La nostalgia dell’uguaglianza

tutti i colori della protesta | no g8, lecce, italy, 2009di Adriano Sofri

L´equità è un´uguaglianza cui sono state messe le braghe, come ai nudi della Cappella Sistina. Bisognava farlo, perché ci fu un momento in cui l´uguaglianza smise di essere guardata negli occhi, e pagò il pegno della temerarietà. Fu allora che le cose cominciarono a essere guardate di sotto in su, dal lato della disuguaglianza, e lo spettacolo era davvero madornale. Sul conto dello scandalo per l´”appiattimento” e il “livellamento” si banchettò a oltranza per qualche decennio, e la disuguaglianza – di soldi e di potere – non fece che moltiplicarsi. Non passa giorno senza che le statistiche ne registrino nuovi record. Assoluti, e non solo relativi. Non, cioè, di redditi che crescono, benché gli uni molto di più degli altri, bensì dei redditi che crescono a dismisura mentre gli altri diminuiscono. Le statistiche arrivano a sancire quello che le persone avevano capito da un bel po´, però fanno sempre il loro effetto. Ne vorrei leggere una sul reddito e il patrimonio medio dei presidenti del consiglio e dei loro ministri, dal dopoguerra a oggi.…

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San Remo, guarda giù

di Renato Sacco

“Giornali come Avvenire e Famiglia Cristiana andrebbero chiusi”. Forse ho capito male. Forse ho frainteso e non ho colto un qualcosa di molto più profondo. Sarà. Me lo auguro. Perché se così non fosse, resta molto grave l’affermazione perentoria che chiede di chiudere un giornale, qualsiasi esso sia. Un giornale invita a riflettere, e se non si condivide si contesta, si critica con argomenti. Invitare a chiudere è a dire poco qualunquista, per non dire di peggio: è da regime. Per questo spero di aver frainteso. Quando c’è una dittatura, la prima cosa che viene fatta è chiudere i giornali. E in Italia già leggiamo poco, se poi chiudiamo anche i giornali, solo perché non se ne condivide il taglio, c’è da preoccuparsi. Forse chi ha fatto queste affermazioni non conosce bene i giornali in questione, non li ha mai letti più di tanto. Forse non si rende conto del peso di affermazioni così gravi. Tanto più se fatte da un ‘pulpito’ del servizio pubblico come la RAI.…

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Genova: perde il Pd, o perdono le donne?

davanti al maredi Letizia Paolozzi

Chi teorizza o rivendica o difende la “democrazia di genere”, dovrà riflettere sulla sconfitta, nelle primarie del Pd a Genova, di due donne, Marta Vincenzi “la” sindaco (come voleva essere chiamata) e Roberta Pinotti, sfidante, senatore del Pd. Più una terza candidata, Angela Burlando, ex questore (in quota socialista).

Si potrebbe dire che è tutta colpa di un Partito democratico incerto, fragilizzato dalla crisi ma al tempo stesso rivolto all’indietro, in cerca di una classe operaia mitica ma scomparsa. Senza la forza (o l’autorità) di imporre una candidatura, non è riuscito a convincere Vincenzi, così poco amata dai quadri politici locali, che era meglio non si ricandidasse. Soprattutto dopo il comportamento infelice tenuto dalla prima cittadina nell’alluvione del 2011.

Donna sicura di camminare sulla strada giusta (aveva attaccato il suo predecessore, l’ex sindaco Pericu), decisa a difendere i suoi colpi d’ala (come il “debat publique” per decidere finalmente di realizzare la “Gronda”, tratto autostradale su cui a Genova si litiga da una trentina d’anni), la ex super Marta non mostra grande interesse per la mediazione.…

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La fede, ma come?

Basilica di Santa Crocedi Raniero La Valle

“Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà fede sulla terra?”, è la domanda posta da Gesù agli apostoli. A giudicare dalla scarsa o nulla attenzione che viene prestata alla salvaguardia del creato, la cosa potrebbe non essere troppo lontana, e per non fargli trovare brutte sorprese la Chiesa cattolica ha indetto un “anno della fede” in coincidenza con i cinquant’anni dal Concilio. In effetti la fede e le Chiese attraversano una crisi di cui si parla poco perché non se ne occupano le agenzie di rating, ma non è meno grave di quella che, sotto altri profili, imperversa in tutta la società. Per quanto riguarda l’abbandono della fede da parte delle giovani generazioni in Italia, ne abbiamo parlato nell’articolo precedente. Perciò viene bene il richiamo al Concilio, per una rinnovata e straordinaria azione pastorale. Ma nell’indicare come fare, il cardinale Levada, prefetto della Congregazione dottrinale, mette avanti due risorse: una appunto, come di rito, è il Concilio, l’altra è il “Catechismo della Chiesa cattolica” e addirittura il suo “Compendio”, nel presupposto che siano la stessa cosa, l’una speculare e traduzione dell’altra.…

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I furbetti di Arcore

Legittimo Impedimentodi Rinaldo Gianola

Dopo aver combattuto con ogni mezzo le intercettazioni telefoniche, Silvio Berlusconi affronterà un nuovo processo proprio per essersi procurato indebitamente la registrazione telefonica tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, all’epoca della scalata Bnl, ed averla usata per danneggiare l’ex leader dei Ds e Unipol. Il caso, che arriverà a processo il 15 marzo, è ben noto ai lettori dell’Unità, perchè fu il nostro giornale a svelare la vicenda, ma qualche dettaglio va ricordato. L’ex premier è imputato di rivelazione del segreto istruttorio nell’ambito dell’operazione Unipol-Bnl avviata nel 2005. Nel gennaio del 2006 Il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi, pubblicò il testo della telefonata fatta da Piero Fassino a Giovanni Consorte, nella quale l’attuale sindaco di Torino pronunciava la famosa domanda: «Allora abbiamo una banca?». Berlusconi sarebbe venuto a conoscenza del contenuto della telefonata attraverso Roberto Raffaelli, titolare della Rcs che aveva l’appalto delle intercettazioni per conto della procura, e l’imprenditore Fabrizio Favata ospiti ad Arcore alla vigilia di Natale del 2005, presenti il Cavaliere e il fratello Paolo, per portare il gradito “dono”.…

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Ritardi, armi spuntate, incubo Grecia e la moneta unica torna in bilico

Torino 2006 - 2 Eurodi Ettore Livini

Il vecchio fondo salva-Stati viene ridimensionato, il nuovo non è ancora pronto. Si teme il default di Atene. Draghi costretto a muoversi in un campo minato: stretto tra le richieste dei Paesi in crisi e i falchi tedeschi. L´Europa rischia di arrivare in ritardo all´appuntamento con la battaglia decisiva per la salvezza dell´euro. Atene è sull´orlo del crac ormai da due anni. Ma in 24 mesi Bruxelles non è riuscita a mettere assieme un arsenale adeguato alla potenza di fuoco della speculazione. Il Fondo salva stati (Efsf) è allo stato un cannone con poche munizioni. E la sua efficacia è stata ridotta ulteriormente ieri dal taglio del rating da parte di S&P. L´Esm (European Stability Mechanism) – destinato a raccogliere la sua eredità da luglio – è ancora una scatola vuota. Il rischio è che un evento improvviso come il default della Grecia – le Cassandre guardano con preoccupazione alla scadenza di 14,4 miliardi di bond ellenici il 20 marzo – possa cogliere il Vecchio continente in contropiede.…

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Gaffe, parentopoli e camerati, il sindaco sempre a caccia di colpe altrui

AMA Chair Clarke, Gianni Alemanno and Edward Chaplindi Alberto Statera

SEDICENTE scalatore provetto, Alemanno dovette arrendersi nella scalata allo Shishapangma, il quattordicesimo monte tibetano più alto della terra e il più basso tra gli “Ottomila”, per un raffreddore o, come dicono i tanti zelatori miracolati dal sindaco dal cuore nero, per una broncopolmonite. Stavolta non ai ghiacciai si è arreso, ma alle falde dei pochi metri del Gianicolo e dell’Aventino, sotto 30 centimetri di neve. Ma senza rinunciare a una puerile e improvvida polemica con il capo della Protezione Civile che, come non capita di frequente, stavolta sembra avere tutte le carte in regola negli avvisi lanciati per l’emergenza in arrivo con i venti gelidi del nord.

Trentacinque millimetri? Se nevica, come tutti sanno, e non solo i campioni di arrampicate, fanno 35 centimetri di neve. Ma lo scalatore tibetano non lo sa, cade nell’equivoco, pensa di uscirne con la guerra dei millimetri e ci alluviona di interviste televisive. “Millimetri, come il suo cervello”, ne conclude un blogger più che incazzato nella tundra gelida.…

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Ecco perchè il cristiano deve essere pluralista

Ravennadi Paul Knitter

LA SFIDA DEL DIALOGO: FEDELTÀ E APERTURA

(…). Il vero dialogo interreligioso non è facile. Può diventare persino pericoloso. Se intendiamo il dialogo come qualcosa di più di una semplice banale chiacchierata in cui parliamo soprattutto per essere gentili con gli altri e di più di un semplice scambio di informazioni perché ci si possa intendere meglio, se il dialogo è una vera conversazione in cui ciascuna delle parti cerca di persuadere l’altra della verità e del valore di ciò in cui crede e in cui allo stesso tempo è pronta ad essere persuasa da ciò che l’altra considera certo e valido, allora questo dialogo presenterà esigenze tanto difficili quanto rischiose. Il dialogo è un movimento complesso di “tanto-quanto”: tanto parlare quanto ascoltare, tanto insegnare quanto apprendere, tanto avere le idee chiare quanto mettere in discussione, tanto mostrare fermezza quanto rivelare flessibilità.

Tutti questi binomi possono essere riassunti nella polarità di impegno e apertura. In un vero dialogo religioso (in realtà, in qualunque conversazione in cui le persone esprimono punti di vista distinti), si deve essere saldi in ciò in cui si crede, convinti del fatto che ciò che è stato certo e buono per uno possa esserlo per altri: ciò permette che si abbia qualcosa con cui contribuire al dialogo.…

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Il “Nonino” premia i ribelli: Hans Kung, Michael Burleigh e Yang Lian

di Marisa Fumagalli

Sul livello delle scelte fatte dalla giuria internazionale del Premio Nonino, ormai alla soglia dei quarant’anni, non si discute: i riconoscimenti vanno puntualmente a personalità, scrittori e saggisti di primo piano. Originali, raffinati da rasentare, talvolta, lo snobismo culturale.

La linea si conferma in questa 37ª edizione – la cerimonia, il prossimo 28 gennaio nella Distilleria di Ronchi di Percoto -, con elementi di maggior nota, per le caratteristiche dei vincitori, il cui pensiero, trasfuso nelle opere, concentra le inquietudini e le profonde incertezze di un’epoca in bilico tra il passato da chiudere in fretta e il futuro da costruire. Cominciamo dall’ottantenne Hans Küng, teologo svizzero, scrittore prolifico. Ma anche sacerdote ribelle. Avendo contestato l’infallibilità del Pontefice, il Vaticano gli revocò il permesso di insegnamento. Era il 1979.

I teologo svizzero Hans Küng, contrario all’infallibilità del Pontefice. Oggi, Küng vanta la presidenza della Global Ethic Foundation. Interessa soprattutto per uno dei suoi libri, apprezzato dalla giuria che gli assegna il Nonino 2012.…

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Elsa, un sortilegio salvò il romanzo

di Giorgio Montefoschi

Cento anni fa, nel 1912, nasceva Elsa Morante. È probabile, e auspicabile, che nei prossimi mesi convegni, incontri, letture ricordino e rendano l’onore dovuto a una scrittrice che, insieme a Carlo Emilio Gadda e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, è ai vertici della narrativa italiana del Novecento. Intanto – dopo oltre sessanta anni, poiché uscì nel 1948 e subito vinse il Premio Viareggio (erano altri tempi) – rileggiamo il romanzo del suo strepitoso esordio: Menzogna e sortilegio.

Menzogna e sortilegio segnò un esordio strepitoso non tanto per la giovane età dell’autrice (trentasei anni alla pubblicazione delle settecento pagine fittissime), dal momento che precedenti illustri della letteratura inglese, quali Jane Austen o Emily Brontë, svelano come non sia insolito che il genio della scrittura fiorisca così precocemente e in tale profondità nell’animo femminile, quanto per il felicissimo incontro fra una scrittrice dotata di tutti i talenti possibili e il romanzo tradizionale di stampo ottocentesco. Qualcuno, di lì a non molto, avrebbe decretato che il romanzo tradizionale, il romanzo-romanzo, era o sarebbe finito: una sciocchezza, perché il romanzo si trasforma, certamente, ma è destinato a non finire mai.…

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