La leggenda di Belzebù

di Eugenio Scalfari

Giulio Andreotti è stato il vero  –  e mai risolto  –  mistero della prima Repubblica. Una cosa è certa: Andreotti è stato un personaggio inquietante e indecifrabile, l’incrocio accuratamente dosato d’un mandarino cinese e d’un cardinale settecentesco. Ha tessuto per quarant’anni, infaticabilmente, una complicatissima ragnatela servendosi di tutti i materiali disponibili, dai più nobili ai più scadenti e sordidi. È stato lambito da una quantità di scandali senza che mai si venisse a capo di alcuno. L’elenco è lungo: lo scandalo del Sifar (era ministro della Difesa all’epoca dei dossier di De Lorenzo e di Allavena). 

E poi lo scandalo Montedison-Rovelli (allora era presidente del Consiglio), lo scandalo Eni-Petromin (di nuovo presidente del Consiglio), quello Caltagirone, l’arresto del direttore generale della Banca d’Italia, Mario Sarcinelli, e l’incriminazione del governatore Paolo Baffi (che furono ricondotti ad una sua vendetta), lo scandalo Sindona al quale era legato da una dubbia amicizia, quello del Banco Ambrosiano, quello del comandante della Guardia di Finanza in combutta con i contrabbandieri del petrolio e, infine, lo scandalo della P2 che in un certo senso tutti li riassume.…

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Il compito del traghettatore

di Alfredo Reichlin

La lotta per impedire al Pd di governare (ricordiamo che si tratta del primo partito, che ha la maggioranza assoluta alla Camera ed è primo anche al Senato benché al di sotto, per non molti voti, della maggioranza necessaria) è aspra ma tuttora aperta. I giornali commentano il precedente del ’76. Anche allora emerse dalle elezioni una situazione di ingovernabilità.  Pci e Dc ebbero più o meno gli stessi voti e ciò provocò, come ora, uno stallo. Il rischio fu su- perato dal «coraggio» delle «larghe intese», cioè dal coraggio di Enrico Berlinguer, il quale pur di evitare al Paese il trauma di un ritorno alle elezioni accettò che Giulio Andreotti formasse il governo, mentre il Pci garantiva l’astensione. Il cosiddetto governo delle «non fiducia». Ecco la «piccola» differenza da oggi. Sta nel fatto che le parti si sono invertite. Oggi è Berlusconi che non ha il coraggio e il senso di responsabilità che ebbe Berlinguer.

Non si esce da questa crisi senza un serio discorso di verità.…

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Cento piazze per cambiare rotta

di Giulio Marcon

Il popolo dei cancellati dalla Storia, l´inquietudine, la protesta pacifica.. Sullo sfondo le sedi delle grandi banche ..In questo mese dopo il voto per una parte significativa della politica la crisi è dimenticata, la disoccupazione nascosta sotto il tappeto, i conti in rosso di imprese e banche ridotti a un dettaglio, l’emergenza ambientale trasformata in cronaca. l’iniziativa per il “Cambio di rotta” può individuare interventi immediati: rilancio dell’economia, produzioni sostenibili, tutela del lavoro e reddito minimo, taglio delle spese militari, cittadinanza agli immigrati

La politica italiana sta cambiando pelle, e non è un bello spettacolo. Le consultazioni Bersani-Cinque Stelle trasmesse in diretta con contorno di insulti; il blog di Beppe Grillo passato al setaccio come facevano i “cremlinologi” ai tempi di Breznev per indovinare le prossime mosse del “capo”; le eterne lotte intestine nel Pd; perfino – una settimana fa – la piazza di Silvio Berlusconi con i figuranti a pagamento. E ora il Presidente Giorgio Napolitano che consulta i partiti in prima persona, per un governo fatto su misura non della volontà degli elettori, ma del suo personale progetto di impossibili (e insensate) “larghe intese”.…

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