Con Bobbio, illuminati dal “lumicino della ragione”

di Rossella Guadagnini

Un saggio di Gaetano Pecora, appena edito da Donzelli, illustra il profondo laicismo del filosofo torinese, che riteneva molteplici le facce della verità e argomentava sull’etica a partire dalla pietra angolare della libertà di coscienza

“Il lumicino della ragione” è un’immagine a cui Norberto Bobbio teneva, ricorrendovi per spiegare il come e il perché del suo “convinto laicismo”, secondo la sua stessa definizione. La figura della piccola luce ripresa dal filosofo Locke, ben si addice infatti a illustrare un atteggiamento che trova riscontro nella concezione di uno Stato il quale, nel conflitto tra religione e ateismo, non prende posizione né per la credenza, né per la miscredenza.

E lascia così che ognuno segua i percorsi di una propria, autentica spiritualità. È questa una prospettiva che sarebbe assai valida nel caso di numerosi temi (bio)etici e sociali che tanto stanno surriscaldando il dibattito attuale: a volerne citare uno solo per tutti, ad esempio, c’è il fine vita: l’eutanasia è effettivamente un diritto oppure no?…

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A Dio quel che è di Dio, alla scienza quel che è della scienza. Due scienziati per una fede oltre il mito

di Claudia Fanti

Che, per la teologia, il richiamo alla scienza non sia più una scelta, ma una strada obbligata, è stato ribadito da più parti: se il cristianesimo, è stato sottolineato, vuole cercare di parlare alle donne e agli uomini contemporanei in un modo che possa ancora risultare efficace e significativo, è evidente che non potrà più prescindere da quanto sappiamo oggi dell’universo e dei suoi processi. E non c’è dubbio che quanto la scienza ci ha permesso oggi di sapere rimandi a un’immagine completamente nuova del mondo – radicalmente diversa da quella che ha permesso lo sviluppo del patrimonio simbolico teologico, dottrinale e spirituale del cristianesimo – scardinando dalle fondamenta l’antica cosmovisione geocentrica, statica, antropocentrica e androcentrica.

In questo quadro, l’antico braccio di ferro tra scienza e fede non ha più ragione d’essere: come evidenzia José Maria Vigil nel libro Il cosmo come rivoluzione  (Gabrielli editore, 2018), «in materia “scientifica”, solo la scienza ha una parola da dire. La spiritualità, senza pretendere di possedere verità precedenti o provenienti da una fonte indipendente, costruirà proprio a partire dal contributo della scienza».…

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Il fantasma del no vax si aggira sulla scena politica

di Giuliana Santoro

Un fantasma si aggira per il paese: è il movimento No Vax. L’ectoplasma appare e riappare, ma terrorizza solo a giorni alterni. Una volta viene dipinto come un minaccioso soggetto organizzato in grado di bloccare gli snodi ferroviari, l’altra ridotto ad Armata Brancaleone senza arte né parte. In entrambi i casi, che si tratti di allarmismo o derisione, sfugge il punto: come avremmo dovuto imparare dalla vicende paradossali e al di fuori di ogni regola politologica della nascita del Movimento 5 Stelle o dell’assedio al Campidoglio dei sostenitori di Trump, il cospirazionismo è una delle forme della politica al tempo della crisi della rappresentanza e della fine dei grandi conflitti.

UNO DEI PUNTI di forza del cospirazionismo è che istruisce una discussione che costringe qualsiasi controparte dialettica, anche la più radicale, a recitare il ruolo difensore dello status quo. Bisogna inoltre ricordare che il discorso che per semplicità chiameremo No Vax affronta in maniera irrazionale e paranoica uno dei nodi decisivi della nascita della sovranità politica moderna: il rapporto tra libertà individuale e sicurezza collettiva, tra paura e fiducia reciproca.…

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Pensare oltre i confini. Un’etica della migrazione

di Afaf Ezzamouri

I fenomeni migratori hanno da sempre caratterizzato la storia dell’umanità. Sono una realtà con la quale è necessario fare i conti e vanno dunque studiati, compresi e adeguatamente affrontati. Lo spiega Julian Nida-Rümelin – professore ordinario di filosofia e teoria politica all’Università di Monaco di Baviera, nonché ministro della cultura durante il primo governo Schröder. Il saggio Pensare oltre i confini.Un’etica della migrazione, pone al centro della riflessione la componente etico-normativa, che permette a Nida-Rümelin di sviluppare quella che definisce “politica migratoria coerente” (p. 10). Si fa qui riferimento ad un’etica intesa in senso lato e ad un realismo etico fortemente sostenuto da Ronald Dworkin e Thomas Nagel, che l’autore stesso considera i suoi pochi alleati nella filosofia contemporanea. Ciò a cui instancabilmente punta il docente – e più in generale questa scuola di pensiero – è di «scoprire che cosa dovremmo fare, non ciò che comunemente si ritiene che andrebbe fatto; ciò che effettivamente va fatto, non ciò che sarebbe accettabile per un’ideale comunità di discorso» (p.…

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Se ne va un pezzo di Adista. Anzi, rimane con noi. E’ morto Giovanni Avena

di Valerio Gigante

Nel momento in cui lo scriviamo ci pare impossibile. Eppure la lunga malattia che ne ha segnato gli utlimi anni di vita ci avrebbe dovuto preparare. Da ieri, 4 settembre, Giovanni Avena non c’è più. Si è spento serenamente, verso le 23.

Giovanni Avena non ha fondato Adista, ma è come se lo avesse fatto. Se non l’ha fondata, l’ha rifondata. È stato infatti tra i protagonisti della trasformazione della testata (1979) da agenzia della Sinista Indipendente a cooperativa di soci impegnati nell’idea di una informazione libera dai condizionamenti del potere economico, ecclesiastico, partitico, profondamente incarnata in una prospettiva evangelica, di sinistra, laica e pluralista.

In questi casi si dicono spesso frasi tipo “senza Giovanni Adista perde una parte importante della sua storia”. Ma non è così. Adista è Giovanni, nel senso che il suo contributo ha profondamente cambiato il giornale e la vita di ciascuno di noi che lo ha incontrato, conosciuto, stimato. Ciascuno di noi del collettivo di Adista porta dentro qualcosa della sua testimonianza umana, politica ecclesiale.…

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Gino Strada, un partigiano dell’umanità

di Marco Damilano

Aveva denunciato i guasti dell’intervento armato, lo avevano bollato come “anima bella”. L’epilogo di un disastro annunciato è la conferma della bontà delle sue ragioni. Il ricordo del direttore de L’Espresso: «Era un leader naturale, un obiettore totale. Rifiutava l’idea di arruolarsi sotto qualunque bandiera»

Se n’è andato mentre l’Afghanistan torna al punto di partenza, come lui ha denunciato per venti anni, l’ultima volta questa mattina, sulla Stampa. «Questa situazione non sorprende nessuno che abbia una conoscenza dell’Afghanistan o almeno buona memoria. Mi sembra che siano sempre mancate», ha scritto Gino Strada nel suo ultimo articolo. Lui conosceva bene e ricordava. Ricordava che chi si era opposto venti anni fa all’intervento americano e atlantico era stato accusato di essere «un traditore dell’Occidente, un amico dei terroristi, un’anima bella».

Lo avevano chiamato tante volte così, le sentinelle dell’esportazione del sistema occidentale in armi, i cupi guardiani della realpolitik che tradivano, loro sì, i valori della democrazia e le ragioni dell’umanità, per ritrovarsi oggi con questo pugno di macerie in mano, il disastro annunciato costato, cito i dati riportati da Gino, 2mila miliardi di dollari, 8,5 miliardi di euro per l’Italia, 241mila vittime, 5 milioni di sfollati.…

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Tolkien e la destra italiana

di Davide Frasnelli

Una polemica politica, oltre che letteraria, è stata di nuovo innescata dalla nuova recente traduzione de Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien.

La traduzione di Ottavio Fatica segue quella storica di Vicky Alliata del 1967, rivista poi da Quirino Principe nel 1970 per l’editore Rusconi, con l’introduzione di Elemire Zolla.

Già prima della pubblicazione (nel 2019 è uscito il primo libro della trilogia La Compagnia dell’Anello) la grande schiera dei detrattori si è fatta avanti e, a pochi giorni dall’uscita del libro, le recensioni sul web si sono moltiplicate esponenzialmente, quasi tutte negative. La vicenda ha destato più di qualche sospetto: difficile che un tomo di 694 pagine possa essere letto e commentato in pochissimi giorni da così tante persone che non lo fanno per mestiere.

Molti indizi fanno pensare che le recensioni siano false: giudizi netti senza commento, brevità, termini sensazionalistici. Le poche recensioni lunghe e argomentate sono, invece, positive.

Suona strana una presa di posizione così dura e decisa nei confronti di una nuova traduzione di un classico – tale è Tolkien – che come tutti i classici può, e deve, essere ritradotto.…

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