La riforma costituzionale è la madre di tutte le battaglie

di Domenico Gallo*

Non sfugge a nessuno l’importanza di questa giornata. Con la votazione di questo pomeriggio alla Camera [11 gennaio 2016, ndr] viene a compimento la prima lettura della riforma costituzionale Boschi Renzi, quindi il testo di questa riforma diventa definitivo, non più contendibile, non più negoziabile.

Questa giornata ci annuncia una cattiva novella: che attraverso una profonda riforma della Costituzione il modello di Repubblica definito dai Padri costituenti è stato decretato obsoleto e mandato in archivio, con grandi espressioni di giubilo da coloro che hanno dichiarato che aspettavano questa riforma da 70 anni.

Per dirla con le parole di Maurizio Viroli, la cattiva novella è questa: “il 2016 consacrerà la fine della Repubblica nata 70 anni fa e il consolidamento del principato renziano. Il regime renziano – precisa Viroli – è un principato perché con l’entrata in vigore dell’Italicum e della riforma costituzionale Renzi avrà sul Parlamento, ridotto ad una sola camera deliberativa (..) un potere di fatto senza limiti.…

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Stato d’eccezione contro il terrorismo? Intervista a François Saint-Bonnet

di Florent Guenard

Per quale motivo si ricorre oggi a una legislazione speciale?

F. S-B. Per molto tempo, di fronte a un pericolo serio per la comunità politica, si è fatto ricorso al concetto di necessità evidente per travalicare i limiti imposti al potere dei governi. Salus populi suprema lex est, oppure necessitas legem non habent: queste formule hanno spesso giustificato il passaggio da uno stato normale, in cui il potere è limitato, a uno stato d’eccezione, dove non ci sono limiti. Con la Rivoluzione francese si è affermato il principio secondo il quale le leggi che limitano i poteri (che altro non sono, poi, che le leggi che garantiscono le libertà individuali) non dovevano essere sospese per nessun motivo. Ma questo assunto ha avuto vita breve, perché anche in seguito è capitato spesso che si decidesse di mettere tra parentesi le leggi, quando non anche la costituzione, sotto il Terrore specialmente, ma anche in seguito, nel corso del XIX secolo.…

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L’odio che sospende l’etica

di Zygmunt Bauman

I problemi generati dall’ attuale “crisi migratoria”, esacerbati dal panico sulle migrazioni, appartengono alla categoria delle questioni più complesse e controverse: in essi, infatti, l’ imperativo categorico e morale si scontra con la paura del “grande sconosciuto” impersonato dalle masse di stranieri che troviamo alle nostre porte. La paura impulsiva stimolata dalla vista di persone “aliene” che porterebbero con sé imperscrutabili pericoli entra in competizione con l’ impulso morale causato dalla vista della miseria umana. Quasi in nessun altro caso potrebbe risultare più grande la sfida al tentativo morale di persuadere la volontà a seguire il suo imperativo; e raramente potrebbe essere più lacerante il compito della volontà che cerca di chiudere le orecchie a questo imperativo morale. Tutti noi saremmo potuti essere arruolati in un momento o in un altro, o contemporaneamente, nei diversi ruoli di questo combattimento: “campo di battaglia”, “soldato” o “cannone”. E alcuni di noi potrebbero perciò esser tentati dalla “grande semplificazione” offerta dal web.…

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Giorgio Agamben : « De l’Etat de droit à l’Etat de sécurité »

Pour le philosophe italien Giorgio Agamben, l’état d’urgence n’est pas un bouclier qui protège la démocratie. Il a, au contraire, selon lui, toujours accompagné les dictatures.

di Giorgio Agamben*

On ne comprend pas l’enjeu véritable de la prolongation de l’état d’urgence [jusqu’à la fin février] en France, si on ne le situe pas dans le contexte d’une transformation radicale du modèle étatique qui nous est familier. Il faut avant tout démentir le propos des femmes et hommes politiques irresponsables, selon lesquels l’état d’urgence serait un bouclier pour la démocratie.

Les historiens savent parfaitement que c’est le contraire qui est vrai. L’état d’urgence est justement le dispositif par lequel les pouvoirs totalitaires se sont installés en Europe. Ainsi, dans les années qui ont précédé la prise du pouvoir par Hitler, les gouvernements sociaux-démocrates de Weimar avaient eu si souvent recours à l’état d’urgence (état d’exception, comme on le nomme en allemand), qu’on a pu dire que l’Allemagne avait déjà cessé, avant 1933, d’être une démocratie parlementaire.…

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Qualcosa di antico anzi di nuovo. Tra Papa Bergoglio e la foto di gruppo della sinistra europea.

di Bia Barasini

Immaginiamo una foto ideale, che raggruppi i leader della sinistra europea. Accanto ad Alexis Tsipras e Pablo Iglesias, che tante volte si sono trovati insieme sullo stesso palco, oggi lo scatto includerebbe senz’altro James Corbyn, il nuovo segretario del Labour Party inglese. E nell’impatto visivo, prima di qualunque analisi delle storie, posizioni, prospettive politiche di ciascuno, una differenza balzerebbe subito agli occhi: la differenza di età. La prestanza fisica dei leader mediterranei, che hanno rispettivamente 37 e 41 anni, è di immediata evidenza, almeno quanto i segni del tempo sul viso di Jeremy Corbyn, 66 anni. Ora, non è per gusto del gossip se qui ci si focalizza sull’età. È che nei tempi recenti l’anagrafe è stata trasformata, soprattutto in Italia ma non solo, in una categoria della politica.

Per questo ritengo utile osservare gli intrecci tra l’assunzione della data di nascita dei leader come fattore di cambiamento, le speciali caratteristiche del “nuovo” di cui sarebbe portatrice, l’età anagrafica dei protagonisti, e le culture politiche di cui sono portatori.…

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