Verso le elezioni: politica e no vax

di Giuseppe Boschini

Da qualche tempo la politica italiana si confronta, e si divide, sul fenomeno “no-vax”. Nella costante semplificazione dicotomica del nostro discorso politico pubblico, la vaccinazione anti-Covid è divenuta una specie di spartiacque. Anche politico.

Sinistra vax e destra no vax?

Da un lato, le forze di sinistra o di centrodestra moderato, che si sono chiaramente schierate a favore della vaccinazione di massa. (Persino Berlusconi si è fatto riprendere a braccio scoperto, con l’ago infilato). Dall’altro, le forze di destra populista, che hanno strizzato l’occhio ai movimenti no-vax, pur senza volere o poter prendere le distanze chiaramente dalla vaccinazione, impostando piuttosto il discorso sul piano delle libertà, della contrarietà all’obbligo, di una erronea strategia del Governo, perché troppo impositiva e non sufficientemente “persuasiva”.

E, da ultimo, le forze di estrema destra, su tutte Forza Nuova, che hanno invece chiaramente sposato, probabilmente sostenuto, sicuramente sfruttato le manifestazioni di piazza anti-vax, fino al punto drammatico – per la democrazia – dell’assalto alla CGIL e degli sventati assalti – spesso per poco – a varie sedi istituzionali, in numerose città.…

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L’Africa e i suoi mercati

di Marco Aime

Chi di noi, viaggiando per l’Africa, non è stato attratto dai suoni e dai colori dei mercati? La vivacità e la spettacolarità delle bancarelle sono ormai entrate a far parte dell’immaginario collettivo, spesso guadagnandosi il loro bello spazio su tutti i dépliant turistici. Ma se per il turista il mercato è spesso solamente un luogo dove “fare shopping” o scattare qualche decina di foto, per la gente del posto il mercato rappresenta un insostituibile punto di riferimento temporale, spaziale e sociale.

Il mercato, infatti, specie nel mondo rurale, non è solamente un luogo di compravendita o di scambio commerciale. In tutto il continente il mercato è un luogo caratterizzato da un’intensa celebrazione di scambi sociali e diventa luogo di incontro tra i membri dispersi della propria famiglia, del proprio villaggio d’origine e di villaggi diversi. Il grande albero che spesso sorge nel centro delle piazze è un vero e proprio arbre à palabres sotto il quale gli anziani si riuniscono per lunghe discussioni e fumate di pipa.…

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Credere rinunciando ad ogni immagine del divino

di Gilberto Squizzato

1. Il Dio dell’Esodo

Se è un’enorme fatica rinunciare all’immagine figurata del Dio onnipotente arbitro delle nostre vicende personali (le famigerate “imperscrutabili vie del Signore”), non meno ardua è quella di depurare la mia immaginazione dalla figura di Jahvè signore della Storia, segreto regista degli eventi globali. Perché ora so che quella era l’immagine nazionalistica di un dio etnico non più compatibile con la mia sensibilità: era il Dio condottiero, protagonista onnipresente dell’Esodo e dell’intera storia ebraica, di cui tanti di noi si erano innamorati negli anni ‘60/‘80 perché indiscutibile artefice dell’imminente liberazione globale dell’umanità dalle mascelle voraci del capitale e dall’ingiusta voracità dei padroni sovranazionali, ricchi Epuloni destinati al suo inferno.

Ma esiste davvero un Dio signore della Storia, come credettero Mosè e gli ebrei del Sinai, convinti di averlo al loro fianco quando, occupata con le armi la terra dei Cananei, edificarono su quel fondamento religioso spiccatamente nazionalistico (cioè etnico, cioè, per dirla tutta, anche razziale e razzista) di una delle prime teocrazie assolute?…

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Liturgia: che cosa promette il futuro?

di Andrea Grillo

Dare continuità alla tradizione sana, non a quella malata. Questa fu, 60 anni fa, la preoccupazione fondamentale del Concilio Vaticano II. Il progetto riguardava l’intera esperienza ecclesiale, ma trovò immediata esecuzione solo sul piano liturgico. Così, alcuni anni dopo il Concilio, l’unico piano su cui si fece una vera riforma fu il campo della celebrazione liturgica.

Ma proprio per questo motivo, soprattutto sul piano liturgico, il post-Concilio, oltre ad aver avviato tutta la trasformazione linguistica, culturale, ecclesiale e teologica che la riforma prevedeva, ha manifestato una certa paura di fronte al nuovo, fino al tentativo di negarlo. Il colpo di freno ha utilizzato un vero e proprio “dispositivo di blocco”, che ha lavorato molto intensamente dalla fine degli anni ‘80 fino all’inizio del pontificato di Francesco. Il freno al Concilio è stato concepito in modo raffinato: si è basato su un’argomentazione apparentemente “debole”, ossia sulla negazione alla Chiesa dell’autorità di cambiare se stessa. Così, sul piano liturgico, la riforma cadde sotto il sospetto di “aver abusato” della tradizione: perciò a partire dal 2001 iniziò una restaurazione che riguardò prima il ristabilimento del primato del latino, poi il sospetto verso l’“assemblea celebrante”, l’elencazione di una infinita serie di abusi e infine la rassicurazione formale di poter a celebrare come se il Concilio non ci fosse mai stato.…

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