L’addio sofferto di Stoccolma alla neutralità

di Cristiano Lanzano

Adesione alla Nato. Voci critiche tra i socialdemocratici, nel Partito di Sinistra e nei Verdi. L’esito di un eventuale referendum non sarebbe scontato

«Un giorno storico», titolava ieri il quotidiano liberale Dagens Nyheter per annunciare l’ufficializzazione della domanda svedese di adesione alla Nato. Dopo il dibattito parlamentare di lunedì pomeriggio, al termine del quale la premier Magdalena Andersson aveva preso atto del sostegno all’ingresso nella Nato di una consistente maggioranza trasversale (solo i Verdi e il Partito di Sinistra restano contrari), ieri la ministra degli esteri Ann Linde ha firmato la richiesta di adesione. Le procedure formali previste nei prossimi mesi, tra colloqui con i vertici Nato, piani d’azione per le eventuali riforme necessarie, inviti formali e protocolli di adesione, potrebbero portare alla ratifica dell’ingresso nell’organizzazione già entro l’autunno.

Fino a poco tempo fa, il dibattito sulla Nato era ancora acceso all’interno del partito socialdemocratico – attualmente al governo, in un esecutivo monocolore di minoranza – e creava non poco smarrimento tra la base e gli intellettuali progressisti.…

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Sotto minaccia nucleare

di Maurizio Simoncelli

Se nella guerra fredda si era arrivati a contare oltre 70.000 testate nucleari, il fatto che oggi siano solo 12.700, per il 90% di proprietà di Stati Uniti e Russia, non è comunque molto rassicurante. Infatti le dotazioni dei due Paesi in questo campo sono assai preoccupanti non solo perché le armi detenute sono in numero sufficiente per distruggere il nostro pianeta, ma anche perché qualitativamente vengono di continuo migliorate: maggior precisione e maggiore capacità distruttiva. Inoltre vanno considerate con attenzione non solo quelle cosiddette strategiche, potenti e a lunga gittata intercontinentale, ma anche quelle tattiche o di teatro, con minor gittata e potenza, da utilizzare eventualmente anche all’interno di un conflitto convenzionale.

1.912 sono quelle di quest’ultimo tipo in mano alla Russia, posizionate in depositi centrali, seppur vicino basi operative delle forze armate, mentre Washington ne ha 100 in depositi centrali e altre 100 dislocate presso sei basi in cinque Paesi europei alleati della NATO: Belgio (Kleine Brogel, 15 bombe).…

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De Mita e la sinistra, un rapporto di sfida culturale

di  Norma Rangeri

Prima Repubblica . Con il partito comunista De Mita non voleva fare il governo, ma costruire l’architettura delle riforme istituzionali, puntando su un maggior potere di controllo del Parlamento e concordando sul fatto che l’origine della crisi morale risiedesse proprio nella crisi istituzionale

Il democratico cristiano Ciriaco De Mita, è con questi due aggettivi che diceva di voler essere ricordato, è stato il più longevo segretario della Dc, e il capo della corrente più grande e più stimolante di un partito-Stato che, al suo interno, vedeva rappresentato l’intero arco costituzionale: dall’estrema sinistra dei Granelli alla estrema destra dei Forlani.

Seguire la vicenda democristiana significava attraversare gran parte del le culture politiche della Prima Repubblica. E occuparsi, in particolare, della sinistra demitiana voleva dire cimentarsi con i famosi ragionamenti ellittici del segretario. L’uomo di Nusco era molto interessato al confronto con la sinistra, per lui una sfida tra i due grandi partiti popolari del Dopoguerra.

E dalle sue provocazioni politico-intellettuali, la sinistra e il Pci, a loro volta, erano stimolati a discutere delle contraddizioni e anche delle sconfitte del Demitapensiero, come con brillante sintesi ebbe a definirlo sul manifesto Mauro Paissan (coniando un neologismo poi molto citato nelle cronache politico-giornalistiche).…

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Omertà di Stato

di Tonio Dell’Olio

Con coraggio e determinazione, Fiammetta Borsellino, figlia del giudice ucciso trent’anni fa a Palermo, denuncia l’omertà di istituzioni e brandelli dello Stato. In questi anni c’è chi ha nascosto la verità, chi ha taciuto, chi ancora oggi continua a ripararsi dietro la coltre dei “non ricordo” e chi ha sviato indagini e ricerca della verità. È sicuramente il dato più vergognoso di tutta la vicenda che segue alle stragi di Capaci e via D’Amelio. Un fatto che non onora i corpi trucidati di persone che hanno pagato il prezzo più alto. Un fatto che fa somigliare lo Stato alle mafie o, peggio, porta a galla collusioni, scambi di favori, convergenze di interesse. E così, dopo trent’anni di questo slalom gigante inverecondo e tragico, ci troviamo ancora a contemplare tozzi di verità che emergono dalle nebbie dei palazzi. Come se si continuasse a infierire su quei corpi, sulla dedizione di quelle persone al proprio lavoro. Però il cortocircuito delle cose autentiche ha fatto in modo che proprio da quelle stragi si sprigionasse l’impegno indignato e diffuso di migliaia di giovani che continuano a ispirarsi alle idee e all’impegno di Falcone e Borsellino e di Francesca, Antonio, Vito, Rocco, Agostino, Emanuela, Vincenzo, Walter e Claudio.…

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Maastricht, 30 portati male

di Antonio Cantaro

Il nuovo ordine post bellico segnerà il declino dell’ordine di Maastricht e l’ascesa di un ordo-occidentalismo sempre più di marca atlantica? Dal nuovo sito fuoricollana.it diretto da Antonio Cantaro e Federico Losurdo ospitiamo uno dei contributi nel numero dedicato a “Russia, ieri oggi e domani”.

Trenta anni fa, mentre alcuni Stati europei discutevano il Trattato di Maastricht, arrivava nelle librerie di mezzo mondo il famigerato saggio di Francis Fukuyama La fine della Storia e l’ultimo uomo. Il testo teorizzava che la fine dell’Urss avrebbe aperto una nuova era di stabilità, con la democrazia liberale capace di diffondersi in tutto il mondo, portando benessere e crescita economica dappertutto. Presto nel corso di questi trent’anni e, segnatamente, nel corso di questi mesi, il mondo avrebbe decisamente cambiato direzione.

La Russia sta cambiando il mondo, ma forse anche il mondo (atlantico/occidentale) ha contribuito da tempo a cambiare la Russia. E, l’Unione ci ha messo del suo. A partire, in tempi recenti, dalla risoluzione del Parlamento Europeo del 19 settembre 2019 che sostanzialmente equiparava nazismo e comunismo e riscriveva la Storia della Seconda guerra mondiale in chiave revisionista.…

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Pluralismo, informazione, democrazia tra emergenza e guerra

 

“Maggio della Comunicazione”

Università degli Studi di Sassari

Dipartimento di Scienza di storia, scienza dell’uomo e della formazione

Corso di laurea in comunicazione pubblica e professioni dell’informazione

Cattedra di Diritto Costituzionale e dell’organizzazione pubblica

Cattedra di Istituzioni di diritto pubblico

Cattedra di Teoria generale dello Stato

Webinar

Pluralismo, informazione, democrazia tra emergenza e guerra

18 maggio 2022 h.17

Saluti istituzionali Prof.ssa Romina Deriu (Presidente del Corso di laurea in comunicazione pubblica e professioni dell’informazione)

Coordina Avv. Michele Zuddas (Università di Sassari)

Relazione introduttiva Prof. Giovanni Bianco (Università di Sassari)

Intervengono Prof. Carlo Amirante (Università di Napoli “Federico II”) Prof.ssa Giuseppina Carboni (Università di Sassari) Prof.ssa Carolina De Stefano (Università “Luiss Guido Carli”) Prof. Giorgio Grasso (Università Insubria) Prof. Gabriele Magrin (Università di Sassari) Prof. Ilenia Massa Pinto (Università di Torino)

Per collegarsi tramite Zoom: https://bit.ly/3vzSXnP Per collegarsi tramite Facebook: https://bit.ly/3iHQPmv

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La sinistra tra radicalismo e riformismo

di Paolo Pombeni

Come in tutte le fasi di svolta storica, per il versante che occupa la sinistra dello spettro politico si pone il problema di scegliere fra riformismo e radicalismo massimalista (spesso utopista). Ci riferiamo alla tradizionale bipartizione dell’arco della rappresentanza politica fra un lato destro dove prevalgono le pulsioni alla conservazione e magari alla reazione contro l’evolvere dei tempi e un arco sinistro in cui invece si raccolgono coloro che considerano il cambiamento storico come una occasione per creare “progresso”. Detta così può sembrare schematica, e naturalmente in parte lo è, ma a dispetto di tutte le retoriche sul tramonto della distinzione fra destra e sinistra, quella divisione nelle grandi linee rimane, anche se è sempre meno vero che le forze tradizionali che presumono di detenere l’esclusiva per marcare questa bipartizione abbiano ancora titolo a farlo.

Se si osserva il campo politico attuale si vedono due tendenze opposte. Da un lato c’è una ricerca quasi disperata a tenere vivo quel bipolarismo, obbligando le forze presenti a schierarsi da una parte o dall’altra, ma con l’inevitabile problema di stabilire quale delle molte componenti che le compongono possa intestarsi il diritto a condizionare le altre dietro di sé.…

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