Referendum, un no per la democrazia
La riforma costituzionale completa, sul piano istituzionale, la concretezza di condizioni di lavoro sempre più servili e di servizi sociali sempre più assenti, accompagnando l’esclusione politica all’esclusione sociale «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?»: un quesito chiaramente ammiccante, ovvero ingannevole, chiude il percorso di una riforma costituzionale che nelle sue forme stravolge il senso di ciò che è una revisione della Costituzione e nel suo contenuto concentra il potere nell’esecutivo depotenziando i contrappesi. Ad essere violata è l’essenza della Costituzione come patto sociale di tutti i cittadini e come strumento di limitazione del potere.
Molte sono le ragioni del “no” alla riforma, dalle forzature procedurali, alla ratio complessiva, alle falsità che l’accompagnano, alle specifiche incongruenze, contraddizioni, pasticci, complicazioni e confusioni (emblematica è la «semplificazione complicante», come l’ha definita Lorenza Carlassare, del procedimento legislativo).…
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