Dall’idillio senza presa alla metamorfosi
di Augusto Illuminati
Tutto cambia con la marea sessantottina, che naturalmente si interseca, a livello di attivisti, con i quadri operaisti emergenti, con i filo-cinesi fautori della Rivoluzione Culturale, con la diaspora dei trotskisti entristi di Roma e Milano che, cacciati o meno, passano dal Pci al movimentismo. Soprattutto cambia la base di riferimento, che non sono più gli iscritti al Pci e al sindacato ma nuovi strati studenteschi e di operai-massa. A questo punto il nucleo più radicale della corrente ingraiana, che aveva pubblicato il manifesto mensile fuori dalla stampa Pci e come interfaccia con i movimenti, diventa insopportabile e viene radiato nel 1969.
Il Pci, a differenza dei cugini francesi, continua a confrontarsi con i movimenti, ma richiudendosi nella sua identità di partito centralizzato e in una strategia riformista. In realtà il difficile rapporto con i movimenti, che cominciano a loro volta a darsi forma di gruppi strutturati, segna un duplice collasso storico per la forma-partito: il Pci la perde progressivamente (fino all’inconsistenza attuale), i gruppi non riescono a raggiungerla e cercano di elaborare un’alternativa che però fallisce, arenandosi in esperienze perdenti sia di tipo elettorale che di lotta armata.…
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