Diritti dei lavoratori: la terapia choc francese
Un «libretto giallo» per dare gli ultimi colpi di piccone contro quello che resta del diritto del lavoro in Francia. Il Medef, la Confindustria francese, ha delle idee precise contro la «fatalità della disoccupazione di massa». Propone una «terapia choc» perché «il nostro modello economico e sociale, ereditato dalla Liberazione, è sorpassato». Il progetto del presidente Pierre Gattaz, che si presenta con un pin all’occhiello con la scritta “Un milione di posti di lavoro”, assomiglia molto a quello presentato Yvon Gattaz, suo padre, trent’anni fa, quando occupava il posto alla testa del padronato francese, ora ereditato dal figlio. In 97 pagine, il Medef recita la litania dell’ultraliberismo alla francese per combattere “i freni all’assunzione” proponendo la «semplificazione del codice del lavoro».
Le 35 ore: ora sono l’orario di lavoro legale, domani le decisioni dovrebbero essere prese a livello di impresa. Il quadro dell’orario massimo resterebbe quello europeo – che è di 48 ore la settimana – e poi in ogni azienda ci sarebbero trattative per adattarsi alla domanda, invertendo «la gerarchia delle norme» dice Gattaz per lasciare spazio ad intese al livello più basso. Bisogna «tener conto della diversità delle situazioni» dice il Medef, per farla finita con una «durata legale imposta a tutte le imprese». Il padronato pensa che per rilanciare l’occupazione si debba «lavorare di più»: di qui la proposta di annullare almeno due giorni feriali l’anno, per evitare tentazioni di «ponti» (numerosi soprattutto nel mese di maggio). Secondo calcoli inverificabili, lavorare 2 giorni in più farebbe guadagnare 0,9% del pil e ogni punto percentuale guadagnato significherebbe almeno 100mila posti di lavoro in più.
Anche il lavoro la domenica dovrebbe diventare diffuso, mentre ora è sottoposto a regolamentazione. Per il Medef, la Francia, che è la principale destinazione turistica al mondo, guadagna in proporzione meno di altri paesi, perché secondo Gattaz i turisti nel week end andrebbero a Londra a fare shopping visto che a Parigi i negozi sono chiusi (in realtà, nelle aree più turistiche della capitale restano aperti).
Lo Smic, il salario minimo (che la Germania dovrebbe adottare nel 2016 stando all’accordo con l’Spd del governo Merkel) non è mai stato nelle grazie del padronato francese. Ora, Gattaz chiede che lo stato paghi una parte dello stipendio per l’assunzione di disoccupati di lunga durata, «troppo lontani dal lavoro».
L’ex disoccupato riceverebbe il Rsa (Reddito di solidarietà attiva, 450 euro al mese circa), e l’azienda pagherebbe il resto per arrivare allo Smic, risparmiando così «un terzo» di quello che versa oggi (1700-1750 euro contributi compresi per ogni Smic, mentre al dipendente sono versati 1445 euro lordi). Il governo ha già concesso 40 miliardi di sgravi di contributi alle imprese.
Ma il padronato chiede di più per realizzare la vaga promessa di creare «un milione di posti di lavoro».
Anche i contratti di lavoro a tempo indeterminato frenano le assunzioni, secondo il padronato. Così, bisognerebbe introdurre in modo massiccio i «contratti a progetto», per potersi liberare del dipendente senza spese e problemi alla fine della «missione» (il modello sono i contratti a termine dell’edilizia).
Completa il tutto la richiesta di alzare ancora l’età della pensione, mentre già ci devono essere 42 anni di contributi e la pensione a 60 anni è stata reintrodotta da Hollande solo per alcuni lavori usuranti e per chi ha cominciato a lavorare da giovanissimo e quindi ha accumulato i 42 anni (o più) di contributi.
I sindacati accusano il padronato di «offensiva permanente», senza mai dare nulla in cambio.
Gattaz mette il governo Valls con le spalle al muro e chiede riforme «più in fretta e più forti», in linea con Berlino e la Commissione di Bruxelles, a cui la Francia, come gli altri stati, dovrà sottomettere la finanziaria 2015 entro il prossimo 15 ottobre. Valls è stato a Berlino a spiegare che la Francia farà 50 miliardi di tagli alla spesa pubblica in tre anni, ma non di più. Angela Merkel ha ribadito che la Germania non è d’accordo su un piano di rilancio di investimenti pubblici nella zona euro e che la ripresa verrà dalla riforme destinate ad aumentare la competitività, sul modello tedesco.
(www.sbilanciamoci.info , n.360/2014)