L’universo come scenario della rivelazione divina.Le implicazioni spirituali della fisica quantistica

di Claudia Fanti

Se aveva ragione Tommaso d’Aquino ad affermare che l’errore sulle cose del mondo può portare all’errore sulle cose di Dio, un’adeguata comprensione della natura dell’universo si rivela essenziale per giungere a una più corretta immagine divina. In questo risiede la straordinaria importanza del libro Quantum Theology del religioso irlandese Diarmuid O’Murchu (v. Adista Documenti n. 39/13), vera pietra miliare nel cammino di riflessione teologica più aperto alle nuove acquisizioni scientifiche (quel percorso in ascolto del nuovo racconto sacro trasmesso dalla scienza a cui possono essere ricondotti a vario titolo, e con diversi gradi di coinvolgimento, teologi come Thomas Berry, Leonardo Boff, Frei Betto, Matthew Fox, Roger Haight, John Haught, Elizabeth Johnson, Sallie McFague, José María Vigil, per citare solo alcuni dei nomi che hanno trovato maggiormente spazio su Adista: tra i numerosissimi interventi ospitati sulla materia, v. Adista Documenti nn. 26/09, 29/10, 30/12 e 5/13). Pubblicato già nel 1997 e ristampato, in una nuova edizione rivista e aggiornata, nel 2004 (con il sottotitolo The Spiritual Implications of the New Physics), il libro di O’Murchu è uscito ora anche in spagnolo (Teología cuántica.…

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La sinistra, il senso comune e il cristianesimo

di C. Fernández Liria – L. A. Zahonero

(…). Vorrei richiamare l’attenzione su due peculiarità della congiuntura politica in cui ci troviamo. Si tratta di un momento critico alquanto particolare, in cui, da un lato, sembrerebbe tutto più difficile che mai e, dall’altro, tutto più facile di quanto sia mai stato.

Cominciamo dalla difficoltà. È tutto più difficile perché, dagli anni ’80 – e ancor di più oggi con la crisi economica – i più ricchi e potenti del pianeta sono passati all’offensiva e hanno intrapreso una rivoluzione. Sì, ora i rivoluzionari sono loro: sono loro quelli disposti a sopprimere tutte le istituzioni a sostegno di una vita umana decente e dignitosa. Neppure il nichilismo anarchico più radicale si era spinto così lontano. Allo scopo di salvare gli interessi di un capitalismo finanziario da casinò, sono disposti a trasformare questo pianeta in un deserto, a far morire di fame la metà della popolazione mondiale speculando sul mercato degli alimenti di base, a demolire ogni singola conquista realizzata dalle lotte rivoluzionarie di due secoli all’interno di quello che si chiama Stato di Diritto (che non è qualcosa che ci abbiano regalato, bensì qualcosa che è senza dubbio molto precario e molto imperfetto, ma che è stato strappato ai potenti con molta lotta, molto sangue e molti morti).…

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Quell’alleanza mancata tra marxismo e cristianesimo: un’occasione persa, un regalo al capitalismo

di Claudia Fanti

Che la mancata alleanza tra sinistra marxista e cristianesimo abbia rappresentato per entrambi un’incredibile occasione persa, in molti lo hanno evidenziato nel corso del tempo. Da parte cristiana, non si può non ricordare il contributo offerto dal grande teologo della Liberazione José Comblin, il quale, in particolare nel suo libro Il popolo di Dio, si era soffermato a lungo sulla questione. In generale, affermava il teologo di origine belga, la Chiesa, in tutta la sua storia, si è sempre occupata dei poveri, ma, limitandosi ad aiutarli, non si è mai veramente identificata con essi, insegnando loro, piuttosto, a non ribellarsi, a essere pazienti, a fare come Gesù, che non oppose resistenza a quelli che lo crocifiggevano. Se con l’avvento della rivoluzione industriale e la nascita del proletariato urbano, alcuni documenti episcopali denunciarono lo sfruttamento dei lavoratori, lo fecero appellandosi sostanzialmente alla coscienza dei ricchi e prendendo le distanze dai movimenti operai, «in nome della carità, dell’unione tra tutti e della necessaria pazienza dei lavoratori».…

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Vuoto di Libia

di Ennio Di Nolfo

In Italia si guarda alla situazione della Libia con un doppio sentimento, derivante dalle immigrazioni: pietà e paura. Ma la questione è più complessa. Il problema centrale riguarda l’inesistenza di un governo libico capace di controllare ciò che avviene nel paese e l’oscuro avvenire che lo attende. Il vuoto di potere dovrebbe far riflettere. L’esperienza del “califfato” ISIS o quella dei guerriglieri di Boko Haram insegna. Ma i rischi dell’insediamento di un potere islamista in Libia sarebbero per l’Italia devastanti. Il sen. Latorre afferma che i servizi segreti italiani in Libia sono i più efficienti. Questa efficienza dovrebbe portare a un risultato. Ma il problema non offre soluzioni trasparenti. Infatti dire oggi chi possa costituire un governo stabile in Libia è come affidarsi a un oroscopo. Una volta questo governo c’era. Il colonnello Gheddafi, dittatore mercuriale e teatrale, poteva non piacere; anzi piaceva a pochi: soprattutto non agli Stati Uniti. Ma aveva stabilito un rapporto decente con l’Italia: scambi petroliferi e commerciali, in cambio del controllo delle coste.…

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“A Roma le donne non la danno”.Parola di Giacomo Leopardi

di Corrado Augias

Le lettere che Giacomo Leopardi scrisse da Roma durante i due brevi soggiorni nella capitale pontificia raccolte in Questa città che non finisce mai sono illuminanti – come del resto tutto ciò che scrisse. Una prima volta furono sei mesi (1822-24) quando era venticinquenne. La seconda, altri sei mesi tra il 1831 e il 32, con l’amico Ranieri, che resterà con lui fino alla fine. Fuggito da Recanati («borgo selvaggio») sperava di trovare a Roma circolazione d’idee e maggiore libertà. La città lo deluse, più ancora lo delusero i letterati romani, di cui poté constatare profonda ignoranza perfino del latino, circostanza che lo scandalizzò.

Lo deluse la corte pontificia, dove gli sarebbe stato possibile trovare un impiego grazie al segretario di Stato di Pio VII cardinale Consalvi, che rifiutò. Lo deluse l’ambiente pontificio angusto e corrotto, nessuna spiritualità e mercimonio. Lo deluse la città, al contrario di quanto era accaduto ad altri scrittori ed artisti che avevano trovato in Roma l’ambiente favorevole ad una accesa o romantica ispirazione.…

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Effetto Ellington. Una vita da re dell’età del jazz

di Lucio Villari

L’America celebra il mito del grande compositore morto quarant’anni fa con una biografia che ne svela il genio musicale e i segreti.

Non ha perso verità storica la definizione che Francis Scott Fitzgerald nel 1931, mentre correvano le onde della grande depressione, aveva dato del tempo felice che il jazz aveva fatto fiorire dalla America ruggente. «L’Età del Jazz fu un’età di miracoli, di arte, di eccessi; fu anche un’età di satira, mentre un’intera società diventava edonistica, si dedicava al piacere. Jazz voleva dire sessualità, ballo, musica. Uno stato di eccitazione nervosa simile a quello che può esserci in una città che, in guerra, sta nelle retrovie del fronte».

E la prima guerra mondiale che vide mobilitati due milioni di americani sui fronti europei, non fu estranea all’esplosione del jazz, se è vero che la prima incisione discografica è del 1917 mentre i soldati si imbarcavano per aiutare italiani, inglesi e francesi logorati nelle trincee. Come aveva notato Cesare Brandi, «la fine euforica della prima guerra mondiale» è contrassegnata dal jazz americano.…

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