I pacifisti italiani e l’Ucraina

di Giulio Macron

I pacifisti, in Italia e altrove, hanno reagito subito all’invasione russa dell’Ucraina: milioni di persone nel mondo hanno partecipato a manifestazioni e proteste. Oltre la richiesta di fermare la guerra c’è l’idea che la sicurezza non si protegge con le armi, va costruito un ordine internazionale di pace.

L’aggressione della Russia in Ucraina non era inaspettata. Sono passati otto anni dagli accordi di Minsk del 2014 – poco più di una tregua, un blando cessate il fuoco – che hanno posto fine al precedente conflitto che ha visto la separazione dall’Ucraina della Crimea – annessa direttamente alla Russia – e delle regioni di Donetsk e Luhansk, resesi autonome da Kiev. E sono trascorsi almeno sei mesi dalle prime avvisaglie delle intenzioni di Mosca di normalizzare l’Ucraina. In tutto questo periodo la politica e la diplomazia internazionale sono state immobili: nessuna determinazione da parte dell’occidente e della Russia a ricercare una soluzione definitiva alla crisi, nessuna politica di prevenzione dei conflitti, nessuno spazio alle Nazioni Unite e all’Osce – l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che ha un suo Centro per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti – per accompagnare le tensioni internazionali verso soluzioni pacifiche fondate sul compromesso e la mediazione.…

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Io, pacifista russo arrestato a Mosca

di Open democracy

La traduzione del racconto, scritto in forma anonima, di un attivista per la pace a Mosca: l’intervento della polizia, gli interrogatori, le sanzioni e le modalità per organizzare altre manifestazioni clandestinamente.

Questo articolo è la traduzione di un racconto di un pacifista russo fermato durante le recenti manifestazioni contro la guerra in Ucraina pubblicato anonimo da Open Democracy

Sono stato arrestato durante una protesta contro la guerra a Mosca. Ecco cosa è accaduto in seguito. Dopo otto ore seduto davanti al ritratto di Vladimir Putin, mi è più chiaro che mai che il governo è determinato a schiacciare il dissenso.

Due del pomeriggio: esco dalla stazione della metro Kitay-gorod. All’uscita, niente lascia intuire che ci si trova nella capitale di un paese in guerra.

Ma dopo aver superato il Museo Politecnico di Mosca, ti imbatti in un cordone di polizia che copre tutti gli accessi alla sede del Servizio Federale di Sicurezza (FSB) in Piazza Lubyanka. La maggior parte dei poliziotti indossa cappelli da sci.…

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“Suisse secrets”: il “tesoretto” del Vaticano insieme a quello di trafficanti e torturatori

di Francesco Peloso

C’è anche il Vaticano e l’affare della compravendita dell’immobile di lusso londinese di Sloane Avenue, nei “Suisse Secretes”, la clamorosa fuga di notizie che ha portato alla luce i segreti bancari del Credit Suisse, una delle più importanti banche svizzere all’interno della quale venivano conservati gelosamente, fino a pochi giorni fa, i segreti finanziari inconfessabili di mezzo mondo. Il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung è infatti riuscito a ottenere i dati relativi a oltre 18mila conti del Credit Suisse; il giornale fa parte di un consorzio di media internazionali – OCCRP Organized Crime and Corruption Reporting Project – che ha gestito l’elaborazione e la pubblicazione dell’immensa mole di documenti, articoli sui Suisse Secrets sono poi usciti su diverse testate che fanno parte del consorzio: fra queste The GuardianLe MondeLa Stampa. Si tratta della più grande fuga di notizie da una banca svizzera mai avvenuta e, nonostante i conti in questione riguardino solo una piccola parte della clientela complessiva dell’istituto, scrive OCCRP presentando l’iniziativa, «nei dati abbiamo comunque trovato dozzine di personaggi dubbi, tra cui un generale algerino accusato di tortura, i figli di un brutale uomo forte azerbaigiano e persino un signore della droga serbo noto come Misha Banana».…

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Pacem in terris

“Ci è pure doloroso costatare come nelle comunità politiche economicamente più sviluppate si siano creati e si continuano a creare armamenti giganteschi; come a tale scopo venga assorbita una percentuale altissima di energie spirituali e di risorse economiche; gli stessi cittadini di quelle comunità politiche siano sottoposti a sacrifici non lievi; mentre altre comunità politiche vengono, di conseguenza, private di collaborazioni indispensabili al loro sviluppo economico e al loro progresso sociale. Gli armamenti, come è noto, si sogliono giustificare adducendo il motivo che se una pace oggi è possibile, non può essere che la pace fondata sull’equilibrio delle forze. Quindi se una comunità politica si arma, le altre comunità politiche devono tenere il passo ed armarsi esse pure. E se una comunità politica produce armi atomiche, le altre devono pure produrre armi atomiche di potenza distruttiva pari. In conseguenza gli esseri umani vivono sotto l’incubo di un uragano che potrebbe scatenarsi ad ogni istante con una travolgenza inimmaginabile. Giacché le armi ci sono; e se è difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilità delle distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe, non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico.…

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