L’offesa alla coscienza cattolica della legge sui migranti. I sindaci guidino la disobbedienza fino in fondo

di Vittorio Bellavite*

Quelli che vogliono i crocifissi nelle scuole e in tutti gli edifici pubblici, quelli che esibiscono il rosario ed il Vangelo nei comizi, sono gli stessi che brontolano contro papa Francesco perché parla di accoglienza nei confronti dei migranti, sono gli stessi che hanno dato uno schiaffo alla civiltà ed uno strappo alla nostra Costituzione con la legge “Sicurezza ed Immigrazione”.
Ma sta prendendo piede l’ipotesi della disobbedienza civile e dell’obiezione di coscienza di fronte agli effetti perversi della legge entrata in vigore come messaggio di “fraternità” alla vigilia di Natale. Tanti sindaci, consapevoli delle loro responsabilità, sono protagonisti di iniziative in questa direzione.
La strategia di alimentare e di creare paura verso i migranti e verso il “diverso” inizia a mostrare i suoi limiti. Molte realtà di base del mondo cattolico si stanno impegnando a favore di chi sarà penalizzato dalle nuove norme. E tutte le strutture della Chiesa, nessuna esclusa, a partire dai vescovi e dai preti, in nome dell’universalismo cristiano, devono mobilitarsi, il silenzio non è tollerabile. Il quotidiano cattolico ha iniziato a farlo.
La destra “cattolica” che parla sempre con passione di “valori non negoziabili” a difesa della vita (ma gli “altri” sarebbero a favore della morte?) dica se sia negoziabile o sopportabile l’offesa che questa legge fa al bene comune e al precetto evangelico di accogliere lo “straniero”. Facciamo questa domanda da quando abbiamo saputo che il ministro Salvini è stato invitato ed accolto con “entusiastico consenso” all’assemblea nazionale del Forum delle Associazioni Familiari tenutasi a Roma il 24 novembre scorso. Le centinaia di piccole e grandi associazioni che aderiscono al Forum, i loro aderenti e i preti che le animano sono tutti d’accordo?

*Coordinatore di “Noi siamo Chiesa”. Testo del comunicato stampa del 5 gennaio 2019

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