Renzi e la scuola: demagogia e dilettantismo

di Marina Boscaino

Il 24 febbraio, nel discorso al Senato, aveva detto: «Chi di noi tutti i giorni ha incontrato insegnanti, educatori, mamme, sa perfettamente che c’è una richiesta straordinaria: restituire il valore sociale agli insegnanti, e questo non ha bisogno di riforme, denaro, commissioni di studio. Ma del rispetto per chi va quotidianamente nelle nostre classi e si assume il compito struggente di essere un collaboratore alla creazione di una creatività. Ci sono fior di studi che dicono che un territorio che investe sull’educazione cresce in maniera proporzionale». Da questa considerazione, un impegno preciso: «Tutte le settimane il mercoledì entrerò in una scuola diversa, mi recherò come facevo da sindaco nelle scuole per dare un segnale simbolico, se volete persino banale, per far capire che da lì riparte un Paese».

Da allora sono passati oltre 6 mesi. Un tempo durante il quale il premier non ha fatto che ribadire incessantemente la centralità della scuola, quasi a convincerci che le parole inverino fatti.…

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Il lavoro non è una merce.L’articolo 18 è l’avamposto più avanzato di questa concezione

di Nicola Tranfaglia

Un’economia moderna, e degna di questo nome, in grado di avere una elevata competitività e quindi di incoraggiare la ricerca scientifica necessaria puntando sull’innovazione di processi e di prodotti e promuovendo – di conseguenza – occupazione è proprio ciò di cui l’Italia ha sicuramente bisogno. In un Paese come il nostro, nel quale le Partecipazioni Statali nell’industria (che hanno accompagnato quasi un secolo di storia) non esistono più, la lotta che l’attuale governo delle larghe intese, con l’appoggio determinante del Nuovo Centro destra di Angiolino Alfano e, in certi casi, persino di Forza Italia, e in cui – se si escludono la Fiat-Chrisler di Marchionne e l’ENI di De Scalzi e dei suoi collaboratori – ci sono soprattutto piccole imprese che copiano i loro prodotti, affidandosi al “genio italico”, il rischio è che le politiche di austerità e di precarietà espansiva, che informano tuttora la Commissione Europea (vedi le Raccomandazioni del giugno 2014), continuino influenzare i paesi dell’Eurozona a cominciare dall’Italia.…

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Cono d’ombra

di Antonio Padellaro

Con tutti i problemi che abbiamo non si sentiva proprio il bisogno di un replay di Berlusconi che fa il clown e passeggia per il cortile di Palazzo Chigi leccando un gelato. Anzi, duole dirlo, ma perfino l’ex Cavaliere avrebbe evitato di fare il pagliaccio con il governo nel bel mezzo di una crisi economica ogni giorno più devastante. Ma, come il Pregiudicato (con il quale non a caso è culo e camicia e stringe patti segreti), Renzi pensa di fare fessi gli italiani con queste piccole armi di distrazione di massa.

Non gira un euro, i negozi sono vuoti, le imprese chiudono, le famiglie affrontano il peggiore autunno dagli anni 50, ma il premier giovanotto viene immortalato mentre mangiucchia banane o si tira una secchiata d’acqua in testa.

Come dire: ragazzi va tutto benone, e se i gufi dell’ Economist mi dipingono come un adolescente immaturo accanto a Hollande e alla Merkel mentre la barchetta dell’euro affonda, io ci rido sopra e fo il ganzo.…

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Si fa presto a dire Rivoluzione

di Massimo Carlo Giannini

Nei titoli di testa di uno dei più bei film di Sergio Leone, Giù la testa! (1971), ambientato durante la rivoluzione in Messico nel 1913, compare un aforisma tratto dal Libretto rosso di Mao Zedong: «La Rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo […]. La Rivoluzione è un atto di violenza» . Sarebbe interessante sapere se tutti coloro che in Italia, sempre più spesso, evocano la rivoluzione abbiano mai letto quelle parole o almeno visto quel film. E se politici, giornalisti e blogger che commentano quei discorsi abbiano in gioventù scandito slogan inneggianti alla “rivoluzione”, russa, cinese o cubana che fosse. Peraltro questa parola non ha sempre avuto il significato che comunemente le attribuiamo: nel XVII secolo esso deriva dal linguaggio dell’astronomia, ove indica il moto di corpo celeste intorno al suo centro di gravitazione (ad esempio quella della Terra intorno al Sole). Allora indicava un cambiamento dei vertici dello Stato che, al pari del moto degli astri, rientrava in qualche modo nell’ordine naturale delle cose.…

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Che mestieraccio badare a Fedor

di Antonella Barina

Tradotte per la prima volta in versione integrale le memorie di Anna, la moglie di Dostoevskij. Uomo lacerato, afflitto dalla malattia e dai vizi. Gioco in primis. Ma lei trovò la ricetta per liberarlo.

È il 4 ottobre 1866 quando la giovane Anna Grigor’evna Snitkina viene assunta come stenografa da Fëdor Dostoevskij. Pressato dai debiti, lo scrittore ha firmato un contratto capestro con un editore senza scrupoli: se entro un mese non riesce a consegnargli un nuovo romanzo, è costretto a cedergli i diritti di tutte le sue opere. Il tempo stringe e dettare il romanzo potrebbe accelerarne la stesura.

Ed eccolo in preda al furore creativo che cammina su e giù per la stanza, una sigaretta dietro l’altra, mentre lei stenografa di giorno e trascrive di notte. Settimane trascorse insieme, tra dettatura, chiacchiere, confessioni, ricordi, schermaglie. In 26 giorni nasce Il giocatore, storia di un doppio amore travolgente e devastante: quello inesorabile per la roulette e quello per una bella dama senza pietà, che incita al tavolo verde.…

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