Disordine mondiale

di Enrico PaventiDisordine mondiale. Perché viviamo in un'epoca di crescente caos , Manlio Graziano

Alla luce del moltiplicarsi dei conflitti e delle aree di crisi, la realtà globale tende a rivelarsi sempre più caotica e incontrollabile. Negli ultimi anni è andato costantemente crescendo il numero dei contesti caratterizzati dall’esistenza di tensioni, più o meno aspre, dalle quali hanno avuto talora origine scontri armati, nonché vere e proprie guerre: una situazione che, sul piano planetario, appare resa in maniera efficace dall’utilizzo del termine «disordine» e vede nell’instabilità il suo principale connotato, mentre in numerose regioni della Terra si accendono nuovi focolai e si riacutizzano conflitti rimasti irrisolti.

È possibile, considerato ciò che sta accadendo giorno dopo giorno sui diversi scacchieri internazionali, dare vita a un «nuovo ordine mondiale» che porti benessere e stabilità? Oppure si tratta solo di una pia illusione con la quale si tenta di placare il senso di angoscia provocato dal pericolo dello scoppio di una Terza guerra mondiale?

Manlio Graziano, studioso di geopolitica e docente universitario, risponde a questo cruciale interrogativo analizzando alcuni confronti fra la stretta attualità e qualche momento fondamentale della storia moderna. Dal Trattato di Westfalia al Congresso di Vienna e agli accordi di Versailles, fino alla conclusione del Secondo conflitto mondiale e al successivo bipolarismo fondato sull’«equilibrio del terrore» tra Stati Uniti e Unione Sovietica, la «pace» – sostiene l’A. – altro non è stata che l’ordine imposto agli sconfitti dalle nazioni vincitrici. Egli chiarisce, al riguardo, che si trattava di «una relativa stabilità resa possibile proprio dall’esito di quei conflitti apocalittici in cui certe potenze ne avevano annientate altre, privandole della possibilità di far valere i loro interessi per poter imporre i propri» (p. 7). E osserva, pertanto, citando Immanuel Kant, come gli assetti politici internazionali che hanno assicurato decenni di «ordine» siano «stati costruiti proprio sul “grande cimitero del genere umano”» (p. 57).

Tra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo secolo, però, la dissoluzione dell’Urss, assieme all’ascesa della Cina e di altri attori sovente regionali, ha spalancato le porte al multipolarismo: un sistema per sua natura instabile, la cui peculiarità appare costituita dal costante mutamento dei rapporti di forza nell’ambito delle relazioni internazionali. Un mondo pluralistico, insomma, nell’ambito del quale occorre anche mettere in rilievo come il potere degli Stati Uniti abbia ormai superato il suo apogeo.

Va sottolineato, di conseguenza, come gli Usa, incapaci di difendere i propri interessi e obblighi sul piano globale, stiano gradualmente rinunciando a svolgere il tradizionale ruolo di stabilizzatore egemonico, e nessuno sia in grado di prenderne il posto senza estendere o aggravare il disordine che va dilagando sotto i nostri occhi. Lo scenario politico internazionale sarà dunque sempre più contraddistinto da elementi quali un’accentuata conflittualità e un caotico confronto tra i vari Paesi, rappresentati spesso da leader non particolarmente saggi né lungimiranti. In altri termini, il grande disordine mondiale appare «destinato a proseguire nei prossimi anni la sua entropica espansione» (p. 196).

Giunto alla fine della sua indagine – che sembra meritevole di grande attenzione per la lucidità e il rigore, la scorrevolezza della prosa e la ricchezza dei riferimenti –, Graziano mette l’accento sulla necessità di esserne consapevoli: solo in questo modo saremo nella condizione di affrontare con qualche probabilità di successo le sfide che ci attendono nel prossimo futuro.

Recensione a Manlio Graziano, Disordine mondiale, Mondadori, 2024

(laciviltacattolica.it , 7 dicembre 2024)

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