Il Segreto dell’ Anti-Stato

di Carlo Galli

Nonostante i tentativi di minimizzazione del premier – che parla con scarsa eleganza di «4 pensionati sfigati» (tra cui evidentemente anche il coordinatore del suo partito Verdini) – la vicenda della cosiddetta P3 ha risonanze gravi, tutt’ altro che cabarettistiche. L’ ideologia della destra che governa l’ Italia consiste – lo viene del resto ripetendo da più di tre lustri – nella contrapposizione del Privato al Pubblico, della libertà individuale all’ invadenza dello Stato. Atal fine è spesso evocato il comunismo – come esempio del potere totale che lo Stato (e gli statalisti, cioè la sinistra) tende fatalmente a esercitare sui singoli – ; e a questo male reale, ma appartenente al passato,è contrapposto un liberalismo immaginario, fatto di assenza di regole, che non assomiglia a nulla che si conosca in alcun Paese civilizzato, e che a un esame appena un po’ attento si rivela sinonimo di licenza e di impunità. Il risultato – ovvero la società italiana di oggi – non è solo il caos, la sopraffazione, la legge del più forte; ma è anche il ritorno in grande stile del Segreto. Una categoria politica contro la quale si è battuto il pensiero politico moderno che all’ imperativo di Antico Regime ” nihil de principe” – non si deve parlare di politica – ha contrapposto, con Kant, il motto ” sapere aude “, che incita il cittadino ad avere il coraggio di esercitare la propria conoscenza razionale, e a generare così, insieme agli altri, una coesistenza civile improntata alla pubblica razionalità. Per la politica moderna la pubblicità, la trasparenza tanto del singolo quanto del potere, è la norma, mentre il segreto è l’ eccezione, a stento tollerata in casi speciali, e riferita di solito allo Stato (i Servizi segreti, il segreto di Stato) quando si trova a decidere sopra, fuori o contro la Legge. La catastrofe politico-giudiziaria della cosiddetta P3 – un orribile miscuglio di affari, trame e ricatti incrociati, che non si sa dove e come finirà, e che coinvolge figure di primo piano del partito di maggioranza relativa – dimostra invece che il Segreto è in realtà pienamente associabile anche al Privato. Già la privacy come la intende Berlusconi nel “suo” disegno di legge sulle intercettazioni è in sostanza la trasformazione del cittadino in una monade chiusa in sé, tendenzialmente opaca rispetto alla legge e alla critica della pubblica opinione. Ma nel caso della P3 il ritorno del Segreto come categoria chiave della politica è ancora più clamoroso: qui infatti appare chiaro che il Privato, quando è preventivamente sottratto alla Legge e in generale alla relazione razionale con la sfera pubblica, genera il Segreto tanto quanto lo Stato privo di Legge. Insomma, il rifiuto “privatistico” della trasparenza della Legge, se è reso sistema, dà vita al Segreto non di Stato ma dell’ AntiStato: la destra si ammoderna, e affida la sua lotta contro la politica della ragione non più solo alla durezza arcaica della decisione ma anche al metodico inquinamento privato della vita civile. Cosche e cricche, nel loro odierno prosperare e nel loro frantumare la dimensione pubblica in una miriade di grumi di interessi opachi, sono un Segreto non casuale né eccezionale: sono la prassi normale e consolidata in cui sfocia l’ avversione per il Pubblico, per la vita in comune rischiarata dall’ esercizio della Legge e della critica razionale; quando il Privato sconfigge il Pubblico e si fa Segreto il vincolo universale della Legge scompare nel vincolo particolare dell’ omertà. Come non è casuale che da parte governativa non si reagisca, finora, con le commissioni d’ inchiesta e con le Leggi anti-associazioni segrete (come la Prima Repubblica – pur debole e non certo immune dalla corruzione, eppure vincolata a una cultura politica meno analfabeta della Seconda – rispose alla P2) ma con aperti attestati di solidarietà e con la solita invocazione del garantismo antigiustizialista e la solita deprecazione del “clima giacobino”. Cioè ancora una volta con l’ ideologia del Privato e della sua supremazia. Tutto ciò sta avvenendo perché questa destra antipolitica – nel senso originario del termine, cioè di “nemica della buona politica” – non vuole (o meglio, non può) capire che la politica moderna è Pubblico, cioè Legge (almeno nei casi normali), appunto perché il Privato possa esistere in libertà e sicurezza, e non subire la violenza dello Stato né la prepotenza di altri privati intriganti nell’ ombra. Perché preferisce vivere e prosperare – e oggi in realtà decomporsie declinare- vendendo agli italiani la menzogna del Privato buono e del Pubblico cattivo: una menzogna nella quale ha finito per credere essa stessa, divenendone vittima, insieme a tutto il Paese. Come ormai è da tempo evidente, la via d’ uscita per questa Italia sminuzzata in mille consorterie sta nella riscoperta della politica e del suo primato. Una riscoperta che passa attraverso il rifiuto, prima di tutto morale, della cattiva politica del Segreto, e la rivendicazione della dignità della politica: che è la dignità – oggi offesa e calpestata – di tutti gli onesti.

(Articolo tratto da “la Repubblica” del 14 luglio 2010, pagg.1-28)

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