Non c’è normalità in questa quotidianità
di Chiara Cruciati
L’infrastruttura dell’occupazione militare uccide il tempo e stravolge lo spazio. Ramallah dista da Betlemme appena venti minuti. Ma da Gerusalemme non si può passare. In mezzo, da oltre venti anni, c’è un muro di cemento alto otto metri. E allora bisogna attraversare la “valle del fuoco”
Hanno otto e sei anni, sono due fratellini palestinesi. Vivono alla periferia di Gerusalemme est, nel pezzo di città che confina con Betlemme. È qui che vanno a scuola. Ogni mattina la madre li accompagnava con la sua automobile fino al cancello dell’istituto, un bacio sulla guancia, ci vediamo alle 14. Dal 7 ottobre non può più farlo: la chiusura imposta dall’esercito israeliano lungo le strade della Cisgiordania significa l’isolamento delle comunità palestinesi dei Territori occupati. Nella pratica: blocchi di cemento, montagne di sabbia, cancelli e barriere di ferro sulle strade che si immettono sulle vie a scorrimento veloce.
I due fratellini scendono dall’auto della mamma davanti a uno di questi grandi cancelli gialli, sorvegliati a poca distanza dai soldati israeliani.…
Leggi tutto