Gesti moderni di un Papa antico

di Raniero La Valle

Pope Benedikt XVI.

Il Papa che ieri sera se ne è andato modernamente in elicottero, secondo il medievalista Jacques Le Goff, ha compiuto con le sue dimissioni un gesto di rifiuto della modernità. Abdicando egli se ne è ritirato, quasi a dire che la Chiesa non è compatibile con la modernità se non al prezzo di snaturarsi, o che in ogni caso egli non aveva più le forze come papa di reggere la sfida di un’età moderna da lui globalmente inscritta nel girone del relativismo. Se questo era il suo giudizio, se questo era il problema che egli voleva lasciare aperto alla Chiesa, giustamente se ne è andato: perché un papa deve essere contemporaneo alla sua Chiesa, non può essere amoderno o premoderno. Un papa del terzo millennio non può prendere in mano una Chiesa  a cui consideri avversi i “segni del tempo”, e guidarla come se il Concilio non ci fosse stato, o peggio come se esso avesse devastato la Chiesa attraverso la manipolazione dei media, come ha sostenuto nell’ultimo suo discorso al clero romano.…

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Se non è la paglia di un solo inverno

di Raniero La Valle

Cerchiamo di spegnere l’audio di tutte le grida, i “non possumus”, i pesci in faccia dei primi giorni, e cerchiamo di vedere a quali condizioni sarebbe possibile un governo fatto dalla coalizione che ha vinto le elezioni e reso possibile dai voti delle Cinque Stelle.

Che esso si possa fare dipende dalle risposte a due domande preliminari.

La prima è se Grillo pensa solo a incrementare i suoi voti per un maggiore e travolgente successo alle prossime elezioni, oppure se già ora vuole usare la sua forza per il governo e il cambiamento del Paese.

La seconda è se sia Bersani che Grillo manterranno la loro diagnosi di un disastro imminente e distruttivo per il Paese, a meno che non si facciano cose grandi, inconsuete alla politica, e mutamenti radicali, oppure se l’uno si farà risucchiare nel già visto delle triangolazioni tra i palazzi romani e l’altro si farà dominare dal mito del “tutti a casa” o, come si diceva una volta, del “tanto peggio tanto meglio”.…

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E’ in gioco l’unità del Paese

di Alfredo Reichilin

le Marche - After the storm 1Cerchiamo di capire i massaggi molto seri e gravi che ci manda questo Paese. Essi interrogano non solo le capacità politiche di chi dovrà mettere insieme una maggioranza di governo, investono il pensiero sull’Italia di oggi e il sentimento di ciò che è in gioco. Spero che alla luce del terremoto elettorale sia più chiaro che cosa era (ed è) in discussione. Non una normale scelta tra progressisti e conservatori ma un problema costituente, di futuro della nazione. Il dilemma era chiaro. Non c’era (e non c’è) altra speranza di evitare un destino di decadenza e di marginalità rispetto al mondo nuovo che non sia quella di ricollocare il grande, ma sempre più dissipato patrimonio storico italiano (produttivo, culturale, di capacità umana), in una vicenda più vasta; che è la creazione di una federazione europea, cioè uno strumento senza il quale e fuori dal quale un Paese come l’Italia non ha le risorse per affrontare i suoi problemi.…

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Le due crisi

di Raniero La Valle

Con grande forza simbolica, nel febbraio di quest’anno di grazia 2013, hanno contemporaneamente fatto irruzione sulla scena le due crisi epocali che il cattolicesimo critico aveva identificato e denunciato negli anni Quaranta del Novecento, alla fine della seconda guerra mondiale: la catastroficità della situazione politica e la criticità della situazione ecclesiale, due crisi speculari e alimento l’una dell’altra. La prima si manifestava nel fatto che nel nazismo, nella guerra e in Hiroshima era venuto a concludersi tragicamente l’intero ciclo culturale e politico dell’Occidente; la seconda era espressa dal drammatico interrogativo dell’arcivescovo di Parigi, cardinale Suhard, tradotto in Italia dalla Corsia dei servi e da “Cronache sociali” col titolo: “Agonia della Chiesa?”

Fu soprattutto Giuseppe Dossetti che su questa doppia diagnosi di situazione critica della società e della Chiesa, parlò con spirito di profezia e impostò tutte le sue scelte e la sua vita, dalla Costituente al Concilio, alla scelta monastica, alla Palestina, ai Comitati per la Costituzione.…

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E’ in gioco l’Europa

di Claudio Sardo

Brussels, Belgium 097 - The AtomiunÈ bene che l’Europa e il mondo entrino in questa campagna elettorale. Che si parli di Merkel, di Hollande, di Obama. Che ci si confronti con loro come con le valutazioni dei fondi di investimento asiatici, con le sentenze della Corte di Strasburgo, con i giudizi dell’Europarlamento. E’bene che tutto ciò concorra a formare l’opinione dei cittadini-sovrani, anche se talvolta fingono stupore o gridano all’ingerenza persino certe élite che conoscono i danni del provincialismo ma lo coltivano pensando di sfruttarne ancora i vantaggi. La sovranità non è più una questione esclusivamente nazionale. L’interdipendenza economica, politica, commerciale è una dimensione della nostra civiltà, perché è la condizione di un benessere (oltre che, ovviamente, di limitazioni) a cui non intendiamo rinunciare. È la condizione del nostro modello sociale.

L’Italia ha bisogno di un’Europa diversa. Ma ha bisogno dell’Europa. E così l’Europa ha bisogno di un’Italia che torni ad essere un fattore propulsivo e non una zavorra, come è stata negli anni di Berlusconi.…

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La dignità di una nazione

di Michele Prospero

Il ricco comico che riempie le piazze intimando ai politici di arrendersi è un ambiguo fenomeno che svela l’intensità della crisi. Leopardi scriveva che gli italiani ridono di tutto. Anche la tragedia più grave diventa per loro un motivo di beffarda ilarità. In nessun altro Paese, dinanzi a una crisi così allarmante come quella in corso, irrompono sulla scena due comici (quali Grillo e Berlusconi) a contendersi con colpi di teatro i favori del popolo.

Se metà del corpo elettorale è catturata dai motti di spirito e dalle trovate propagandistiche dei due commedianti, è evidente che sono saltate le grandi reti di connessione culturale proprie di una moderna società civile. Fasce consistenti di popolo agiscono nella sfera pubblica in preda a fughe fantastiche, come se ogni rischio involutivo potesse essere esorcizzato con il fallace rimedio della risata. Al cospetto del pericolo mortale di una deflagrazione della stessa cornice statuale, una fetta ampia di società crede di sopravvivere chiudendo gli occhi dinanzi agli scenari da incubo che si aprono con il ritorno della destra al potere o con lo stallo in un regime di ingovernabilità.…

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Tramonta un sistema di patacche e bugie

di Eugenio Scalfari

Eugenio ScalfariDa questa mattina fino a domani alle ore 15 finalmente si vota e sapremo fino a che punto i sondaggi hanno previsto giusto. Per quel poco che se ne sa Grillo viene dato in forte crescita e la grande manifestazione di venerdì sera in piazza San Giovanni potrebbe farlo rafforzare ulteriormente portandolo a superare il Pdl (ma non la coalizione di centrodestra, Lega compresa). È un pericolo? Certo non infonde allegria sapere che un elettore su cinque o addirittura su quattro dia il suo suffragio a chi ipotizza l’uscita dell’Italia dall’euro, la cancellazione di tutti i debiti, lavoro e tutela per tutti senza indicare nessuna copertura finanziaria. Se queste ipotesi dovessero realizzarsi la speculazione internazionale giocherebbe a palla con la lira, col tasso di interesse, col sistema bancario, con gli investimenti, con l’occupazione e l’Unione europea ci imporrebbe un commissariamento che ci obblighi al rispetto del pareggio fiscale, pena l’intervento della Corte europea che commina in questi casi elevatissime sanzioni.…

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Fausta

di Raniero La Valle 

Il Papa non si era ancora dimesso, Monti non aveva ancora osato paragonare i sindacati che chiedono lavoro agli sfasciacarrozze che promettono la luna, Berlusconi non aveva ancora compiuto un ennesimo tentativo di corruzione dell’elettorato annunziando la restituzione dell’IMU, quando Fausta, ai primi di febbraio, è venuta a mancare. Dalla prima notizia lei sarebbe stata edificata, della seconda sarebbe stata incredula, la terza l’avrebbe fatta inorridire. Da quando era tornata in Italia, dopo che per una vita si era occupata a Bruxelles del marito e dei figli e aveva servito la causa dell’ascesa delle donne nella Comunità Europea, aveva contratto una vera passione per la Costituzione e per la politica italiana. Lo si potrebbe chiamare un “patriottismo costituzionale”, tanto che un esponente di “Libertà e giustizia” nel ricordarla l’ha definita come una “patriota”, simile a qualcuna delle donne del Risorgimento. Dunque, col suo patriottismo costituzionale, avrebbe sofferto per la noncuranza governativa riguardo al lavoro, che è a fondamento della Costituzione, e per l’illecito costituzionale di fare della materia fiscale un baratto elettorale.…

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A 100 anni dalla nascita di Giuseppe Dossetti profezia per l’Italia e la Chiesa

di Angelo Bertani

Il Paese e la Chiesa vivono un momento molto difficile. La necessità di un rinnovamento della politica (e della pastorale, anzi della vita religiosa ed ecclesiale) ci interpellano e ci impongono un severo esame di coscienza. Non è una novità improvvisa perché da anni le persone più attente avevano lanciato l’allarme. Lo aveva fatto la stessa Chiesa italiana, con la voce dei vescovi, indicando qualche linea di resistenza e di ricostruzione. Mi permetto di sottolinearlo perché la Chiesa italiana, pur operosa e benemerita in tanti campi, non ha tuttavia brillato per sensibilità profetica, per coraggio e lungimiranza, anzi. Ma nell’ottobre del 1981 avvenne che i vescovi pubblicassero una sorta di lunga “lettera aperta” agli italiani, un documento che s’intitolava La Chiesa italiana e le prospettive del Paese. Erano anni in cui c’erano vescovi come Martini, Franceschi, Cè, Agresti, Battisti, Charrier, Ambrosanio, Motolese, Ablondi, e in cui c’era collaborazione e ascolto dei laici. In quel documento, singolare per franchezza e lungimiranza, si diceva tra l’altro: «Le persistenti difficoltà che anche l’Italia sperimenta oggi non sono frutto di fatalità.…

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La filosofia del cinema secondo Deleuze

di Dario Pappalardo

Gilles Deleuze non considerava film e registi come oggetti di studio, ma si poneva in dialogo con loro da pari a pari, in un utile corpo a corpo. Vedeva analogie tra la filosofia e il cinema perchè la prima non doveva attribuirsi il primato della riflessione ed il secondo della creatività.

E’ su queste premesse che il pensatore francese, morto suicida nel 1995, scrisse “L’immagine- movimento” e “L’immagine-tempo”, due opere che suggellano il rapporto con il grande schermo. E che sono il filo rosso con cui Daniela Angelucci, ricercatrice di Estetica all’Università di Roma Tre, tesse questo saggio appassionato; un utile vademecum per accostarsi al Deleuze “cinefilo”.

L’artista, per il filosofo, è creatore di verità. Ma a Deleuze il falso interessa più del vero. Per questa ragione Orson Welles risulta essere l’autore (“nietzschiano”) con cui la relazione è più proficua. Prendiamo “F for Fake”, l’ultimo capolavoro del regista di “Quarto Potere”: nel film l’ideale di verosimoglianza è ormai superato.…

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