Il cardinal Martini e l'”Imitazione di Cristo”: due “fonti” per una rilettura del “fare la comunione”
Nel corso di questo ultimo biennio, sotto la stimolante pressione dei lavori sinodali sulla famiglia, abbiamo dovuto rileggere la tradizione del “fare la comunione” con la disponibilità a lasciarci interrogare sulle nostre abitudini più consolidate e sulle evidenze apparentemente indiscutibili.
Tra le voci che con maggiore autorevolezza si sono pronunciate ci sono stati tutti coloro che, a partire da papa Francesco, hanno riscoperto una considerazione della “comunione” non solo come “premio dei perfetti”, ma come “farmaco e rimedio per chi è in cammino”. Una comunione non solo come “pienezza e compimento”, ma anche come “pedagogia e medicina”.
Tra la parole più belle che abbiamo ascoltato in questo periodo risuonano ancora quelle che C. M. Martini disse nella sua ultima intervista, quando invitò la Chiesa che si interrogava sulla “comunione ai divorziati risposati” a “capovolgere la domanda”, a guardare la realtà della famiglia e della eucaristia in una diversa prospettiva. Ricordiamo le sue parole profetiche:
“Portiamo i sacramenti agli uomini che necessitano una nuova forza?…
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