Gli operai, senza sinistra, vengono manganellati
Enrico Letta, appassionato di Subbuteo (raccontano i giornali), con la sua calma serafica, di antica scuola democristiana, ha compiuto in questi giorni un doppio passo tanto inaspettato quanto spettacolare. Prima si è dichiarato favorevole al presidenzialismo (semi, intero, in salsa italiana: ancora non si capisce), plaudito dalla destra di governo e soprattutto dalla folta e trasversale lobby di Vedrò -la fondazione del premier- presente al Governo. Si è inteso per un attimo quale intendimento profondo abbia Letta, e quale riscrittura della dialettica nel Partito Democratico e nel sistema politico voglia proporre dalla poltrona di Palazzo Chigi. Poi, e in un certo senso l’uscita è ancora più sorprendente, Letta ha annunciato per la prima volta l’idea che il suo è un Governo per cinque anni, per tutta la legislatura. Ma come? Non era emergenza? Eccezionalità? Convergenza temporanea ed obbligata per fare alcune riforme, fra avversari che presto sarebbero tornati a combattersi, esattamente come in queste ore si sta facendo senza esclusione di colpi fra Ignazio Marino e Gianni Alemanno?…
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