Quegli applausi postumi a Gianni Minà

di Tonio Dell’Olio

Mentre il coro degli applausi e delle celebrazioni postume è compatto nel celebrare l’uomo e il giornalista Gianni Minà, mi piacerebbe alzare il dito per far notare ai notabili della politica, dell’informazione e dei palazzi vari che quell’uomo che ha reinventato il modo di fare giornalismo in televisione è morto in esilio. Condannato dai Consigli di amministrazione Rai partoriti ora da destra, ora da sinistra. Mi piace ricordarlo con un articolo che Il Manifesto gli ospitò all’indomani della morte di Luis Sepulveda il 17 aprile 2020. Lui sa perché.

“Nello spazio breve che identifica il respiro di un amico, se n’è andato da questo mondo Luis, Lucho Sepúlveda. Falciato via da quella che è la peste del nostro secolo. Ho voluto bene all’uomo, ma non posso fare a meno di piangere l’intellettuale che aveva partecipato alle lotte per il riscatto dell’America Latina con il coraggio e la forza che hanno solo i visionari, i romantici, i pazzi. Perché Lucho le battaglie non le aveva scansate, le aveva affrontate per davvero.…

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A Cutro, la compassione

di Isabella Fiore

Nella lunga fila di cittadini scesi a “Steccato” di Cutro l’11 di Marzo per la Manifestazione “Fermiamo la strage subito” non c’erano i soliti manifestanti in cerca di risposte a rivendicazioni di categoria. Erano cittadini con le proprie bandiere associative, ma con un’unica bandiera, condivisa nel suo significato profondo: quella della solidarietà e del dolore, piantata nell’animo sconvolto da una tragedia francamente evitabile.

Evitabile certo, se la narrazione protezionistica della cultura del “Prima gli Italiani” e delle farneticanti strategie su improbabili blocchi navali non avesse prodotto respingimenti anziché accoglienza. Se non si fosse, in via prioritaria, decretato di allertare le polizie piuttosto che i mezzi di soccorso. Se non si fosse legittimata l’idea che valgono di più le coscienze insensibili dei sacerdoti stanziali, piuttosto che la generosità dei pochi samaritani che si prendono cura della sofferenza.

A Cutro, come nella parabola del samaritano a Gerico, la compassione è emersa nell’animo delle persone “semplici” cutresi – in primis l’ormai noto pescatore – che si sono riversate sulla spiaggia per portare soccorso in un tragico momento di bisogno.…

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Stragi e naufragi

di Tonio Dell’Olio

Le parole sono importanti. Non è affatto la stessa cosa dire che al largo di Cutro è avvenuto un naufragio o una strage. La prima è dovuta alle condizioni del mare e alla precarietà dell’imbarcazione, la seconda prevede una responsabilità e una volontà precise che ha posto quelle persone in mare con condizioni proibitive e una barca inadeguata. Mi spiego. A Bologna nel 1980 non ci fu un incidente ma una strage, Auschwitz non fu l’esagerazione inconsapevole di un regime ma una strage pianificata. Sulle spiagge di Cutro pertanto è avvenuta una strage di cui è responsabile il sistema di rapina e sfruttamento che impedisce lo sviluppo dei Paesi di partenza, le guerre e i regimi di cui siamo complici in tante forme, le leggi che impediscono a chi fugge di poter trovare riparo, cioè accoglienza. La strage pertanto è stata causata da questi fattori che sono espressione di un sistema che ha volti e nomi di persone che ne sono protagonisti come pluriomicidi.…

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Cutro. Quelle morti che non possiamo accettare

di Grazia Naletto

Saremo a Cutro, sabato 11 alla Manifestazione nazionale indetta dalla Rete 26 febbraio sulla spiaggia di Cutro “Fermiamo la strage, subito!”, insieme ai cittadini calabresi che ancora una volta si sono distinti per la loro umanità e per tornare a chiedere politiche diverse, a partire dal varo di una missione pubblica di soccorso dei migranti […]

Il Consiglio dei ministri ha avuto il coraggio di riunirsi a Cutro.

Dodici giorni dopo quella maledetta notte del 26 febbraio, in cui la barca su cui viaggiavano decine di donne, uomini e bambini, tutti potenziali richiedenti asilo, si è frantumata a 150 metri dalla costa calabrese.

Non basterà certo una cinica operazione di marketing politico per oscurare il vergognoso susseguirsi di atti e dichiarazioni dei membri del governo di fronte all’ennesima strage di innocenti.

Anzi. Le indiscrezioni divulgate dai media sui contenuti del nuovo decreto legge discusso dal governo contenente “Disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare” mostrano quanto l’ostentazione della linea di “tolleranza zero”, dichiarata dal governo sulle migrazioni definite “illegali”, nella sostanza, non faccia nessun passo indietro.…

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Firenze antifascista, in piazza contro i rigurgiti razzisti

di Roberto Ciccarelli

Una grande manifestazione scuote l’opposizione sociale e sindacale al governo Meloni. Un corteo solidale con la preside Savino attaccata dal ministro Valditara. Si saldano le istanze democratiche con la critica dell’autoritarismo e quella alla «Fortezza Europa»

«Senza illuderci che questo disgustoso rigurgito passi da sé» ha scritto la preside fiorentina del liceo Da Vinci Annalisa Savino nella lettera agli studenti in cui ha denunciato il pestaggio fascista davanti al liceo Michelangiolo e ha formulato una vibrante critica delle politiche reazionarie, razziste e securitarie egemoni in Italia e nella «Fortezza Europa». Nessuno, tra le cinquantamila persone stimate oggi a Firenze alla manifestazione antifascista per la scuola pubblica e in solidarietà con la dirigente scolastica attaccata dal ministro dell’Istruzione «e del merito» Giuseppe Valditara, si illude che il blocco reazionario e neoliberale «passerà da sé».

IL CORTEO che si snoderà dalle 14 tra Piazza SS. Annunciata e piazza Santa Croce dove parleranno le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) delle scuole fiorentine ha deciso di non restare indifferente davanti alla violenza fascista e ai crimini di sistema che possono provocare anche le stragi dei migranti, come quella vista sulla spiaggia di Cutro, a Crotone.…

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“Liberi di lottare”

di Alessandro Portelli

Ci sono due parole – «Liberi di lottare» – nello striscione che i picchiatori fascisti hanno esposto davanti al liceo Michelangiolo di Firenze, per rivendicare la loro aggressione agli studenti di quella scuola, che meritano un minimo di riflessione.

«Liberi». È inutile stargli a ricordare che durante il fascismo non c’era la libertà. Non c’era per tutti, ma per quelli come loro c’era, eccome. Durante il fascismo, gli squadristi erano assolutamente liberi di fare quello che volevano, imporre olio di ricino, torturare e perseguitare chi gli pareva.

Nella loro idea di società gerarchica e autoritaria, chi sta in cima è assolutamente libero (legibus solutus, dicevano gli antichi) di fare quello che vuole a chi sta sotto, e questi poveri ragazzi si sentono razza superiore e si credono di essere destinati, nella loro società ideale, a stare fra quelli che comandano. – o fra quelli che battono le mani a quelli che comandano.

D’altra parte vengono da almeno trent’anni di declinazione liberista dell’idea di libertà, intesa anche qui come esisto del dominio: una gara (con tanto di metafore agonistiche: concorrenza, competition) in cui è libero chi vince.…

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