La Shoah e il paradigma vittimario del Novecento

di Claudio Vercelli

Si fa un grande parlare delle vittime dei grandi percorsi storici, ossia di quanti hanno pagato a essi un tributo che, molto spesso, è stato quello della propria vita. Con uno sgradevole neologismo, si potrebbe dire che la «vittimologia», dagli anni Ottanta in poi, ha occupato una parte importante delle riflessioni portate avanti dalle scienze sociali e da quelle storiche. Come capita un po’ per ogni stagione culturale, destinata come tale a riflettersi da subito sui diversi livelli di attenzione e, quindi, di analisi critica prevalenti, anche in questo caso si sono registrati aspetti positivi e limiti di sostanza. Gli elementi di interesse sono costituti dall’attenzione che si è andata manifestando verso quei gruppi sociali, e quindi quelle persone che, travolte da eventi soverchianti, ne sono risultati annientati. Un’indagine sui traumi che da ciò derivano, a partire dai sopravvissuti, così come dal vuoto che l’assenza delle vittime ingenera nelle collettività di cui erano parte, non può più essere esclusa dall’orizzonte analitico dello studioso.…

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Shoah dov’è Dio?

di Tonio Dell’Olio

Ripropongo la lettura di quelle righe celebri de La notte di Elie Wiesel: “I miei occhi si erano aperti, ed ero solo al  mondo, terribilmente solo, senza Dio, senza uomini, senza amore né pietà. Non ero nient’altro che cenere, ma mi sentivo più forte di quell’onnipotente, al quale avevo legato la mia vita così a lungo” (La notte, p 70). Una condanna senza scampo dell’indifferenza di Dio o addirittura del compiacimento con cui assecondava la crudeltà di quegli uomini e non vedeva la miseria di quegli altri. E così arriva quel giorno terribile in cui il pipel olandese di 13 anni viene impiccato. Sotto il suo letto avevano trovato ben nascoste delle armi e quel ragazzino dal volto di angelo infelice, anche sotto tortura, si era rifiutato di fare nomi. Venne impiccato nel campo di Buna e tutti furono costretti a passare davanti a quel corpo che agonizzò per più di mezz’ora a causa del peso leggero che non gli permetteva la morte istantanea.…

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Tanti, tutti in loro memoria. L’odio che massacra e il fare memoria

di Marco Impagliazzo

In questi giorni si ricorda la liberazione di Auschwitz da parte della 60° Armata dell’Esercito sovietico. «La prima pattuglia russa – scrive Primo Levi ne “La tregua” – giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles e io i primi a scorgerla […]. Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide». Ai pochi sopravvissuti quei quattro soldati a cavallo sembravano «messaggeri di pace» come ricorda lo scrittore.

Il 27 gennaio è la memoria della Shoah, la distruzione dell’ebraismo europeo durante la Seconda guerra mondiale per mano dei nazisti e dei loro alleati: sei milioni di morti, di cui un milione di bambini. Scrive François Mauriac che ci sono momenti nella storia in cui il mistero del male segna «la fine di un’era e l’inizio di un’altra»: il 27 gennaio è uno di questi, anche se la percezione del fondamentale trapasso si è fatta strada gradualmente.…

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Finte notizie dalla prigionia

di Giulio Busi

I detenuti erano costretti a scrivere ai parenti in tedesco narrando solo fatti positivi: le lettere servivano ai nazisti per scovare tra i destinatari altri ebrei. Oggi si sono rivelate utili per ricostruire profili e storie

Una donna ancora giovane, coi capelli folti, che si sforza di sorridere nell’obiettivo della macchina fotografica. Sulla copertina delle Lettere da Auschwitz , il bel volto mi fa dimenticare per un attimo il titolo. È mai possibile che qualcuna delle vittime abbia potuto scrivere da Auschwitz? E anche se lo ha fatto, cosa avrà detto, e a chi?

Ho subito cercato, sfogliando il volume, la foto. E mi sono fissato in mente la data: “1946”. I numeri possono essere più eloquenti di tante frasi. Vuol dire che Berthe Falk, questo il nome della sconosciuta, ce l’ha fatta, è uscita viva. Che a un anno dalla fine della guerra non riesca ancora veramente a sorridere è più che comprensibile. L’importante è che ci guardi dall’al di qua, che non si sia per sempre perduta oltre la barriera della morte.…

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La guerra contro Dio del regime iraniano

di Tonio Dell’Olio

Ormai Javad Rouhi, 35 anni, non riesce più a parlare né a camminare, ed è diventato incontinente. È affetto da una grave malattia mentale ma non è questa la causa del suo stato. Rouhi è stato brutalmente torturato in un carcere iraniano con l’accusa di aver partecipato all’incendio di una caserma e di aver dato fuoco anche a una copia del Corano. Il 3 gennaio è stato condannato a morte per “guerra contro Dio, corruzione sulla Terra e apostasia” cui si aggiunge l’accusa specifica di “incitamento a combattere e uccidersi a vicenda”. Javad Rouhi non ha avuto la possibilità di difendersi perché il codice iraniano stabilisce che chi è processato con quelle accuse non merita (non ha diritto a) un avvocato difensore. Più che prove sul suo conto, la “giustizia” ha raccolto la sua confessione dopo torture pesanti subite in un centro di detenzione gestito dai Pasdaran. Quando un regime ha bisogno di accanirsi in un modo così brutale persino contro una persona con disabilità mentale, manifesta un segno di debolezza enorme.…

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Quale revisione costituzionale?

di Giovanni Bianco

1.L’argomento della revisione costituzionale è di certo ricco di suggestioni teoretiche e dommatiche, specie se colto nel prisma dell’ispirazione democratica della Costituzione, formalmente non messa in discussione con riferimento ai principi fondamentali che individuano la forma di Stato, ma sostanzialmente “modellata” a seconda delle maggioranze governanti e delle mai sopite tentazioni “costituenti”.

Se da un lato la Costituzione, rigida e programmatica, indica fini di lungo periodo da perseguire, le ragioni ultime del sistema democratico (piano teleologico), dall’altro è frequente il tentativo di riscrivere la seconda parte del testo costituzionale, quella che attiene all’organizzazione dello Stato repubblicano, anche attraverso soluzioni che finiscono con il ridurre la rappresentatività della forma di Stato democratica e la più completa attuazione del principio politico basilare dell’attuale forma di governo, quella parlamentare.

L’ultimo quarantennio è il lungo periodo nel quale, sul fondamento dell’idea fallace dell’inevitabile riformabilità della forma di governo vigente, prescindendo di frequente dalla volontà dei costituenti e dalle ragioni profonde del parlamentarismo, un persistente “presentismo costituzionale” ha di continuo avanzato soluzioni istituzionali volte a privilegiare la “governabilità” rispetto alla “rappresentatività”, dalle varie “riforme” elettorali ai tentativi di riporre in soffitta i meccanismi di funzionamento del governo parlamentare, sino alla recente ed avventata riduzione del numero dei parlamentari.…

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Tra il 2022 ed il 2023: ombre e chiavi di volta

di Vincenzo Comito

Guerra, inflazione, shock energetico: vediamo in dettaglio gli eventi chiave dell’anno che sta finendo cercando poi di mettere in campo qualche previsione per il 2023.

Siamo alla fine del 2022, anno che non ha portato in generale molte buone notizie al mondo (riferendosi all’ano che sta finendo Martin Wolf sintetizza la questione in tre parole: “guerra, inflazione, shock energetico”) (Tindera, Wolf, 2022); comunque, in queste note cerchiamo di fare il punto su alcuni eventi svoltisi in questo periodo e di mettere in campo alcune previsioni per il nuovo anno ed oltre.

Il mondo, il continente europeo e l’Eurozona

L’Ocse, dopo aver stimato la crescita dell’economia mondiale al 3,1% nel 2022 (comunque in ritirata rispetto a precedenti stime), valuta ora quella del 2023 al 2,2%, in notevole riduzione rispetto all’anno precedente (altre istituzioni parlano per la verità del 2,7%). Peraltro, nelle stime dell’ente appaiono grandi differenze tra le varie aree del globo; come in passato a tirare la volata è l’Asia: così, per l’India è prevista una crescita del 6,2%, del 4,6% per la Cina, mentre per gli Stati Uniti si pensa ad uno 0,5% (di nuovo, qualcun altro è più ottimista).…

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