La memoria offesa
di Vincenzo Cerami
Nulla di malefico si muove in Sicilia senza che la mafia ci metta lo zampino. Ci chiediamo se il vile atto vandalico consumato ieri a Palermo – dove sono state oltraggiate le statue di Falcone e di Borsellino, proprio alla vigilia della fiaccolata in ricordo dei due eroici magistrati, a 18 anni dalla strage di via D’Amelio – non sia un minaccioso segnale in codice rivolto al mondo della politica. Nulla infatti succede per caso quando in ballo c’è Cosa Nostra. Ma se a compiere il disgustoso e violento gesto simbolico non è stata la Cupola ma un manipolo di picciotti, di piccoli spalleggiatori della mafia, di gente allo sbando morale, o, peggio, di cittadini esacerbati e resi cinici dalla disperazione, ciò che ieri è successo ci preoccupa ancora di più. Ci rifiutiamo di credere che in Sicilia stia prendendo spazio la cultura dell’illegalità come arma contro uno Stato che funziona meno della mafia nel controllo dell’economia territoriale. L’abbattimento delle statue di Falcone e di Borsellino è un gesto abnorme nella sua degradazione morale, civile e anche religiosa, se pensiamo che si tratta di due esseri umani che hanno sacrificato la loro vita per affermare gli alti valori della Giustizia. È spaventosamente penoso, e terribile, vedere come alcuni cittadini, accecati dall’ignoranza e dalla bruta violenza, stiano lì, immeschiniti, stesi come zerbini ai piedi di chi li fa vivere nella povertà e nella miseria. Il loro sogno è di essere usati come servi: un servo del padrone è padrone dei servi. «Se sopravvivo grazie alla mafia, viva la mafia e abbasso tutti quelli che la combattono!»
La politica e la mafia qui si combattono, lì si accordano, più in là patteggiano voti, ora trattano, ora si sfidano, poi si minacciano… finché questo morboso e ambiguo dialogo andrà avanti, dove i criminali ammazzano ogni tanto un magistrato e lo Stato rinchiude ogni tanto nelle patrie galere qualche boss in disgrazia, non si uscirà mai dalla trappola delle organizzazioni criminali. Questo lo sappiamo da tempo e nel tempo ci siamo rassegnati a convivere con la nostra storica anomalia nazionale. Ma il gesto di ieri, provocatorio, perfino altèro, insultante, dissacratorio, compiuto nel totale disprezzo di Falcone e di Borsellino, fotografa il decadimento e lo scoraggiamento di una cultura una volta orgogliosa del suo grande passato di civiltà. Per fortuna contro la fatalità di un destino che spinge il Sud sempre più lontano dal futuro, fanno sentire la loro voce libera ed “eroica” moltissimi meridionali che continuano ad amare la loro bellissima terra malgrado tutto, malgrado le mafie distruttrici. Domani, alle 20,30, una fiaccolata partirà da via Vittorio Veneto per fermarsi a via D’Amelio, dove sarà proiettato il film “Paolo Borsellino, una vita da eroe”, in barba a chi non vuole che il bene illumini le coscienze.
( articolo tratto da “Il messaggero” del 18 luglio 2010, p.1 )