile: che presto rivinca ubriacando l’elettorato; e nascerebbe una monarchia bucaniera. Va detto, finché siamo in tempo.

(Articolo tratto da “La Repubblica” del 15 luglio 2010, p.26)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *