L’ ombra della P2

di Giovanni Bianco

Al Cavaliere non basta vincere, vuole stravincere. Sconfitti gli avversari alle elezioni politiche dello scorso aprile, oggi governa con smania populistica e decisioni errate, con dichiarazioni ad effetto che mirano a colpire letalmente i partiti del centro-sinistra.

Ora tocca alla Costituzione (c’era da aspettarselo): “cambierò la Costituzione da solo”: la perentoria affermazione è inequivocabile. Si tratta di un’aspirazione chiaramente autoritaria.
In tal guisa la Costituzione non è più intesa come la Legge fondamentale dello Stato, che esprime, anzitutto, i valori fondanti della democrazia pluralista sorta dalla resistenza, ma quale un mero strumento modificabile dalla maggioranza per meglio conseguire il rafforzamento dell’esecutivo ed un significativo accentramento del potere politico.

Il pericolo per la democrazia è piuttosto serio e condivido la sostanza dell’ articolo scritto per “La Repubblica” due giorni addietro da Ezio Mauro: l’obiettivo è il “potere unico”, anche attraverso un molto forte ridimensionamento dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura e del suo “potere di controllo della legalità”, riconosciutogli dalla Costituzione.
Insomma, detta in termini più espliciti e realisticamente pessimisti, riformare la Costituzione per ridimensionare il peso dei due principi cardine dello Stato di diritto, la divisione dei poteri e la legalità.

Quest’intento, insieme all’insofferenza verso l’opposizione ( “con i marxisti non si dialoga”), fa tornare in mente passi del noto “Piano di rinascita democratica”, il vademecum della P2 di Licio Gelli.
Proprio al punto 4 della “Premessa” di quest’ultimo testo si legge, infatti, che “i programmi a medio e lungo termine prevedono ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali”.

Non è, dunque, casuale che Gelli sia tornato alla ribalta e si attribuisca la paternità dell’opera, affermi cioè che il Cavaliere è persona affidabile (“senza Berlusconi l’Italia sarebbe nel caos”), un leader vero che attua il programma piduista.
Dinanzi a tanti elogi c’è da registrare il silenzio assoluto del capo del governo, che lo stesso Venerabile ha menzionato pure in una recente intervista, in cui ha ricordato la cerimonia di “spada” con cui nel gennaio del 1978 fu “affiliato” alla P2.

Mi tornano in mente le osservazioni critiche che scrisse nel 1995 un importante alleato del Cavaliere, Bossi, in “Tutta la verità” (p.31-32): “Berlusconi è la materializzazione di un sogno antico, accarezzato da quel tale Licio Gelli…Andate a rileggervi il Piano di rinascita…Forza Italia è un partito tutt’altro che nuovo, è la riedizione – con lo stile e i mezzi degli anni Novanta – delle “premonizioni gelliane”. Al pari della loggia P2, il partito berlusconiano è un’invenzione di uomini di potere, una creatura costruita in laboratorio e messa in circolo attraverso il monopolio televisivo privato. La P2 era nata per tutelare grandi interessi affaristico-massonici attraverso il diretto controllo del potere politico e dei corpi dello Stato…”.

La Costituzione è, dunque, “una palla al piede”, un pesante ostacolo da rimuovere per un disegno così conservatore ( con venature reazionarie) e nemico della democrazia, che, come di recente ha ricordato Tina Anselmi, con la consueta passione civile, non fu sconfitto definitivamente per mancanza di volontà politica.

Insofferenza verso la dialettica democratica di natura, ovviamente, “infida”, perchè si afferma che le riforme (rectius “le controriforme”) si realizzano per difendere la libertà dai comunisti e dalla magistratura politicizzata.
Trattasi di uno stile pienamente conforme al citato “Piano” gelliano: nella “Premessa” di esso si legge, infatti, che “l’aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema”; mentre, successivamente, in altre parti dello stesso testo, si indicano, invece, un insieme di “riforme” alteratrici del pluralismo democratico, le quali sarebbero state pilotate da una “cabina di regia”, che avrebbe dovuto infiltrarsi in tutte le istituzioni statali: al punto 3 degli “obiettivi” del “Piano” in considerazione si legge, infatti, che “primario obiettivo e indispensabile presupposto dell’operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l’eterogeneità)”.

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