Jürgen Habermas: « Le djihadisme, une forme moderne de réaction au déracinement »

di Frédéric Joly

Le président François Hollande veut définir un « état de guerre » adapté à la situation. Que pensez-vous de cette discussion ? Croyez-vous plus généralement qu’une modification de la Constitution soit une réponse adaptée aux attentats du 13 novembre ?

Jürgen Habermas.- Il me semble sensé d’adapter à la situation actuelle les deux dispositions de la Constitution française relatives à l’état d’urgence. Si cette question est désormais à l’ordre du jour, c’est parce que le président a proclamé l’état d’urgence à la suite des événements choquants de la nuit du 13 au 14 novembre, et entend le prolonger trois mois durant. Je peux difficilement juger de la nécessité de cette politique et de ses raisons. Je ne suis en rien un expert des questions de sécurité.

Mais, envisagée à distance, cette décision ressemble à un acte symbolique permettant au gouvernement de réagir – vraisemblablement de la manière qui convient – au climat régnant dans le pays. En Allemagne, la rhétorique guerrière du président français, guidée semble-t-il par des considérations de politique intérieure, suscite plutôt des réserves.…

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Guerra e terrorismo. Non è mai troppo tardi.

di Raniero La Valle

La cintura esplosiva con cui qualsiasi jihadista può immolarsi causando una distruzione di massa in qualsiasi punto di Parigi o del mondo, ridicolizza tutta la potenza degli apparati militari che nella loro logica assassina hanno raggiunto la perfezione dotandosi delle bombe nucleari. Allo stesso modo l’arma bianca con cui qualsiasi palestinese può uccidere qualsiasi israeliano dopo sessant’anni di umiliata oppressione, rende inutile tutta la forza militare di Tsahal, l’esercito di Tel Aviv. Questo vuol dire che la potenza degli eserciti dei moderni Faraoni nel momento in cui ha raggiunto la sua massima capacità letale, non serve più a niente, non serve alla governabilità del mondo, l’unica vera governabilità che avremmo bisogno di istituire. Quella potenza oscena degli eserciti forniti di atomica ha potuto ultimamente, nel Novecento, servire a evitare la guerra tra i due blocchi mediante l’equilibrio del terrore, ma non ci può fare niente quando il modello della politica come guerra e come scontro tra amico e nemico ha liquidato ogni equilibrio ed ha raggiunto la massima asimmetria, avendo da una parte il kamikaze nella metropolitana, dall’altra la bomba atomica sul drone impunito nei cieli.…

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Non si può mai uccidere in nome di Dio

di Enzo Bianchi

Lo ha detto papa Francesco: utilizzare la religione per giustificare terrore e odio è una bestemmia.

Per questo il dolore per ciò che è accaduto in Francia non deve portarci a rispondere alla violenza con la violenza. Altrimenti rischiamo di fare il gioco dell’ unica divinità non invocata in nessuna preghiera: il denaro, che genera tante guerre.

«Utilizzare il nome di Dio per giustificare la strada della violenza e dell’ odio è una bestemmia ». Queste parole forti di papa Francesco, pronunciate all’ indomani della carneficina di Parigi, «inqualificabile affronto alla dignità della persona umana», continuano a risuonare con forza in queste ore in cui la strada perversa che «non risolve i problemi dell’ umanità» sembra ormai l’ unica che troppi hanno deciso di intraprendere.

Da più parti si sono levati appelli pacati alla fermezza e al non arrendersi alla brutalità disumana, continuando in una vita quotidiana che non si lascia attanagliare dalla paura, che coltiva amicizie, fraternità, normalità di rapporti in quella che definiamo una convivenza civile e che è frutto maturato anche sulle macerie della seconda guerra mondiale.…

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La democrazia cambia o precipita?

di Raniero La Valle

E’ risaputo, e non contestato da nessuno, che la Costituzione Italiana è il risultato eccellente dell’incontro di tre culture, messe a confronto e proiettate ad un progetto comune dal reagente della guerra, dell’antifascismo e della resistenza; ognuna di queste tre culture, la comunista, la liberale, la cattolica ha dato un’impronta di valore inestimabile alla Costituzione e quindi alla Repubblica: basti ricordare, per la cultura comunista, quel principio di realtà, quella cura delle persone concrete, che portò la più giovane deputata partigiana, Teresa Mattei, a fare inserire quel “di fatto” nell’art. 3 della Carta, che richiamava agli ostacoli non solo di principio, ma di fatto, economici e sociali, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e che toccava alla Repubblica rimuovere. . E per i liberali basti evocare l’impronta di Calamandrei, e per i socialisti di Lelio Basso. Ma qui vorrei ricordare la portata e il valore dell’innesto nella Costituzione del ’47 della cultura cattolica, senza per questo sminuire le altre.…

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Les “djihadistes” sont à l’islam ce que les Brigades rouges à la gauche démocratique

di Henri Goldman

Notre sidération face au carnage qui vient d’ensanglanter Paris ne doit pas nous faire oublier qu’il a des antécédents dans l’histoire du monde. L’islam, au nom duquel ces actes criminels ont été accomplis, n’est pas la première idéologie à engendrer des monstres qui se retournent contre ses principes créateurs. Le point de départ est toujours le même. Face à l’iniquité et à l’injustice, des femmes et des hommes entrent en résistance. Pour cela, ils peuvent s’appuyer sur des doctrines, religieuses ou séculières, qui donnent à leurs luttes un sens et une perspective. Si, la plupart du temps, cette résistance respecte les principes moraux et les droits humains universels, des courants s’en détachent régulièrement au nom d’une interprétation millénariste de leur inspiration et empruntent alors des voies criminelles tandis qu’ailleurs, des idéologies émancipatrices au départ peuvent se transformer en outils de domination au profit de nouveaux maîtres.

Cellules communistes combattantes en Belgique

Cet enchaînement ne vous rappelle rien ?…

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Mistica della fraternità.Lo stile nuovo della Chiesa e della teologia nei documenti programmatici del pontificato

di Christoph Theobald

Viaggiando attraverso la Francia si scopre, forse con stupore, di poter trovare su tutti i municipi – fin nell’ultimo paese – il motto ispirato alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, scolpito nella pietra come la legge mosaica: «Liberté – egalité – fraternité». Senza dubbio nel caso di questa triade risalente alla Rivoluzione francese si tratta di una secolarizzazione di valori cristiani centrali, che tuttavia non sempre sono stati perorati e difesi all’interno della Chiesa; basti pensare al riconoscimento della libertà di religione, avvenuto solo nel 1965 con il concilio Vaticano II. E che anche il rispetto dell’uguaglianza non sia esente da problemi non è forse mostrato dal recente dibattito nel cattolicesimo francese riguardo al «matrimonio per tutti» (mariage pour tous), quindi anche per omosessuali e lesbiche?

Per quanto concerne la scelta dei tre valori fondamentali, essa non è assolutamente così ovvia come si potrebbe supporre. Infatti questi non stanno allo stesso livello. Libertà e uguaglianza dei cittadini, qualora siano lese, possono essere portate in tribunale, in quanto appartengono alla sfera del diritto, la quale nel corso della storia ne ha sancito legalmente implicazioni e aspetti concreti.…

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La Pira e Montini, lettere sul mondo nuovo

di Marco Roncalli

Dopo quelle indirizzate a Pio XII e a Giovanni XXIII, a completare l’ epistolario con i papi, arrivano in libreria le lettere di La Pira a Paolo VI. Non tutte: 223 su oltre 1100 missive, scelte e introdotte da Andrea Riccardi e Augusto d’ Angelo curatori di Abbattere muri, costruire ponti (edizioni San Paolo, pagine 888, euro 35, il libreria da metà novembre), fedele rappresentazione dei temi indicati all’ amico divenuto papa da un uomo che leggeva la Bibbia e i segni dei tempi, prefigurando una Chiesa «pilota della storia». Gli incontri fra i due – dopo un primo contatto nel ’22 – risalgono ai primi anni 30. Montini era l’ assistente della Fuci e lavorava in Segreteria di Stato. La Pira, approdato a Firenze dalla Sicilia, insegnava e partecipava ad attività caritative. La loro amicizia si sarebbe rafforzata a tal punto che Montini nel ’43 avrebbe aperto casa sua al “professorino” fondatore di “Principi” allontanatosi da Firenze dopo l’ occupazione nazista, conservandosi negli anni successivi.…

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La Chiesta è nuova

di Raniero La Valle

Il Sinodo dei vescovi si conclude aprendo alla misericordia e prefigurando la conversione del papato in una chiesa sinodale

Sorpresa! Per quella novità che viene dallo Spirito, tanto cara a papa Francesco, o forse per le astuzie della storia, la vera questione che ha dominato il Sinodo non è stata la famiglia ma la riforma del papato, e perciò della Chiesa. E mentre sul primo tema la minoranza immobilista si è presentata ben agguerrita e in rimonta rispetto alla precedente fase sinodale, sulla riapertura della questione del primato e della figura della Chiesa si è trovata spiazzata, in conflitto con se stessa e soccombente. Il risultato è stato straordinario sia sotto il primo che sotto il secondo profilo. Quanto al primo, la famiglia e la coppia umana, assunte nella molteplicità delle loro situazioni, non sono state destinatarie di lusinghe e condanne, com’era fino ad ora, ma solo di misericordia: i divorziati risposati non sono più considerati pubblici peccatori, ma «sono battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti» e si vedrà come «possano essere superate» le diverse «forme di esclusione» di cui oggi sono gravati, in ambito liturgico e in ogni altra dimensione ecclesiale; non è vero, come dicono gli antipapa, che la comunione non è stata nemmeno nominata, lo è stata invece nella forma della negazione della negazione: «non sono scomunicati», dunque avranno l’eucarestia.…

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