Improvvisazione.Ontologia di una pratica artistica
Ne Il pensiero dei suoni[1] mancava, per motivi di spazio, un capitolo dedicato specificamente all’ontologia della musica. Questo libro intende espressamente colmare quella lacuna. Il suo taglio è però diverso. Mentre il volume del 2012 era di carattere introduttivo, questo ha natura più marcatamente teorica. Non si limita a presentare e discutere le diverse posizioni filosofiche relative all’ontologia della musica, ma intende difendere due tesi, che s’intrecciano e si accavallano anche nell’ordine dei capitoli. Per un verso, intendo discutere il carattere specifico dell’ontologia dell’improvvisazione musicale. Per altro verso, voglio sostenere come proprio l’improvvisazione, che sfugge alle sistemazioni rigide del mainstream dell’ontologia della musica, ci aiuti a riformare l’ontologia della musica nel suo complesso, stabilendo il primato del performativo, del pratico e dell’estetica sull’ontologia. L’improvvisazione – questa almeno la mia convinzione – rende così un ottimo servizio all’ontologia della musica come ontologia di una pratica artistica.
Si giustifica così anche l’apparente natura paradossale del titolo. Non sarebbe fuori luogo domandarsi: come si può eseguire l’inatteso?…
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