Demolitori devoti a bassa intensità

di Raniero La Valle

Il viaggio del papa in Egitto (28-29 aprile) – di cui riferisce (“La scelta della misericordia” e “Dice Francesco”) il sito www.chiesadituttichiesadeipoveri.it – segna probabilmente uno dei punti più alti di questo pontificato. Al di là dell’incontro con le minoranze cristiane (Chiesa copto-cattolica e Chiesa copto-ortodossa) esso è apparso infatti come una vera e propria “missione ad Gentes”, ovvero ai musulmani e ai credenti di tutte le religioni: una missione volta a stabilire un criterio supremo di distinzione tra ciò che è religione e la negazione di ogni religione, tra fede che libera e fede che schiaccia, tra ciò che è sacro e ciò che ne è una falsificazione idolatrica. Questo criterio supremo è la nozione di un Dio nonviolento, in cui non c’è né guerra né nemico. Ciò comporta l’incompatibilità di ogni religione con la violenza, e tanto più con la violenza perpetrata in nome di Dio e “venduta” con l’illusione dell’aldilà. Davvero in tal modo papa Francesco non è stato il papa dei cattolici ma il profeta mandato alle nazioni, chiamate a incontrarsi nella fraternità oltre i recinti ferrei di Chiese e culture, perché tutti “viviamo sotto il sole di un unico Dio misericordioso”.
Questo mettere la scure divina alla radice dell’albero della violenza e della guerra, è un evento rivelativo, soprattutto se si confronta con la storia presente e passata. La posta in gioco è altissima, perché ne va della Chiesa stessa e per estensione dell’umanità tutta; e la soluzione sta nella risposta all’antica domanda biblica che oggi ritorna: “Scegliete oggi chi volete servire”.
L’alternativa appare in tutta la sua pregnanza quando le vestali della mondanità secolare, espressa nel modo più raffinato nel blog dell’ “Espresso” di Sandro Magister, cercano di distruggere la figura di papa Francesco contrapponendo alla visione di una Chiesa in uscita che non brilla di luce propria ma la riflette come la luna (“mysterium lunae”), lo spettro di una Chiesa impietosa arroccata e identitaria. E quale sarebbe questa identità che si rimprovera al papa di non salvaguardare? Sarebbe quella dei “principi irrinunciabili della Chiesa in materia di divorzio, di aborto, di eutanasia, di omosessualità”, e di un “cattolicesimo politico” che li metta nelle leggi e nelle mani del potere, facendo da spalla a Trump in America e a un nuovo interventismo della Conferenza episcopale in Italia. E il Vangelo? E la misericordia? E la pace? E i poveri? E l’esclusione? E la giustizia sociale? E la Chiesa come segno e strumento dell’unità umana? Tutto questo sarebbe, secondo i critici, una “Chiesa liquida”, “senza dogmi”, un papa “a bassa intensità”.
È questa dunque la vera alternativa posta dalla domanda: “Chi volete servire?”. Ma questa alternativa, per poter assumerla e rispondervi, prima dobbiamo riconoscerla, capire che cosa veramente comporta: o la misericordia e l’inclusione, o il narcisismo idolatrico e la violenza, due Chiese, due culture, due mondi, due antropologie a confronto.

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