Il fantasma sorridente di Mauro Rostagno
Un libro di Adriano Sofri sul sociologo ucciso dalla mafia.
Il bel libro – deciderà il lettore se collocarlo nella categoria delle memorie, tra le cronache ottocentesche o le pièces teatrali – si apre con una visione. Chicca Roveri, la vedova di Mauro Rostagno, racconta al processo come vide la scena del delitto (è la prima volta; in un quarto di secolo, non era mai stata sentita). «Sono arrivata per prima, da sola. Ho capito che era già morto, mi sono seduta in braccio a lui, gli ho sfilato dal dito la fede che ci eravamo appena regalati. Ero sporca di sangue, gli ho parlato. Gli ho detto: adesso sei solo». Furono pochi minuti; sia Mauro che Chicca vestivano sempre di bianco, una regola della loro comunità.
Quindi, noi abbiamo – prima che arrivino i carabinieri, i lampeggianti, i fari della scientifica – il buio della notte e due corpi bianchi, come fantasmi, dentro una Fiat Duna dalle portiere aperte e i fari accesi in mezzo a una trazzera.…
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