Papi inesistenti

di Juan Manuel De Prada

Pubblichiamo quasi integralmente, in una nostra traduzione, un articolo uscito su «Abc» del 18 maggio scorso. «La difesa del capitalismo fa parte del nucleo della dottrina sociale della Chiesa?» si chiede provocatoriamente lo scrittore spagnolo, premio Planeta 1997, commentando alcuni recenti attacchi a Papa Francesco. In realtà, continua Juan Manuel De Prada, da settori neocon e filo-liberali si cerca di far passare tra i cattolici più distratti la convinzione che le dichiarazioni di Bergoglio su questioni sociali ed economiche sostengano tesi marxiste, diffondendo anche in questo modo un’immagine falsa del Pontefice.

Su capitalismo e dottrina sociale della Chiesa Francesco non ha detto nulla che sfidi il magistero dei suoi predecessori. Nella Rerum novarum Leone XIII già denunciava le ingiustizie della società capitalista, in cui «un piccolissimo numero di straricchi ha imposto all’infinita moltitudine dei proletari un gioco poco meno che servile». In modo ancora più incisivo, Pio XI affermava nella Divini redemptoris che il liberalismo ha aperto la strada al comunismo, poiché l’«economia liberale» ha lasciato i lavoratori nel più grande «abbandono religioso e morale»; e nella Quadragesimo anno denunciava la concentrazione del denaro in poche mani e l’emergere di un «imperialismo internazionale del denaro», propiziato da una «supremazia economica» fondata sulla «bramosia di lucro», e sulla «sfrenata cupidigia del predominio».…

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Giorgio La Pira costituente

Incontro di studio dell’Associazione culturale nazionale “Giorgio La Pira”, con il patrocinio della Fondazione “Giorgio La Pira”, dell’Accademia di studi storici “Aldo Moro” e dell’Archivio storico Flamigni

Giorgio La Pira costituente

Civita Castellana, 27 giugno 2015, h.17

Indirizzi di saluto Dott.Emilio Corteselli (Presidente dell’Associazione culturale nazionale “Giorgio La Pira”)

Relatore e coordinatore Prof.Giovanni Bianco (Università di Sassari)

Intervengono Prof.Carlo Bersani (Università “Niccolò Cusano”) Prof.Giulio Conticelli (Università di Firenze. Vicepresidente Fondazione “Giorgio La Pira”) Sen.Sergio Flamigni (Politico e saggista) Prof.Aurelio Rizzacasa (Università di Perugia) Prof.Nicola Tranfaglia (Università di Torino) L’incontro di studi si terrà presso la Sala delle conferenze della Curia Arcivescovile, P.zza Matteotti, 5

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Note a margine del varo dell’Italicum

di Franco Monaco

Ho votato la fiducia al governo che inopinatamente l’ha posta sull’Italicum, ma non ho partecipato al voto finale sulla legge. Per ragioni di metodo e di merito, ma non voglio tornarci su. Solo un cenno. Da vecchio ulivista impenitente non posso derogare a due principi: a) che le regole si scrivono insieme; b) che un premio alla lista, a dispetto della retorica bipartitica, rischia di affossare il bipolarismo e di spingere il PD ad assumere i contorni di partito della nazione pigliatutti e non già di partito di centrosinistra alternativo al centrodestra appunto nel solco dell’Ulivo. Un processo già in corso, al centro (alludo alle transumanze parlamentari) e in periferia, con fenomeni di opportunismo/trasformismo che certo non giovano a restituire credibilità alla politica. Ma già si sono spese molte parole, ciascuno ha avuto modo di svolgere i propri argomenti. Sia gli apologeti, sia i critici della nuova legge elettorale. Mi preme piuttosto, ex post, fare qualche considerazione a margine.…

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Habermas e il rapporto tra fede e ragione. La convergenza originaria

di Gian Enrico Rusconi

«Con il trasformarsi del concetto di peccato in quello di senso di responsabilità, con il trasformarsi della violazione dei comandamenti divini in trasgressione di leggi umane, qualcosa è andato certamente perduto. Ancora di più ci turba l’irreversibilità della sofferenza passata: quel torto agli innocenti maltrattati, uccisi, umiliati che eccede ogni misura possibile di risarcimento. La speranza perduta nella resurrezione lascia dietro di sé un vuoto evidente». Con queste parole, scritte qualche anno fa in Fede e sapere, Jürgen Habermas rieccheggiava un noto motivo di Theodor W. Adorno. Ma l’intenzione habermasiana è di andare oltre l’impossibile utopia adorniana della redenzione. Nel frattempo il filosofo ha offerto nuove riflessioni che dovrebbero aprire un nuovo capitolo di quello che felicemente definisce «un nuovo approccio cognitivo tra fede e ragione». Questo approccio ha uno dei fattori portanti nel concetto di elaborazione linguistica del sacro o, in un termine apparentemente più semplice, traduzione. In questa ottica leggo l’ultimo libro ora in italiano Verbalizzare il sacro.…

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Gioia e speranza, misericordia e lotta. A cinquant’anni dalla Gaudium et Spes

di Raniero La Valle

Cari Amici, quando tre anni fa abbiamo cominciato i nostri incontri per celebrare i 50 anni dal Concilio, e abbiamo previsto di giungere a parlare della Gaudium et Spes, abbiamo corso un grosso rischio. Perché se nel frattempo non fosse successo niente, se non fosse arrivato papa Francesco, oggi avremmo rischiato di fare dell’archeologia. Avremmo parlato di un documento ormai vecchio, obsoleto, che non era piaciuto neanche allora ai migliori protagonisti del Concilio, per una sua certa dipendenza mondana, per un suo ottimismo della volontà che sembrava non fondato ed ingenuo, per un suo evangelismo debole e per la mancanza di un’intelligenza messianica; un documento che aveva condannato la guerra totale ma non aveva messo al bando l’atomica, che aveva accondisceso alla deterrenza e relegato in una nota a piè di pagina la Pacem in terris, che si era accorto dell’amore umano tra i coniugi ma poi aveva lasciato al papa di decidere come dovessero farlo; e mentre il nostro movimento aveva preso il nome della Chiesa dei poveri, i poveri nella Chiesa oggi starebbero ancora nelle catacombe, come dalle catacombe era uscito il “patto” dei vescovi più conciliari sulla povertà della Chiesa; i poveri sarebbero nelle catacombe e non si riunirebbero invece in Vaticano nell’aula del “vecchio Sinodo”, non si farebbero il bagno e la barba sotto il colonnato di san Pietro, non andrebbero al concerto ai primi posti nell’aula Paolo VI e non sarebbero invitati a visitare la cappella Sistina, dato che anch’essi hanno diritto non solo al pane ma anche alla bellezza.…

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Gli schiavisti stanno fra noi

di Giorgio Cremaschi

Il film “Amistad” di Spielberg, che narra la storia vera di schiavi ribellatisi su una nave ai propri negrieri e finiti così negli Stati Uniti, si conclude con il bombardamento da parte della flotta britannica del forte schiavista di Lomboko, sulle coste dell’attuale Sierra Leone. Magari questa storia del primo 800 avrà ispirato Matteo Renzi e quanti nella UE pensano di affrontare le migrazioni con il bombardamento dei barconi, ma è proprio la falsità e la malafede del paragone a definire tutta l’infamia di questa intenzione.

Nel 1839 gli africani della nave Amistad erano stati rapiti e consegnati ai mercanti di schiavi europei, molti gli italiani tra questi, per essere trasportati e venduti nel sud degli Stati Uniti. La loro ribellione li fece approdare al Nord ove, dopo un celebre processo, furono liberati. Essi allora chiesero e ottennero di essere riportati in Africa.

Ecco il punto fondamentale di differenza: coloro che muoiono o approdano sulle nostre coste non sono stati rapiti e non vogliono tornare a casa, essi sono semplicemente migranti.…

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Non credenti, così cambia il dialogo

di Enzo Bianchi

L’importanza che papa Francesco attribuisce al dialogo all’interno della Chiesa è emersa fin dal suo primo apparire dalla loggia di San Pietro: quell’invito a «camminare insieme, vescovo e popolo» e, più ancora, quel conferire persino alla benedizione papale una dimensione dialogica – con la richiesta di essere benedetto prima di benedire – hanno inaugurato uno stile che è stato poi mantenuto nella creazione del consiglio dei cardinali, nelle modalità di preparazione e svolgimento del sinodo, anzi, dei due sinodi dei vescovi sulla famiglia, nelle Gmg a Rio come nelle visite pastorali alle parrocchie romane o alle varie chiese locali nel mondo.

Anche nei confronti delle altre Chiese cristiane il dialogo è apparso subito una chiave di lettura privilegiata per comprendere le modalità di approccio di papa Francesco: dai frequenti incontri con il patriarca ecumenico Bartolomeo – a Gerusalemme, in Vaticano, a Istanbul – alla visita inattesa alla comunità pentecostale di Caserta, al prossimo incontro con la comunità valdese di Torino, le occasioni di dialogo ricercate e perseguite dal papa non si contano.…

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Il dovere di accogliere i migranti

di Lucio Caracciolo

Per il resto delle nostre vite dovremo convivere con l’emigrazione dall’Africa e dal Medio Oriente. Possiamo provare a gestire il fenomeno, ma non risolverlo con la forza. Ultima chiamata per i “valori europei”.

I flussi migratori non si fermano. Al massimo si deviano.

A meno di non ricorrere alla forza, per esempio costruendo il Muro di Berlino. Fortificando la frontiera fra Stati Uniti e Messico con tecnologie d’ultima generazione. Salvo scoprire che prima o poi anche i muri crollano e i confini impenetrabili si svelano porosi.

Quando affrontiamo l’emergenza Libia dobbiamo partire dall’esperienza storica. Da cui deduciamo che in attesa di ristabilizzare quel paese e spegnere i focolai di guerra accesi attorno ad esso, dal Sahel al Corno d’Africa, dal Levante al Golfo Persico, avremo a che fare per il tempo prevedibile con masse di donne, uomini e bambini (molti non accompagnati) in caccia di speranza. Sinonimo, per loro, di Europa.

Questo dramma occuperà il resto delle nostre vite.…

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L’ostilità verso l’altro è la notte delle coscienze

di Enzo Bianchi

L’8 luglio 2013 a Lampedusa papa Francesco chiedeva: “Chi è responsabile del sangue di questi fratelli e queste sorelle in umanità? Abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna… la cultura del benessere ci rende insensibili alle grida altrui!”. Siamo diventati insensibili perché non vediamo l’essere umano che c’è dietro ogni vita spezzata, mentre bisognerebbe conoscere ciascuno di loro: il suo volto, le sue sofferenze, le angosce e le speranze, le persone che ama e che lasciato, quelle che porta nel cuore ovunque vada, quelle che lo custodiranno sempre nel ricordo. E invece no: solo numeri, che hanno peso solo se sono alti, sempre più alti, mentre va sempre più a fondo la dignità di chi non vuole vedere, di chi distoglie lo sguardo dagli occhi dei propri compagni di umanità. Bisognerebbe ascoltarli quando parlano di chi hanno lasciato, delle violenze patite, della solidarietà ma anche della diffidenza incontrata nel nostro paese, di cosa sperano di fare non “nella” vita ma “della” loro vita.…

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L’avventura partigiana del comandante Paolo sulle colline di Fenoglio

di Massimo Novelli

Non è un caso che Tonino Guerra, il poeta romagnolo scomparso qualche anno fa, sia stato un collaboratore e un amico di Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly. Perché l’ottimismo, il «sale della vita» predicato dallo sceneggiatore di Federico Fellini in un noto spot televisivo è il nocciolo della filosofia pratica dell’imprenditore di Alba.

Era così anche per il padre del signor Eataly: Paolo Farinetti, comandante partigiano della XXI brigata Matteotti “Fratelli Ambrogio” nelle Langhe e iniziatore delle fortune di famiglia.

A lui, morto nel 2009, Farinetti ha dedicato Mangia con il pane, scritto con il contributo del ricercatore storico Fabio Bailo e pubblicato ora da Mondadori.

La storia del comandante Paolo, delle sue imprese nella Resistenza come la liberazione di alcuni prigionieri dal carcere fascista di Alba nel marzo del 1945, non è finzione, ma vita vera: prima la conquista della libertà e poi, nel dopoguerra, la costruzione della sua impresa commerciale, gli ipermercati della Unieuro, la cui vendita è all’origine della nascita di Eataly.…

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