Brexit, il mondo è caduto dalle nuvole

di Marco D’Eramo

Isteria. Indignazione. Catastrofismo. “Lesa maestà”. La scomposta reazione mondiale all’esito del referendum britannico stupisce. Perché le avvisaglie erano molte. Eppure si continua a tuonare contro i populismi, dimenticando che è l’involuzione autoritaria della politica continentale ad aver spinto gli inglesi fuori dall’Unione. L’unico modo per superare la crisi dell’Europa non è criminalizzare la Brexit ma infondervi democrazia, abbandonando il dogma dell’austerità neoliberista.

Ma i cavalli dei cosacchi non si stanno abbeverando a Trafalgar square né la svastica sventola su Buckingam palace. Eppure proprio questo verrebbe da credere stando alla reazione, ai limiti dell’isteria, all’esito del referendum britannico sull’uscita dall’Unione europea. I mitici “mercati” (sempre al plurale, e sempre “razionali”) hanno bruciato in un giorno, dopo il voto, 2.000 miliardi di dollari, più dell’intero prodotto interno lordo annuo dell’Italia.

Ora i britannici hanno sì compiuto una scelta critica, ma in definitiva non hanno fatto che rescindere il contratto di adesione a un’associazione internazionale, già piuttosto malconcia di per sé.…

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Il cuore cristiano d’Europa obiettivo della Jiahd

di Alberto Melloni

Il delitto di Saint-Etienne-du-Rouvray non è un “attentato al papa”, in senso tecnico. Ma ha lui come obiettivo ultimo. La posizione di Francesco sulla guerra e sul rapporto islamo-cristiano è infatti davvero “insopportabile” per i jihadisti. Chi vuol convincere i musulmani che i cristiani sono “crociati” da sterminare, come può accettare che il pontefice apra l’ anno santo a Bangui chiedendo perdono della violenza dei cristiani? Chi con i suoi delitti vuol convincere l’ Occidente che ogni lettore del Corano costituisce in quanto tale una minaccia, come può tollerare che il vescovo di Roma compia il gesto messianico della lavanda baciando i piedi di un musulmano? Ecco dunque perché il Daesh sceglie un non-luogo della Seine Maritime, e proprio quando le migliaia di vescovi e di ragazzi della Gmg si preparano alla loro festa, entra in una chiesetta per la messa feriale dei santi Gioacchino ed Anna, tenta una strage, ammazza il parroco.

La vittima è un prete – come fu quando furono uccisi don Pino Puglisi, don Lazzaro Longobardi, don Renzo Beretta: ma il bersaglio è altro: lo scopo della tentata strage era far fermentare le accuse mute a Francesco, che trapelano qua è là: quella di aver sottovalutato i rischi, di aver aperto troppe porte, di aver troppo chiesto per i rifugiati, fino ai rimpianti per il discorso di Ratisbona… A Cracovia – nel cuore di quelle terre cattoliche dove crescono antieuropeismo, xenofobia, pulsione autoritaria e rigurgiti antisemiti – papa Bergoglio dovrà rispondere a queste recriminazioni: c’ è da credere che lo farà senza tatticismi irenici o senza legittimare la guerra purché “uccida senza odiare”.…

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L’europeismo contraddittorio e retorico di Giorgio Napolitano

di Leonardo Poggi

Ho aperto il libro di Giorgio Napolitano (Europa, politica e passione, Feltrinelli, 2016) per la curiosità di vedere come un rappresentante autorevole del main stream Ue faccia i conti con la situazione drammatica in cui sprofondiamo ogni giorno.

Confesso la mia sorpresa dinanzi alla sua scelta di descrivere senza mezzi termini lo stato comatoso in cui versa il processo di integrazione: caduta verticale del consenso popolare, blocco dello sviluppo economico e sociale, ripresa dei nazionalismi, imbarbarimento delle leadership. Sull’immigrazione una condanna netta della politica del filo spinato ovunque in atto (particolarmente forte la denuncia del caso ungherese) e appoggio incondizionato ad una prospettiva di accoglienza. Più in generale insistente e ripetuta affermazione dell’obbiettivo del federalismo politico come l’unico in grado di mettere in salvezza il progetto europeo. Non a caso Altiero Spinelli ha, nel Pantheon dei padri fondatori insistentemente riproposto nel libro, un ruolo di assoluto rilievo.

Contemporaneamente, piena adesione alla politica di austerità in atto, e rigetto fermo di qualsiasi “catastrofismo” prono a vagheggiare un’ ”altra” Europa.…

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Tutti costituzionalisti?!

di Maurizo Pagliassotti

Gastroenterologi, oftalmologi, docenti di università on line, scrittori specializzati in letteratura post-adolescenziale, direttori di tourism management, emeriti di elettrotecnica, emeriti di comunicazione elettrica, microbiologi, giornalisti e altri: hanno firmano per un “pacato sì” alla riforma Costituzionale.

“Gli scienziati con noi, non si torna alla palude” ha tuonato il presidente del consiglio Matteo Renzi. In parte ha ragione, perché la maggior parte di questi uomini e donne studia e lavora (o piuttosto studiava e lavorava, considerando che moltissimi tra loro sono in quiescenza, pensionati, insomma) nel campo delle scienze dure. Come nel caso della precedente lista dei “duecento costituzionalisti per il Sì”, probabilmente si è raccolto ciò che passa il convento: anche tra costoro ecco docenti di scienza delle finanze, diritto commerciale, sociologi, economisti, sicuramente esperti nei loro campi, ma definirli costituzionalisti appare a dir poco fuorviante. O sarebbe meglio parlare di aspiranti costituzionalisti che hanno firmato un testo dove si può leggere: “Il testo modifica molti articoli della Costituzione, ma non la stravolge.…

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La morte di Emmanuel Chidi Namdi. Noi non siamo questo Paese, serve un antidoto ai veleni

di Goffredo Buccini

Scampato alla follia islamista di Boko Haram, ammazzato da un razzista nostrano. C’ è tutta la nauseante «modernità» dei nostri giorni nella morte assurda di Emmanuel Chidi Namdi, il giovane nigeriano ucciso a botte nella cittadina marchigiana di Fermo per aver provato a difendere la sua compagna, Chimiary, che qualche squallido imbecille stava insultando in strada, chiamandola «scimmia».

Servisse un monito, per quei politici che pensano di lucrare voti seminando vento e odio tra gli ultimi e i penultimi della nostra società, questo sarebbe il momento di fermarsi a riflettere, perché c’ è sempre qualche idiota che infine trasforma quel vento in tempesta.

Ma non ci sono moniti che bastino, non c’ è orrore che fermi la paura dell’ altro quando questa diventa cieca stupidità, come non è bastata – lo sappiamo – in Inghilterra la morte di Jo Cox a fare arretrare i populisti demagoghi che incassavano qualche consenso in più sulla fobia dei migranti. La piccola terribile storia di Emmanuel e di Chimiary ha risvolti tragicamente paradossali che s’ aggiungono alla banalità del male in una rivoltante sommatoria.…

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Quale filosofia per l’Europa? Intervista a Roberto Esposito

a cura di Diego Ferrante e Marco Piansentier

1. Da Fuori. Una filosofia per l’Europa sembra situarsi nel punto di incrocio tra due diversi assi: da un lato lo sguardo sulle filosofie dell’Europa, dall’altro uno sguardo sulla filosofia per l’Europa. Il punto di incontro tra questi due vettori potrebbe essere la domanda su che cosa la filosofia possa dire oggi all’Europa. Vorremmo aprire questa intervista proprio ponendole questo quesito, quale ruolo la filosofia dovrebbe giocare nel dibattito attuale sull’Europa?

RE. Se ci si pensa, nei momenti più drammatici della sua storia, l’Europa si è sempre rivolta alla filosofia e, a sua volta, la filosofia si è interrogata sui destini dell’Europa come qualcosa che toccava il suo stesso modo essere. Perché? Quale nodo stringe in maniera indissolubile filosofia ed Europa? Una prima risposta a questa domanda attiene alla nascita europea – in particolare greca – della filosofia. Anche quando si è nutrita di altre tradizioni di pensiero, la connotazione europea ha segnato la filosofia in forma incancellabile.…

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“La situazione è terribile”. Lettera del Priore dei domenicani dal Venezuela

dell’Agenzia Fides da Caracas

“La situazione in Venezuela è terribile” e “la popolazione soffre la fame”: queste espressioni che rivelano la situazione difficile e dolorosa che attraversano i venezuelani, si trovano in una lettera che il Priore regionale del Vicariato della Provincia di Nostra Signora del Rosario, Fra Angelo Villasmil OP, ha indirizzato ai Domenicani della sua provincia e dell’America Latina e Caraibi, inviata anche a Fides. Fra Angelo fornisce i dettagli sui principali fattori che “caratterizzano la terribile situazione in Venezuela: l’inflazione, la carenza di generi alimentari e l’insicurezza”. Inoltre denuncia “la violazione sistematica dei diritti umani”, che è “una delle caratteristiche più dolorose della situazione attuale nel Paese”, descrivendo il “clima di tensione sociale” che purtroppo prevale. Dopo diverse manifestazioni, si vede la reazione del governo, afferma la lettera: “più di un centinaio di prigionieri politici, molti torturati e uccisi. E tutto questo nell’impunità più assoluta”. Una delle cose più gravi, segnala il Priore, è “il blocco delle informazioni imposto dall’apparato di comunicazione del governo.…

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