Sul testamento biologico. La coscienza cristiana e la dignità del morire
La crisi economia ha rimosso dal dibattito politico e della stampa la questione delle norme sul “testamento biologico”. Le norme sul “fine-vita”, già approvate da un ramo del Parlamento, non dovrebbero essere usate come arma politica per attrarre la legittimazione e i voti di una parte del mondo cattolico. Ma in Italia si ragiona così: “Io ti faccio una legge a immagine e somiglianza dei tuoi desideri culturali e confessionali e tu chiudi gli occhi sull’esercizio del mio potere e sulla conservazione dei miei interessi”. Non si dovrebbe cadere in questa logica mercantile, nemmeno implicitamente. Non si dovrebbe giocare al gioco degli scambi su una materia così che, toccando questioni delicatissime, richiede il massimo di riflessione, di ascolto, di mediazione, di largo consenso. Non si fa una legge sul “fine-vita” a colpi di maggioranza parlamentare, magari. La legge sul “fine-vita” non è una questione di maggioranza politica, né una questione confessionale. Riguarda l’uomo e la donna, la dignità e la libertà delle persone, la dignità del morire di ciascuno, credenti e non credenti.…
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