Addio a Francesco, il Papa che ha smosso le mura della Chiesa

di Luca Kocci

L’annuncio è arrivato ieri poco prima delle 10 da parte del cardinale camerlengo Farrell: «Alle ore 7.35 di questa mattina il vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio e amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati». In serata la comunicazione ufficiale delle cause della morte: ictus celebrale e collasso cardiocircolatorio irreversibile.

UNA NOTIZIA INATTESA, nonostante tutto. Bergoglio negli ultimi mesi è stato molto male – 38 giorni di ricovero al policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale -, ha avuto due momenti di grave crisi che avrebbero potuto essere fatali. Poi si è ripreso, il 23 marzo è rientrato in Vaticano, in queste quattro settimane ha incontrato persone, giovedì scorso è uscito per qualche ora per un breve saluto ai detenuti di Regina Coeli.…

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La testimone. “Come un padre nella vita della Chiesa e nella mia”

di Stefania Falasca

Le parole sono diventate tutte inutili quando da Casa Santa Marta, ieri mattina, lunedì di Pasqua, ci hanno annunciato la morte di papa Francesco. È venuto a mancare il padre e siamo diventati orfani nel giorno più importante, centrale della storia della salvezza, il giorno che celebra la «tomba vuota», l’apice del mistero pasquale, il segno del riscatto, della risurrezione.

“Potreste avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il Vangelo” (1 Cor 4,15): è proprio infatti parlando di questa paternità di ordine soprannaturale che san Paolo poteva dire ai Corinti di essere loro padre, e così è per chi chiamiamo “Papa”, che significa “padre”. Un padre che viene a mancare in questo giorno centrale della historia salutis significa molto nell’economia della storia di grazia, non solo per la Chiesa. E al tempo stesso, di colpo, ci porta con altezza lacerante a guardare quali effettivamente siano le esigenze più profonde di questa travagliata cristianità.…

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Italiani d’America

di Enrico Paventi

Pur avendo costituito uno dei fenomeni più rilevanti della nostra storia postunitaria, si tende spesso a trascurare o, ancora peggio, a dimenticare quanto la vicenda dell’emigrazione italiana verso gli Stati Uniti abbia contribuito a plasmare sia l’esistenza di intere generazioni sia l’effettiva realtà di due nazioni. E quanto abbia inciso sulla società, sulla demografia, sulla cultura e sull’economia del nostro Paese, dal momento che, nel corso di poco più di un secolo, dal 1876 al 1988, hanno lasciato l’Italia quasi 27 milioni di persone e vi hanno fatto ritorno tra gli 11 e i 13 milioni, tanto da indurre alcuni studiosi a parlare in proposito di una vera e propria «diaspora».

Avagliano e Palmieri analizzano il fenomeno, la cui ampiezza è stata in qualche periodo davvero notevole, concentrando la propria attenzione sul lasso temporale che va dal 1870 al 1940. Mettono così in rilievo come le partenze dalla Penisola abbiano assunto connotati di massa tra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e il Primo conflitto mondiale, quando a emigrare furono quasi 8 milioni di individui, per riprendere in misura minore nel dopoguerra.…

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Fermiamo il riarmo

di Giulio Marcon

Parte la mobilitazione delle reti pacifiste con la campagna “Ferma il riarmo”. Non si può aspettare oltre: l’azione per la pace e contro il riarmo è oggi più che mai impellente. L’Europa o è di pace o non è: non serve una nuova fortezza militare, una nuova alleanza armata fino ai denti, ma una sicurezza […]

L’escalation del riarmo, spinto dalle guerre e dall’assenza di politiche di pace, sta portando molti paesi, e tra questi quelli europei, su una strada pericolosa e piena di incertezze sul nostro futuro. Il riarmo non può che alimentare il rischio di nuove guerre e mette a repentaglio le risorse per quello di cui ci sarebbe bisogno: il lavoro, la transizione ecologica, il welfare, la sanità e l’istruzione.

Il piano Draghi di qualche mese fa (ossia: la spesa per la difesa come uno dei tre asset per rilanciare la competitività europea) ha anticipato l’annuncio della Ursula von der Leyen della mobilitazione “fino a 800 miliardi di euro” in quattro anni per riarmare l’Europa (ReArm Europe).…

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Per il ras americano Europa e Ucraina sono solo comparse

di Alberto Negri

Scene di caccia e di guerra alla Casa bianca. Davanti a Trump, Zelensky ha cercato disperatamente di difendere le sue ragioni e quelle dell’Ucraina. Ma si è accorto troppo tardi che il famoso accordo sulle terre rare era una trappola per attirarlo a Washington e far rotolare la sua testa sul tavolo del negoziato tra gli Stati uniti e la Russia di Putin.

Trump ha rovesciato completamente la narrazione – la Russia non è più l’aggressore – e ha spazzato via i principi del diritto internazionale e di qualsiasi etica che l’Europa proprio in Ucraina ha voluto difendere.

Vale solo il diritto del più forte, la violenza, esattamente come accade tra gli israeliani e i palestinesi, cosa sui cui gli europei dovrebbero riflettere: se sulle leggi internazionali e i principi cedi da una parte prima o poi sarai costretto a cedere anche da un’altra.

Trump ha incalzato Zelensky con argomenti falsi – sapendo benissimo che lo sono – e alla fine, sparando bordate come in una caccia al cinghiale, lo ha costretto alla fuga.…

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Vi parlo al cuore

di Valentina Cuccia

Mons. Luis Marín de San Martín, curatore di questo libro, ha il merito di aver ricostruito il percorso umano e spirituale di Giovanni XXIII attraverso le sue lettere, gli appunti e i documenti, permettendo così al lettore di conoscere profondamente la vita e la santità di questo papa canonizzato nel 2014. L’opera infatti aiuta a scoprirlo nei suoi pensieri, nella sua storia, nella sua umiltà e anche nella sua disponibilità a divenire strumento dello Spirito Santo.

Dalla biografia si nota come papa Roncalli sia rimasto molto legato al paese natio di Sotto il Monte, dove era vissuto assieme alla sua famiglia, assimilandone i valori e gli insegnamenti religiosi. La Provvidenza poi, come egli stesso ha scritto, gli fece percorrere le vie del mondo, come nunzio apostolico, in Oriente e in Occidente, incontrando gente diversa per religione e ideologia e conservando sempre un equilibrio tra l’apprezzamento dei loro valori e la fermezza dei propri princìpi cattolici.

Le sue parole e la sua testimonianza di vita sono uno stimolo a seguire meglio le orme di Gesù.…

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Sette sere

di Tommaso Scarano

Jorge Luis Borges ha affrontato con sempre minor timore – all’inizio faceva leggere i suoi discorsi a un fine dicitore – la folla di ascoltatori che attendevano i suoi interventi: nel 1977 venne invitato a tenere delle conferenze, che vengono riproposte ora nel libro intitolato Sette sere, curato da Tommaso Scarano, che si è servito anche delle registrazioni originali per offrire una traduzione più fedele possibile alle parole originarie.

Borges affronta temi che torneranno spesso nella sua scrittura: Dante, con la sua straordinaria visione dell’Altrove e degli abissi umani, e poi il sogno e il labirinto; continua con una delle origini del racconto, ossia la lenta costruzione di Le Mille e una notte, che ha molto da dire al nostro Occidente; parla poi del buddismo nell’immaginario collettivo e nella letteratura; affronta il tema a lui caro della poesia, soprattutto nel suo legame con l’Eterno, per arrivare alla concezione del divino nella Cabbala; e tratta infine un argomento che egli ha tentato di tenere distante dal sé narrante, perché legato alla sua sventura personale: la cecità.…

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La forza delle donne nell’opporsi al male della Shoah

di Roberto Righetto

Sono le “Antigoni del Vangelo”, quelle capaci di opporsi a violenze, discriminazioni e dittature. Come Sophie Scholl, che nella Germania di Hitler fondò la Rosa Bianca contro il nazismo

E venne l’ora delle “Antigoni del Vangelo”: donne che nel corso del ‘900 e in questo secolo sono state capaci di esprimere una forza d’animo e una resistenza morale in grado di opporsi a violenze, discriminazioni e dittature. Non tutte solo grazie alla loro fede cristiana. Alcune certamente sì: da Sophie Scholl, che con il fratello Hans creò il movimento Rosa Bianca nella Germania nazista pagando con la vita la sua opposizione, a Dorothy Stang, che ha combattuto contro l’oppressione dei più poveri in Brasile, è stata assassinata nel 2005 e celebrata da papa Francesco nel Sinodo sull’Amazzonia. Altre hanno lottato in nome dei diritti umani, della libertà e della giustizia, come Milena Jesenska, Margarete Buber-Neumann, Nadejda Mandelstam, Stefania Shabatura e la giustamente celebrata Etty Hillesum. Ma tutte a buon diritto fanno parte del volume Les Antigones de l’Evangile di Denis Lensel, pubblicato oltralpe dalle edizioni Artège con la prefazione di Anne-Marie Pelletier.…

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Disordine mondiale

di Enrico PaventiDisordine mondiale. Perché viviamo in un'epoca di crescente caos , Manlio Graziano

Alla luce del moltiplicarsi dei conflitti e delle aree di crisi, la realtà globale tende a rivelarsi sempre più caotica e incontrollabile. Negli ultimi anni è andato costantemente crescendo il numero dei contesti caratterizzati dall’esistenza di tensioni, più o meno aspre, dalle quali hanno avuto talora origine scontri armati, nonché vere e proprie guerre: una situazione che, sul piano planetario, appare resa in maniera efficace dall’utilizzo del termine «disordine» e vede nell’instabilità il suo principale connotato, mentre in numerose regioni della Terra si accendono nuovi focolai e si riacutizzano conflitti rimasti irrisolti.

È possibile, considerato ciò che sta accadendo giorno dopo giorno sui diversi scacchieri internazionali, dare vita a un «nuovo ordine mondiale» che porti benessere e stabilità? Oppure si tratta solo di una pia illusione con la quale si tenta di placare il senso di angoscia provocato dal pericolo dello scoppio di una Terza guerra mondiale?

Manlio Graziano, studioso di geopolitica e docente universitario, risponde a questo cruciale interrogativo analizzando alcuni confronti fra la stretta attualità e qualche momento fondamentale della storia moderna.…

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Per giudicare l’oggi, profondità e apparenza.

di Pasquale Vitagliano

La superficialità di cui scrive Marco Gatto nel suo ultimo saggio, L’egemonia della superficie. Per una critica del postmoderno avanzato (Castelvecchi editore), non è certo quella elogiata da Leonardo Sciascia, che superficiale non fu affatto, quando affermava che a forza di andare in profondità, non si vede più niente. Per comprendere plasticamente di che si tratta potrebbe essere utile vedere The substance, il film di Coralie Fargeat. La rigenerazione cellulare della protagonista, per rincorrere una felicità legata unicamente all’apparire, allude alla pervasività del capitalismo avanzato, che si autoassolve trasformando ciascuno di noi in carnefice di sé stesso.

LA PROFONDITÀ del saggio di Gatto è, dunque, disvelatrice. Riusciamo a comprendere l’arcano di questa alienazione per sdoppiamento. Ecco per quale motivo, a parere dell’autore, il nesso «superficie/profondità» è assai produttivo, se letto con finezza dialettica. Il dominio dell’astrazione capitalistica, fondato sullo svuotamento del concreto e sulla seduzione epidermica delle apparenze e delle forme simboliche, ha innescato un processo di esteriorizzazione che, invece di aprire (come promette di fare), chiude e stritola la realtà sociale in una bolla effimera di senso.…

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