L’abate rivoluzionario
La lettura dell’autobiografia di Giovanni Franzoni, che si autodefinisce “cattolico marginale”, è ricca di insegnamenti per capire l’evoluzione della Chiesa istituzionale nei rapporti con la contemporaneità, negli anni della generazione del ’68 e della contestazione. Essa è stata trascritta da dettatura registrata perché il protagonista – scrivono nella nota introduttiva Salvatore Ciccarello e Antonio Guagliumi, della Comunità cristiana di base di San Paolo (Roma) – ha perso quasi totalmente l’uso della vista. Alcune sue intuizioni di quarant’anni fa, come quella della libertà politica dei cattolici che a lui tanto costò, godono già ora di normale cittadinanza nella Chiesa; altre, come l’auspicio di una Chiesa povera e libera da interessi mondani, costituiscono il filo conduttore di papa Francesco. In questa prospettiva più che di un cattolico marginale, forse bisognerebbe parlare di uno dei tanti profeti che nella testimonianza del Vangelo hanno incontrato la verità nella storia. Non dobbiamo dimenticare che le “esperienze pastorali” di don Milani nel 1958 furono condannate dalla gerarchia cattolica e oggi il papa argentino, nell’assemblea sulla scuola, cita il priore di Barbiana come un esempio da seguire.…
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