I vescovi contro Berlusconi

Berlusconi-Jokerdi Marco Ansaldo

«La questione morale non è una invenzione mediatica. Ci sono comportamenti licenziosi che ammorbano l´aria. Serve purificare l´aria». Duro monito del presidente della Cei, Bagnasco, contro Silvio Berlusconi. A Napoli si va verso l´incriminazione del presidente del Consiglio per l´inchiesta sulle escort. Avrebbe fatto mentire Gianpaolo Tarantini ai magistrati. La competenza dell´inchiesta va a Bari: lo ha deciso il Tribunale del Riesame.
«C´è da purificare l´aria, perché le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate». La Chiesa esce dal silenzio, e scuotendosi dal torpore in cui appariva confinata lancia un potente affondo sulla classe politica. «L´Italia è un Paese disamorato», rileva con allarme. Dove circola «un senso di insicurezza che si va cristallizzando». E nel quale «i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie ammorbano l´aria e appesantiscono il cammino comune». Una stoccata inequivocabile, pur senza nominarlo personalmente, al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Il Vaticano ha parlato per bocca del cardinale presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, nella prolusione tenuta in apertura dei lavori del Consiglio permanente. Un monito duro inserito in un discorso ampio, lungo 15 cartelle, che ha spaziato dalla questione morale («esiste e non è un´invenzione mediatica»), al possibile coinvolgimento dei cattolici in politica («rendere politicamente più operante la propria fede»), dalla crisi finanziaria alla bioetica, dalle difficoltà dei giovani alle preoccupazioni per l´Europa.
Un discorso che Bagnasco ha scritto interamente di suo pugno, pur ascoltando voci diverse, e aggiustato fino a poche ore prima di esporlo.
Dura la presa di posizione verso le più recenti rivelazioni riguardanti il capo del governo italiano. «Mortifica soprattutto – ha letto Bagnasco ai vescovi riuniti – dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui». E ha continuato: «Si rincorrono racconti che, se comprovati, rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni».
Forte la difesa della Chiesa dalle critiche: «Da più parti, nelle ultime settimane – ha rammentato Bagnasco – si sono elevate voci che invocavano nostri pronunciamenti». E ha risposto ricordando il passo di un articolo del presidente emerito della Corte Costituzionale, Franco Casavola: «L´unica voce che denuncia i guasti della società della politica è quella della Chiesa cattolica».
L´Italia, nel giudizio del cardinale presidente, è pervasa da «un attonito sbigottimento a livello culturale e morale». Inevitabile così la critica al mondo politico: «Colpisce la riluttanza a riconoscere l´esatta serietà della situazione al di là di strumentalizzazioni e partigianerie, amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede, dando l´impressione che il regolamento dei conti personali sia prevalente. Rattrista il deterioramento del costume e del linguaggio pubblico». La classe dirigente, piuttosto, «combatta la corruzione».
«La collettività – afferma il numero uno della Cei – guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l´immagine del Paese all´esterno ne viene pericolosamente fiaccata. Ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili. La storia ne darà atto». Perché l´Italia, ha spiegato infine, «ha una missione da compiere». Ma «non deve autodenigrarsi!».

(“La Repubblica” 27.09.11)

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