Ttip, il servo sciocco italiano

di Vincenzo Comito

Il premier Renzi spinge per una rapida approvazione del trattato di libero scambio tra Europa e Usa. Proprio mentre, in Francia e Germania, crescono le obiezioni

L’attuale governo appare ormai chiaramente come l’ennesima sciagura, peraltro certamente non casuale, capitata al nostro paese. Se c’era ancora bisogno di una conferma a questa triste constatazione, a parte le vicende del cosiddetto job act e quelle del patto di stabilità, essa è fornita ora con evidenza dalle ultime notizie relative alle trattative che si vanno affannosamente svolgendo in gran segreto tra Bruxelles e Washington intorno al TTIP. Sul tema sono comparsi a suo tempo su questo sito molti articoli di commento e quindi non ci soffermiamo in dettaglio sui contenuti del progetto, né sui suoi molti punti deboli. Nei fatti, l’avanzamento di tale schema, la cui iniziativa si deve al governo statunitense, si sta di recente scontrando, tra l’altro, con l’opposizione di una crescente parte dell’opinione pubblica del nostro continente e, almeno per alcuni aspetti del progetto, anche da parte di alcuni tra i più importanti governi europei.…

Leggi tutto

Perchè il Jobs Act destinerà i lavoratori al precariato perenne

di Paolo Pini

Se l’economia non funziona, è inutile riformare il lavoro. Le risorse a disposizione non permettono di garantire un reddito a chi perde il posto

Il combinato disposto tra Legge di stabilità e Jobs Act è un pacco contro lavoro e diritti. Andando oltre la retorica che il discorso politico ci propone quotidianamente, colmo di surrealismo e mistificazione, questo è il dato che emerge da ciò che il governo sta facendo.

Si afferma che occupazione stabile e posto fisso sono residui di pensiero novecentesco: i costi dei diritti non possono più essere a carico dell’impresa, ma trasferiti sul mercato con l’aiuto dello Stato che deve accompagnare le persone favorendone l’occupabilità. Ma si sostiene anche che l’accesso ad una occupazione temporanea e l’opportunità di un contratto a tutele progressive sono i porti di ingresso per quell’occupazione stabile e ben retribuita che può essere assicurata alle nuove generazione solo con il trascorrere del tempo.

Questa è una evidente contraddizione. Se si nega con la prima affermazione la fattibilità di un lavoro stabile e tutelato perché non siamo più nel secolo breve ma nell’economia globalizzata del nuovo millennio in cui il capitale è libero di andare dove più conviene e la competizione è oggi su scala globale, non si capisce come possa essere contemporaneamente vera la seconda affermazione, ovvero che questo lavoro stabile e tutelato possa essere comunque raggiunto ma solo dopo la necessaria transizione in una fase di precarietà.…

Leggi tutto

Quella voglia (latente) di cooperazione

di Antonio Zanotti

A distanza di quasi 90 anni dalla grande depressione, il dibattito economico non sembra abbia fatto grandi passi in avanti. Riflessioni a partire dai libri di Piketty e Rifkin

Dall’inizio dell’800, quando in Inghilterra il sistema capitalistico si era già consolidato e veniva mostrato agli altri paese la strada che avrebbero seguito (De te fabula narratur – come scriverà più tardi Marx), ogni crisi economica che si è presentata ha sollevato movimenti di protesta che mettevano in discussione il paradigma economica dominate, basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. Sino al 1989, l’anno della caduta del muro di Berlino, la maggioranza di questi movimenti è raggruppabile sotto la bandiera del Socialismo, sistema fondamentalmente basato sulla proprietà pubblica dei mezzi di produzione. Da quella data però il paradigma della proprietà pubblica ne è uscito talmente screditato che nelle crisi successive, in particolare quella drammatica scoppiata nel 2007, nessuno si è fatto portavoce di soluzioni socialistiche, se non movimenti marginali.…

Leggi tutto