La volontà di riscatto alimento e sostanza della Resistenza
A distanza di quasi settanta anni è legittimo chiedersi in questo venticinque aprile se e in quale misura l’attuale classe dirigente è consapevole dell’eredità lasciata dalla Resistenza.
È chiaro che le generazioni che hanno vissuto la Resistenza oggi sono in gran parte scomparse, ne sopravvive una minoranza, ma il problema non è la loro sopravvivenza fisica bensì la sopravvivenza e la tenuta di quelli che chiamavamo i valori della Resistenza anche tra il passare delle generazioni. Non si tratta di accarezzare con nostalgia quei valori, ma di verificare se nel corpo vivo della società e della classe dirigente sono tuttora vivi e operanti o se sono andati smarriti e dispersi nell’oblio delle grandi trasformazioni che il tempo, la quotidianità e la tecnica hanno impresso alla nostra società. Non ci interessano i richiami rituali o retorici, ma l’espressione viva di quello che eravamo soliti chiamare lo spirito della Resistenza. Vale a dire non soltanto un certo tipo di omaggio e rispetto per le istituzioni, ma anche e soprattutto un costume di vita e comportamenti dei singoli che sono il presupposto di una vera comunità.…
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