Scissione

di James Joyce

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Con sollecitudine quasi materna lo spronava a lasciare libero sfogo alla sua natura; era per lui come il confessore. Le disse anche di aver partecipato per un certo tempo alle riunioni di un partito socialista irlandese dove, in una soffitta illuminata da una lampada a olio, inefficiente, si sentiva isolato in mezzo a una ventina di operai moderati. Quando il partito si scisse in tre sezioni, ciascuna con il proprio capo e la propria soffitta, diradò le sue presenze. Le discussioni degli operai, disse, erano troppe timorose e l’interesse che mostravano sulla questione delle paghe era eccessivo. Trovava che avevano l’aria di vecchi realisti e che mal tolleravano l’esattezza del suo ragionamento, che altro non era se non il prodotto di un agio al di là della loro portata. Probabilmente, nessuna rivoluzione sociale,     osservò, avrebbe colpito Dublino per qualche secolo.

(“Sillabario”, “La Repubblica”, 21 novembre 2013, p.40)…

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L’inganno delle parole

di Tonio Dell’Olio

Si chiamano imbonitori e sono truffaldini. Sono quelli che cercano di venderti qualcosa o di convincerti della bontà di una proposta che non porta alcun vantaggio agli altri, ma soltanto al proprio portafogli. Non è solo attività di mercato tant’è che la stessa mentalità si riproduce anche in titoli di giornali. Scandalistici, sensazionalistici… Anche in quel caso col solo intento di vendere, di colpire l’immaginazione dei lettori più indifesi. Qualche giorno fa è stata sparata la notizia secondo cui in Italia è stato scoperto un “vaccino terapeutico” contro l’AIDS contratta dai bambini. Me lo fa notare Vittorio Agnoletto, che da una vita si dedica al contrasto all’infezione da HIV. Ora, la parola vaccino indica una sostanza che, somministrata in una persona, la rende immune dalla possibilità di contrarre una certa malattia. In questo caso invece la parola vaccino viene associata a terapia. Sono due termini antitetici perché, al contrario del vaccino, la terapia punta a curare e, possibilmente guarire, da una malattia già contratta.…

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La svolta

di Raniero La Valle

Fu Pio XII che per primo fece un timidissimo accenno a un’opinione pubblica nella Chiesa, alludendo a una qualche voce in capitolo dei fedeli, ma la cosa non ebbe alcun seguito. Arrivò poi il Concilio, e la parola la diede ai vescovi, ma poi fu tolta anche a loro: Paolo VI decise da solo sulla contraccezione e ne blindò il divieto nella “Humanae vitae”, e poi si inventò un Sinodo dei vescovi senza alcun potere, senza collegialità e con i dibattiti tenuti segreti, e riservati al buon uso del papa. Così per cinquant’anni la grande idea riformatrice del Concilio di una Chiesa identificata col popolo di Dio e governata dal papa e dai vescovi in comunione con lui è rimasta lettera morta, e non a caso la compagine cattolica è giunta alla crisi devastante che ha portato alle dimissioni di Benedetto XVI.

Ed ecco che ora riappare il popolo di Dio nella sua identificazione con la Chiesa, a lui sono rivolte 38 domande e si innesca un grandioso processo sinodale e collegiale  che dalla attuale consultazione dei fedeli (ma anche, se vogliono, degli infedeli) giungerà fino al Sinodo straordinario del 2014, dedicato ai problemi più urgenti, e a quello ordinario del 2015, in cui si prenderanno determinazioni pastorali ed evangeliche più mature e a lungo termine riguardanti cruciali problemi della vita umana sulla terra.…

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Cesare e Dio

di Hans Kung

Marble head of Julius Caesar

Che dire della “purificazione del tempio”? Le fonti riferiscono di una cacciata di mercanti e cambiavalute; contro il mercato e i connessi guadagni dei gerarchi e dei profittatori, in favore della santità del luogo. E’ possibile che questo gesto fosse associato a una distruzione del tempio.Una tale provocazione religiosa doveva indubbiamente in maniera violenta la gerarchia clericale e forse anche quelle cerchie della popolazione urbana economicamente interessate all’afflusso di pellegrini e al sempre maggiore sfruttamento del tempio. Ma ha forse Gesù incitato al boicottaggio delle tasse? No, certamente. “Date a Cesare quel che è di Cesare” suona la sua risposta che non è un invito a non pagare le tasse. Naturalmente essa dice anche “non date a Cesare quel che è di Dio”. Come la moneta appartiene all’imperatore, così l’uomo appartiene a Dio.

 

(“Sillabario”, in “La Repubblica”, 14 novembre 2013, p.40)

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Giovanni Enriques nel Novecento italiano

di Marco Panara

Famiglia borghese, intellettuale di origine ebraica. Il padre Federigo, matematico, filosofo e storico della scienza. Lui, Giovanni, ingegnere, laureato nella Roma fascista, amico dei ragazzi di Via Panisperna, poi manager alla Olivetti, assunto da Camillo nel 1930 e direttore generale con Adriano fino al 1953, dopo aver contribuito al salvataggio dell’azienda durante la Resistenza, infine imprenditore con l’Aurora e la Zanichelli, che ancora oggi fa capo alla famiglia. La vita di Giovanni Enriques attraversa il ‘900 e ne incrocia molti protagonisti essendo un protagonista egli stesso. Così la sua storia diventa quella di un pezzo della società italiana durante il secolo delle contraddizioni. Sandro Gerbi attraverso il personaggio ci racconta quel mondo borghese e illuminato, minoritario ma influente per la rete dei legami che lo teneva unito. Giovanni, un uomo limpido, lascia la Olivetti per contrasti strategici con Adriano cogliendone la freddezza umana nel distacco. Come Adriano è un innovatore e al contrario di Adriano la sua visione è temperata da un forte pragmatismo.…

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Niente ipocrisie sul porcellum

di Claudio Sardo

Votare di nuovo con il Porcellum sarebbe una catastrofe. Perché il Porcellum è ormai il simbolo dell’impotenza della politica, oltre che una delle cause del collasso del sistema. Ma il rischio che il Parlamento non riesca neppure stavolta a cambiare la legge elettorale sta drammaticamente crescendo. Mentre le speranze riposte sulla prossima sentenza della Corte costituzionale appaiono eccessive, dal momento che i giudici possono intervenire solo parzialmente. La prima commissione del Senato affronterà il tema questa settimana. Il Pd ha proposto il doppio turno – ballottaggio tra i due partiti, o coalizioni, meglio piazzati al primo turno – ma non sembra trovare i consensi sufficienti. E il no al doppio turno potrebbe bloccare di nuovo ogni trattati- va sulla riforma. Il problema è che il Porcellum, nonostante i molti opposi- tori dichiarati, gode di numerosi e trasversali consensi non dichiarati. Il Pdl osteggia il doppio turno perché lo ritiene svantaggioso, rifiuta il Mattarellum perché sconta un deficit di presenza nel territorio, e a tutto questo ora si aggiunge anche l’incertezza determinata dallo scontro interno: comunque vadano le cose, la legge Calderoli resta un’assicurazione per Berlusconi, che può comporre così le proprie liste sul- la base di criteri di assoluta fedeltà.…

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La Resistenza delle donne

di Lidia Bellodi

Era il 18 febbraio del 1945, l’appuntamento era per le 10 di mattina in piazza. Fu lì che trovai le donne. Si avvicinò la mia amica Silvana: «Dobbiamo fare una cosa noi donne mi disse però bisogna avere pazienza e stare attenti con chi si parla, perché questa cosa deve riuscire. Avvicina le persone per bene, che sai come la pensano, e chiedi di fare un po’ di passaparola, perché la cosa si allarghi, perché dovremo essere in tante.» E fu così che tutto cominciò. Con tanta titubanza e tanta paura fu così che quella domenica mattina, il 18 febbraio, ci trovammo verso le dieci. Fu anche difficile per me uscire, dovevo raccontar bugie a mia madre, perché in casa nessuno sapeva che facevo parte di questa organizzazione. Insomma, quel mattino, in tre, io, Silvana e Vittorina Dondi, che abitava a Ospitale sulla strada che porta a San Biagio verso la foce del Po, siamo partite. (…) E fu così: lei con un cartone con scritto sopra «Vogliamo pane, abbiamo fame, basta con la guerra!»,…

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