Effetti collaterali o strumenti, poco cambia
di Renato Sacco
Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1991 iniziavano i bombardamenti su Baghdad, la Prima guerra del Golfo: ‘Desert Storm’. Sembra preistoria, 23 anni fa! I giovani non erano ancora nati e i più grandi rischiano di dimenticare.
Giovanni Paolo II parlava di “Guerra avventura senza ritorno”.
E chi se lo ricorda? Chi parla ancora dell’Iraq?
Ormai non fa più notizia, eppure era stata ‘LA’ notizia per tanto tempo, quando anche l’Italia aveva partecipato alla guerra. Dirette Tv, inviati, giornalisti. Poi, da un po’ di tempo il silenzio assoluto.
Non fanno notizia i circa mille morti uccisi al mese nell’ultima parte del 2013, né quanto sta succedendo in questi giorni. Non per niente fu inventata una definizione originale per parlare dei morti: ‘effetti collaterali’. Suona meglio alle nostre orecchie. E non solo non si parla dell’Iraq, ma non si parla di quasi nessuna guerra: Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Palestina. E Siria e Afghanistan? Poco di più.
La RAI, a cui paghiamo il canone in questi giorni, su molti conflitti è colpevolmente muta! Di alcune tragedie in corso non ha detto una parola!
E così, nell’anniversario della Guerra del Golfo, mentre sono in corso altre guerre dimenticate, il consiglio Regionale della Lombardia approva il 7 gennaio una mozione per uno snellimento burocratico dell’esportazione di armi. Tanto anche se uccidono, sono effetti collaterali, mica persone vere che muoiono.
E sempre nella città del Pirellone il 13 gennaio Il Corriere della Sera pubblica un inquietante articolo di Angelo Panebianco in cui, parlando degli immigrati, si invoca ‘Una politica realistica, fondata sulla convenienza…’.
Non credo di esagerare definendo questo testo di dotta e velata ispirazione razzista, dove l’immigrato non è considerato persona ma solo forza lavoro, funzionale ai nostri bisogni.
Nell’antica Roma, lo saprà il sig. Panebianco, si sosteneva che ‘gli schiavi sono strumenti di lavoro parlanti’.
Quindi, non persone, un po’ come gli effetti collaterali delle guerre.
Se ci aggiungiamo anche il livore della Lega e del suo giornale contro la ministra Kyenge, dobbiamo prendere atto che il 2014 inizia in un clima di razzismo sempre più crescente, forse con la complicità dell’indifferenza di chi razzista non è.
E dire che il nuovo anno è iniziato con il messaggio di Francesco che parla di Fraternità, fondamento e via della pace!
(www.mosaicodipace.it, 15 gennaio 2014)