Freud uccide la letteratura: parola di Isaac B.Singer

di Roberto Righetto

Nei suoi saggi sullo scrivere l’autore yiddish invita a diffidare di psicologia e sociologia. E in pagine mirabili evoca le sorprese del “romanzo di Dio”

La vera letteratura esprime l’invisibile e, come diceva il domenicano francese Jean Pierre Jossua, si rivela capace di pensare l’Assoluto nell’inquietudine della parola. Con lui altri critici letterari e teologi come il belga Charles Moeller e, per venire all’Italia, padre Ferdinando Castelli e Guido Sommavilla, hanno rilevato come la letteratura e la dimensione religiosa non siano due entità monolitiche da porre l’una di fronte all’altra, ma due realtà che si parlano e desiderano incontrarsi. Non molto diversamente sembra pensarla lo scrittore Isaac Bashevis Singer nel volume appena pubblicato da Adelphi col titolo A che cosa serve la letteratura? (pagine 220, euro 19,00), che raccoglie saggi apparsi su giornali e riviste poco accessibili, come il quotidiano yiddish  Forverts”, e recentemente fatti uscire dagli archivi, recuperati e raccolti. Già l’inizio, una sola paginetta dal titolo “Il Satana del nostro tempo”, è fulminante: « Dentro di me – dice Singer – alberga la convinzione che ogni essere umano sia posseduto, e per me i veri scrittori sono coloro che sanno praticare l’esorcismo».…

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Il Leone mansueto? Il Conclave elegge Robert Prevost

di Valerio Gigante e Ludovica Eugenio

Quello che succede all’interno di un Conclave è tradizionalmente coperto da segreto. Ma nel corso dei mesi successivi all’elezione di un papa le notizie cominciano a trapelare, fino a comporre un quadro abbastanza dettagliato (anche se non documentabile) di come sono andati gli scrutini, spesso con il dettaglio dei voti.

Sarà forse così anche per questo Conclave, concluso alla quarta votazione l’8 maggio alle 18.07 con la fumata bianca cui è seguito l’annuncio dell’elezione di Robert Francis Prevost, che ha assunto il nome di Leone XIV.

Il favorito era un altro, il card. Pietro Parolin, giunto in Conclave con un discreto sostegno e la speranza di guadagnare ulteriori consensi. Durante la messa pro eligendo pontifice un cardinale esperto come il card. Re, decano del Collegio cardinalizio, si era avvicinato rivolgendogli un saluto informale, ma carico di significato: «Auguri doppi». Sembrava l’implicito endorsement in vista dell’imminente Conclave di quei settori della Chiesa e della Curia che vedevano nell’ex segretario di Stato una continuità nella politica multilaterale, di progressiva distanza dagli Stati Uniti e di avvicinamento ai Paesi dell’Est, Cina in testa.…

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Frate Leone (fra storia e profezia)

di Tonio Dell’Olio

Nelle fonti francescane è attestata l’intima amicizia di Francesco d’Assisi con Frate Leone, un presbitero che con ogni probabilità veniva da Viterbo se non della stessa Assisi e che aderì all’ordine dei minores in un secondo tempo. Sta di fatto che ben presto divenne confessore e secretarius di Francesco, ovvero custode dei segreti del santo di Assisi. È certo che, in quanto litteratus e conoscitore del latino, frate Leone fu amanuense. L’attestazione più solenne di questa sua attività la troviamo nel celebre racconto “De vera et perfecta laetitia” in cui Francesco ripete più volte l’esortazione: “Scrivi frate Leone”. Un dotto, quindi, e amico di Francesco di cui godeva stima e fiducia. Un frate preoccupato di raccogliere i segreti del santo assisiano e di metterli per iscritto. Insomma, se è vero che il riferimento per la scelta del nome di Papa Leone XIV è il Leone della Rerum Novarum, forse non va trascurata anche quella del pontefice che prende il nome di colui che accoglie i processi avviati dal suo predecessore e li fissa per la storia e per la Chiesa. …

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