Filosofia del ritiro, ritiro della filosofia
Probabilmente, il tempo delle filosofie del ritiro (Agamben, Deleuze-Guattari etc.) è finito o sta per finire. Il ritiratismo sta perdendo sempre di più la sua presa sul mondo. Ritirarsi è stato più il sintomo di una reazione traumatica (al fallimento del socialismo reale) che una vera e propria proposta politica.
Rivolgendo uno sguardo ricognitivo al lessico della filosofia dopo la fine del socialismo reale, dopo la caduta del muro di Berlino, e ‒ in realtà ‒ già a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, non si può fare a meno di notare come le parole d’ordine della vecchia filosofia (rivoluzione, partito, contraddizione, lotta di classe ecc.) siano state lentamente sostituite da un lessico ad esse complementare, per non dire incompatibile. Una certa insofferenza per il fantasma di Stalin, nonché un certo imbarazzo per l’adesione di tanta intellighenzia mitteleuropea al progetto comunista, hanno fatto sì che lo scibbolet, la parola d’ordine, del pensiero filosofico-politico post-Unione Sovietica diventasse ‒ e lo è tuttora ‒ quella del ritiro.…
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