Integrazione e “mafia capitale”. Chiudere i campi rom, ghetti del XXI secolo

di Cristina Mattiello

«I campi vanno chiusi e ai rom occorre dare le case»: la dichiarazione della nuova assessora alle Politiche sociali del Comune di Roma, Francesca Danese, ha scatenato immediatamente, come prevedibile, furibonde polemiche. Quello che colpisce, quando si parla di rom, è che, davvero, sembra che non siano esseri umani come tutti gli altri. Perché dovrebbe suscitare scandalo l’idea che possano essere aiutati a vivere una vita dignitosa? È una domanda che è anche difficile porre, tanto è radicato il pregiudizio che queste comunità non siano capaci di vivere come tutti gli altri e, comunque, non ne abbiano diritto perché… intrinsecamente – geneticamente, si è arrivati a dire! – “brutti, sporchi e cattivi”. “Prima gli italiani”: non sono più solo i leghisti e l’estrema destra a proclamarlo. Anni di battage razzista istituzionale hanno progressivamente fatto perdere a una larga parte del Paese solidarietà, umanità e buon senso. Bisogna con forza contrastare sul piano teorico la visione ormai dominante delle relazioni interetniche, che si basa sulla premessa tecnicamente razzista dell’inferiorità di alcuni gruppi, e che ne legittima, anzi implica la discriminazione.…

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Pensare come Pollock

di Massimò Donà

Filosofia rarefatta, vertiginosa nei propositi e nello “stile”, quella di Vincenzo Vitiello; filosofo napoletano che, anche in questo nuovo lavoro, “L’immagine infranta. Linguaggio e mondo da Vico a Pollock” (Bompiani, pp. 233, euro 20), continua provvidenzialmente a provocarci. A venire messa in questione è questa volta la vicenda del “moderno”; ma non solo. Più in generale, infatti, viene qui interrogata la pretesa di dire il mondo e la vita, ma soprattutto di dirceli restituendone con forza la reale ricchezza e l’irrisolvibile enigmaticità. D’altro canto, questo hanno sempre tentato di fare gli umani con la filosofia, ma anche con il teatro, la pittura, la musica, la poesia. Per secoli si sarebbe cercato di abbracciare le cose tutte, di decifrarle appellandosi a un sapere finalmente capace di rispecchiarne fedelmente la “figura”; sì da rendere conto anche di ciò che, delle medesime, non si sarebbe mai lasciato “tradurre” e tanto meno conformare alle regole di una lingua comune.

Vitiello ripercorre così un originalissimo itinerario che lo conduce da Vico a Pollock, passando attraverso la scrittura di Cervantes e di Goethe, ma confrontandosi, di volta in volta, con Nietzsche, Wittgenstein, Husserl e Heidegger, oppure con Benjamin e Kafka.…

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