Il conflitto Napolitano-Berlusconi e le colpe della politica

di Angelo Cannatà

Silvio Berlusconi è persona che divide come nessun’altra nel panorama politico italiano: lo odi o lo ami: da vent’anni è così per gran parte dell’opinione pubblica. Sentimenti legittimi. Naturali. Che tuttavia è bene allontanare da sé, per capire davvero ciò che accade oggi sotto i nostri occhi. Lo scontro tra il Capo dello Stato e il leader di Forza Italia tocca in queste ore – dopo le rivelazioni di Geithner – il livello più alto. Napolitano: non c’è stato nessun complotto nel 2011. Il Cavaliere: “E’ lui il regista. Ridicolo che adesso pensi di lavarsene le mani.” E’ un conflitto che vede schierati – su opposti fronti e con argomenti antitetici – partigiani/cortigiani/fan.

Chi non si è mai iscritto né all’uno né all’altro club, osserva. Ma nello stesso tempo è chiamato a pronunciarsi. Il Caimano e “Re Giorgio” sono personalità criticabili (e criticate), ma adesso, nel caso specifico, dove sta la verità? Parola complessa. La verità assoluta non si avrà mai.…

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La crisi è in crisi se è permanente

di Roberto Esposito

“Crisi economica”, “crisi di governo”, “crisi di valori”, “crisi di identità”. Pochi concetti appaiono oggi più inflazionati di quello di crisi. Al punto da far pensare che esso stesso sia entrato in crisi – se tutto è in crisi, il termine finisce per perdere di significato. Contratto o dilatato, generalizzato ed enfatizzato, esso è in continuo transito da un ambito all’altro della vita contemporanea. Una mappa decisiva di tale fenomenologia è adesso fornita da Alessandro Colombo nel saggio, edito da Feltrinelli, Tempi decisivi. Natura e retorica delle crisi internazionali. L’autore muove da una palese contraddizione. Dalla finanza globale alle istituzioni democratiche, dalle relazioni internazionali a quelle familiari, il vento della crisi soffia in maniera convulsa su tutta l’esperienza contemporanea. Eppure, sul piano etimologico il termine “crisi” richiama proprio l’opposto di qualcosa di indeterminato. In greco “krisis” deriva dal verbo “krino”, che significa scegliere, dividere, decidere in maniera netta. Sia in medicina che nella politica e nell’economia, dove il concetto è transitato tra Sei e Settecento, la crisi segnala una situazione di estrema difficoltà da cui si può uscire solo con un’opzione radicale.…

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Il populismo come confine estremo della democrazia rappresentativa. Risposta a McCormick e a De Salvio e Mameli

Il populismo è il confine estremo della democrazia rappresentativa. Quando il populismo diventa potere di governo si corre il rischio di un’uscita dalla democrazia e dall’ordine costituzionale. Il populismo mette a rischio l’uguaglianza formale che le regole costituzionali hanno il compito di proteggere. In questo articolo, Nadia Urbinati riprende alcune tesi che sono elaborate in maniera più estesa e analitica nelle sue due più recenti monografie, Democrazia sfigurata: il popolo fra opinione e libertà (2014) e Democrazia in diretta: le nuove sfide della rappresentanza (2013).

di Nadia Urbinati

Il populismo è un concetto molto impreciso, usato per descrivere situazioni politiche diverse tra loro e movimenti politici che perseguono obiettivi diversi, per esempio forme di partecipazione spontanea o partiti organizzati al fine di conquistare la maggioranza di un parlamento democratico. Per alcuni il populismo è solidaristico e inclusivo, per altri discriminatorio e insofferente verso i diritti individuali e le minoranze. Per alcuni esso mette a rischio le democrazie costituite, per altri esso inaugura nuove possibilità per la democrazia.…

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La scintilla del cambiamento

di Christian Raimo

Tommaso Campanella pubblica La città del sole nel 1602. È il primo anno che passa in carcere, ce ne rimarrà altri ventisei. Nel 1601, infatti, dopo una serie decennale di processi, è stato prima lungamente torturato (con la corda e il cavalletto) e poi condannato in via definitiva alla reclusione. Le biografie raccontano come, per le ferite terribili, i primi mesi di carcere li abbia passati in uno stato di prostrazione infinita. Ho letto un po’ di scritti di Tommaso Campanella l’anno scorso, dovevo curare una breve presentazione per la messa in onda su Rai Storia di un vecchio sceneggiato Rai ispirato proprio alla Città del Sole che venne realizzato da un Gianni Amelio 28enne (sic!) e fu trasmesso in prima serata (sic!) nel 1973.

L’interrogativo che mi ponevo, leggendo Campanella, era semplicemente questo: come si fa ad immaginarsi un’utopia, un’utopia perfettamente congegnata in ogni suo dettaglio, mentre si è nella cella di un carcere, umiliati, annichiliti, fisicamente distrutti?…

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Basta decreti:più forza al governo parlamentare

di Claudio Sardo

La Camera ha appena votato la fiducia sul decreto lavoro e, probabilmente, il governo porrà la fiducia oggi di nuovo la questione di fiducia sul decreto per l’emergenza casa. Il decreto-legge è ormai la modalità ordinaria per legiferare e il voto di fiducia è la procedura standard per superare gli ostacoli parlamentari e assicurare così la conversione entro i 60 giorni previsti dalla Costituzione. La prassi viene da lontano, oggi però siamo davanti a una regola assoluta. Totalitaria. E non si può negare che rappresenti uno stravolgimento dei principia cui si era ispirato il costituente. A ben guardare, qualcosa è cambiato in questa legislatura: la fiducia viene posta prevalentemente alla Camera (il decreto Poletti è stato finora la sola eccezione), dove la maggioranza è più solida. E qualcosa è cambiato pure dopo la recente sentenza della Consulta, che ha vietato i decreti omnibus, contenenti al loro interno le materie più svariate: il governo Renzi ha risposto al divieto sfornando decreti-legge più corti e sicuramente più omogenei (salvo il decreto sulla finanza locale).…

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Il Jobs Act nella trappola della flessibilità

di Giuseppe Travaglini

L’eccesso di flessibilità del lavoro ha distrutto negli ultimi anni occupazione e produzione precarizzando non solo i lavoratori e la domanda, ma anche le imprese Mi dice mio figlio che dovrei essere più flessibile con lui. Sostiene mia moglie, invece, che lo sono troppo. Certo, lei parla da genitore. Ma, mi domando: non sarebbe anche un ottimo ministro del lavoro? E sì, perché se dovessi fare lo stesso ragionamento sullo sviluppo economico italiano dell’ultimo ventennio, e le trasformazioni del mercato del lavoro dovrei arrivare alla sua stessa conclusione: il troppo storpia, e l’eccesso di flessibilità del lavoro ha finito per distruggere l’occupazione medesima e la produzione; ha precarizzato non solo i lavoratori e la domanda, ma anche le imprese; ha annientato la capacità del Paese di investire, creare valore aggiunto, progresso tecnologico e reddito; ha prosciugato la base su cui poggiano le colonne dello stato sociale e del welfare. Per essere concreto, dovrei riflettere sulla visione minimalista delle attuali politiche economiche, fiscali e monetarie, sulle discutibili privatizzazioni, sulla politica industriale (evocata e mai realizzata) e su quella del lavoro, ossia su ciò che denominiamo il “modello di sviluppo”.…

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La nera Svizzera di Dȕrrenmatt

di Irene Bignardi

Si chiama Alfred Traps. E’ rappresentante di commercio ramo articoli tessili. Uno bravo, cordialone, facilone, al limite legale della correttezza. Un padre di famiglia con qualche cedimento. E una bella sera, mentre torna a casa, percorrendo chilometri su chilometri della sua ordinatissima Svizzera, la sua Studabaker ha un guasto. Sarà pronta, dice il meccanico, solo il mattino dopo. E Traps è costretto ad accettare l’ospitalità di un anzino ex giudice, in una bella vecchia casa, dove il suo ospite assieme ai suoi ex colleghi a mettere in scena dei processi: Socrate e Dreyfuss, ma, perchè no?, visto che è lì, pronto, tronfio e sicuro di sé, anche Traps, che forse, ipotizza, è l’autore di un delitto perfetto. Quello che leggiamo in trasparenza in Dȕrrenmatt, e in particolare in questo nerissimo capolavoro dal registro ridanciano è che l’innocenza non esiste, che il confine tra la colpa oggettiva e quella che riconosciamo come tale, ma non ammettiamo come tale, è sottile.…

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Il Parlamento degli anti-europei

The European Union flag in the European Parliament in Strasbourgdi Andrea Bonanni

L’Europa,così com’è, non gli va a genio. La moneta unica tanto meno. Ma neanche tra di loro si piacciono tanto. L’esercito di antieuro che si prepara ad invadere l’emiciclo del Parlamento europeo rischia di presentarsi come un’armata Brancaleone: minacciosa per la sua consistenza numerica e il disagio che rivela, ma politicamente insignificante e non in grado di influenzare le scelte dell’Europa. Se messi tutti insieme, estrema destra ed estrema sinistra, i deputati contrari ai Trattati europei e alla moneta unica così come viene gestita oggi, formerebbero il primo partito. Ma la coabitazione è evidentemente impossibile. Non solo perché la sinistra di Tsipras non potrebbe mai fare fronte comune con la destra della Le Pen, ma anche perché all’interno di quel grande «partito della paura» che intercetta i voti di destra, le incompatibilità sono maggiori delle sintonie. Il Parlamento europeo funziona, come tutti i Parlamenti nazionali, sulla base dei gruppi politici. La riunione dei capigruppo è quella che, in base ad un criterio di proporzionalità, assegna i rapporti, distribuisce gli incarichi nelle commissioni, programma il lavoro politico dell’assemblea e si ripartisce i finanziamenti.…

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Quel sogno segreto di fondere Einaudi e Feltrinelli

di Simonetta Fiori

Fu un “pourparler” segreto, tra due protagonisti segreti dell’editoria italiana, Giulio Einaudi e Giangiacomo Feltrinelli, entrambi icone della cultura di sinistra. Perchè non fondiamo le nostre case editrici? Perchè non mettiamo insieme risorse, idee, cataloghi e diamo avvio a una nuova impresa culturale? Un’idea gettata là, sul finire degli anni Cinquanta. Forse anche qualcosa in più di una semplice idea. Un progetto vero, con vaste implicazioni politiche e intellettuali. Cosa sarebbe accaduto se il principe Giulio e il rivoluzionario Giangiacomo avessero unito le loro forze? L’inedito retroscena è stato rivelato da Carlo Feltrinelli, ieri mattina al Salone, nell’incontro dedicato a Roberto Cerati, il “monaco del libro” einaudiano scomparso di recente. Perchè era proprio con il leggendario direttore commerciale dello Struzzo che Carlo immaginava le conseguenze culturali del singolare matrimonio. “Ora però non enfatizzerei il carattere politico di quel progetto”, racconta Feltrinelli. “Non esisteva un grande disegno, consapevolmente elaborato.Credo si sia trattato più semplicemente del tentativo di trovare un accordo economico, che giovasse a entrambi”.…

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Fabrizio Barca: “Così si può ripartire”

Come si ricostruisce un sistema che ha perso il 25% della sua capacità produttiva? In che modo il Paese si può rimettere in moto? Senza innovazioni tecnologiche e una politica industriale non si esce dalle crisi. Un’intervista con l’ex ministro Fabrizio Barca: «I quattro punti da cui ripartire» La produzione industriale italiana è del 25% inferiore rispetto ai livelli del 2008: c’è l’esigenza di una politica per ricostrure il sistema produttivo italiano ed europeo? La risposta è chiaramente sì. Per la tenuta della competitività dell’Italia il settore manifatturiero è decisivo. Secondo me i punti su cui intervenire sono quattro: il primo riguarda la tecnologia; il secondo è come usare la domanda pubblica per stimolare produzioni innovative; il terzo riguarda l’organizzazione del lavoro in fabbrica; il quarto interessa le competenze e la formazione.

Partiamo dalla questione tecnologica.

Una delle ragioni della mancata crescita della produttività è che l’Italia è stata sfavorita dal rafforzamento dei diritti proprietari realizzato con gli accordi Trip – il trattato sulla proprietà intellettuale definito nell’ambito dell’Organizzazione mondiale per il commercio.…

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