Presidente senza dibattito

di Tonio Dell’Olio

Se arrivasse un visitatore da un altro pianeta e, tra le altre cose, si appassionasse ad apprendere i principi e la grammatica della democrazia, si farebbe di certo una grassa risata nell’assistere al teatro quotidiano che va in scena per l’elezione della carica più alta del nostro ordinamento di democrazia parlamentare. “Ma che democrazia è mai questa?” – chiederebbe incuriosito e divertito l’ospite. Sarebbe certo d’essere capitato in un Truman show. Trattative private e, spesso, nascoste. Tattiche per bruciare nomi alla vigilia e calare l’asso dopo la terza o quarta o quinta votazione. Intese da briscola e abilità da bridge, autocandidature narcisistiche, calcoli sulla temibile fine della legislatura e delle relative prebende e poi nomi di attori, comici e subrette. Di tutto di più, tranne l’accenno timido di un dibattito parlamentare, aperto e trasparente, sulle prerogative, le qualità, le competenze che sarebbero richieste alla persona che andrebbe a garantire proprio quella democrazia tradita e che rappresenterà il nostro Paese per i prossimi sette anni.…

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Pseudomenos

di Theodor W. Adorno*

…Quando i nazionalsocialisti cominciarono a seviziare e a torturare i detenuti politici, non si limitarono a gettare il terrore nei popoli, sia all’interno che all’esterno del Reich, ma erano tanto più sicuri di non essere smascherati tanto più l’orrore cresceva e dilagava senza limiti. Il carattere incredibile di quelle notizie permetteva di non credere a ciò che non si voleva credere per amore della pace e del quieto vivere, proprio mentre, nello stesso tempo, si capitolava di fronte ad esse. Quelli che tremano di paura cercano in tutti i modi di convincersi che molto di quello che si dice è frutto di esagerazione: ancora molto tempo dopo l’inizio della guerra i particolari di quello che accadeva nei campi di concentramento non erano graditi sulla stampa inglese. Nel mondo illuminato e senza pregiudizi ogni atrocità diventa necessariamente una horror story, una storia romanzesca e truculenta…

*(Minima moralia, 1951, tr. it., Einaudi, 1954, II, par.71, 122)…

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Il ragazzo che disegnò Auschwitz

di Thomas Geve

«Cominciai tracciando i contorni con le matite, e in seguito aggiunsi i colori con gli acquerelli ricevuti in dono da un soldato americano che si era interessato al mio lavoro. Poi aggiunsi didascalie, mappe ed elenchi. Quei giorni andati riacquistarono la loro vividezza: l’arrivo, la selezione, le punizioni, il cibo, le malattie, le recinzioni senza fine, il lavoro, gli appelli, l’inverno, le rivolte, le forche, l’evacuazione, i Katjuša e molto altro. Raffigurare con le sette tinte dell’arcobaleno l’esistenza al campo, cupa, triste e incolore, mi rincuorava e mi spronava a continuare».

(da “Il ragazzo che disegnò Auschwitz”, Einaudi, 2022)

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Quirinale, il problema non risolto degli assenti

di Andrea Fabozzi

Camere riunite. Nessuna decisione sui grandi elettori bloccati dalla pandemia. Il centrosinistra contrario a deroghe: gli assenti ci sono sempre stati. Ma questa volta saranno un numero straordinariamente superiore a quelli del passato. Il picco è in arrivo e si stimano almeno 50 out, sette anni fa furono 14

Qual è la soglia fisiologica di assenze in un’elezione del presidente della Repubblica? La domanda è circolata a Montecitorio durante l’ultima conferenza dei capigruppo, quella che ha preso un po’ di decisioni tecniche sul modo in cui svolgere le votazioni da lunedì 24 gennaio – catafalchi senza tende, scaglionamento in aula, penne disinfettate – ma ha evitato di decidere sul problema più grande. Che riguarda i grandi elettori impossibilitati a partecipare all’elezione. Perché positivi al Covid, anche senza sintomi, o perché in quarantena dopo un contatto a rischio o persino perché residenti nelle isole ma senza il super green pass richiesto per lo spostamento sul continente.

Il caso dei parlamentari e dei delegati regionali esclusi contro la loro volontà è stato sollevato dalla destra, più di tutti da Fratelli d’Italia.…

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Quirinalizie, ovvero il virus del presidenzialismo

di Michele Martelli

Le autocandidature di Berlusconi e Draghi al Colle e l’abisso in cui rischia di sprofondare la nostra ormai debole democrazia parlamentare.

Tra pochi giorni, il 24 gennaio, iniziano le votazioni per il Quirinale. Nessuno sa come finirà. Si parla di lotteria, di roulette russa, di gioco dell’oca. A me viene in mente, con una valenza diversa dall’originaria, l’immagine lukácsiana del «Grand’Hotel Abisso»: l’abisso in cui i nostri autoreferenziali gruppi dirigenti, in una grave situazione di pandemia virale e perdurante crisi sociale, rischiano di sprofondare la nostra ormai debole democrazia parlamentare. Da due anni il Covid ci ha costretto a vivere in stato d’emergenza, ma l’emergenza istituzionale e la crisi sociale datano da oltre vent’anni. E portano il marchio di Berlusconi, finora il principale competitor di Draghi per il Colle.

Aldilà dell’incomparabile statura morale dei due, una cosa li unisce, apparentemente banale: l’autocandidatura. E per di più Draghi si autocandida al Quirinale nella condizione di Presidente del consiglio in carica.…

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Tutela del diritto alla salute ed obbligo del Green Pass

Università degli Studi di Sassari Corso di laurea in Scienze Politiche Cattedra di Istituzioni di diritto pubblico Cattedra di Diritto Costituzionale e dell’organizzazione pubblica

Webinar Tutela del diritto alla salute ed obbligo del Green Pass 15 gennaio 2022 h.17

Saluti istituzionali Prof. Francesco Soddu (Università di Sassari. Presidente del Corso di laurea in Scienze Politiche)

Coordina Avv. Michele Zuddas (Università di Sassari)

Relazione introduttiva Prof. Giovanni Bianco (Università di Sassari)

Interverranno Prof.ssa Alessandra Algostino (Università di Torino) Prof. Carlo Amirante (Università di Napoli) Prof. Massimo Cacciari (Università Vita-Salute San Raffaele) Prof. Antonio Delogu (Università di Sassari) Prof.ssa Silvia Illari (Università di Pavia) Prof.ssa Giovanna Montella (Università di Roma “La Sapienza)

in diretta streaming su Cisco Webex: https://bit.ly/3EUFBnA e sulla pagina FB della testata giornalistica “Sa Republica sarda”

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Le via della seta occidentali

di Vincenzo Comito

Per rispondere alla Belt and Road Initiative messa in campo anni fa da Pechino, ora anche Washington e Bruxelles annunciano iniziative per aiutare i paesi in via di sviluppo a ammodernare le infrastrutture, anche di adattamento climatico. Ma non sono chiari progetti e fondi effettivamente impegnati.

Oltre la BRI

Da quando Joe Biden è stato eletto presidente degli Stati Uniti, la sua ossessione anticinese non ha conosciuto respiro e si sta trascinando dietro, sia pure con qualche borbottio, anche i paesi dell’UE.

Vogliamo in queste note esaminare un poco da vicino in particolare una delle più significative iniziative che vanno nel senso citato, quella messa in campo di recente per contrastare in qualche modo la nuova Via della seta cinese.

La Belt and Road Initiative, varata diversi anni fa dalla Cina ha presentato, come tutte le costruzioni umane, certamente dei problemi, fortemente amplificati nelle dichiarazioni dei governi e negli articoli della stampa occidentali, ma complessivamente è stata un successo di rilevanti dimensioni ed è stata accolta molto positivamente da decine di governi dei paesi in via di sviluppo ed anche da qualche paese a medio reddito.…

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