Sul testamento biologico. La coscienza cristiana e la dignità del morire

Se sto per morire ....di Rosario Giuè

La crisi economia ha rimosso dal dibattito politico e della stampa la questione delle norme sul “testamento biologico”. Le norme sul “fine-vita”, già approvate da un ramo del Parlamento, non dovrebbero essere usate come arma politica per attrarre la legittimazione e i voti di una parte del mondo cattolico. Ma in Italia si ragiona così: “Io ti faccio una legge a immagine e somiglianza dei tuoi desideri culturali e confessionali e tu chiudi gli occhi sull’esercizio del mio potere e sulla conservazione dei miei interessi”. Non si dovrebbe cadere in questa logica mercantile, nemmeno implicitamente. Non si dovrebbe giocare al gioco degli scambi su una materia così che, toccando questioni delicatissime, richiede il massimo di riflessione, di ascolto, di mediazione, di largo consenso. Non si fa una legge sul “fine-vita” a colpi di maggioranza parlamentare, magari. La legge sul “fine-vita” non è una questione di maggioranza politica, né una questione confessionale. Riguarda l’uomo e la donna, la dignità e la libertà delle persone, la dignità del morire di ciascuno, credenti e non credenti.…

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L’ipotesi unitaria

Vaticano #1di Raniero La Valle

La giornata mondiale degli “indignati” ha il significato di un passaggio di fase, come quello del 9 novembre 1989, quando fu aperto il muro di Berlino. Infatti, come l’evento dell’89 diede il via alla globalizzazione di un capitalismo selvaggio, così le mille piazze del 15 ottobre, fino alla follia delle violenze squadriste di Roma, hanno rivelato una coscienza universale e diffusa dell’iniquità e della non ulteriore tollerabilità di tale sistema. Al confronto l’analisi di Marx era certamente più scientifica, ma la sua ricezione nella consapevolezza comune era ben più ristretta delle dimensioni raggiunte oggi dalla protesta delle vittime del sistema, a cui sorprendentemente hanno dato sponda – e non è per niente una contraddizione – non pochi responsabili di questo stesso sistema, come grandi banchieri, grandi ricchi e grandi opinionisti e maestri di pensiero “borghesi”. Ciò che tutti ha accomunato, piazze e curie, è la percezione che qui ne va della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato, per riprendere le tre grandi parole di un recente cammino ecumenico di tutte le Chiese cristiane.…

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Il governo che chiude la transizione

di Giorgio Tonini

Ha ragione Massimo D’Alema: il governo Monti non sarà una parentesi. Piuttosto, aggiungiamo noi, sarà un governo di transizione, nel senso più alto e forte del termine. Dunque, anche se composto di soli tecnici e sostenuto da una maggioranza parlamentare frutto di convergenze parallele e non di un accordo di coalizione, sarà un governo politico, eminentemente politico, come non si è stancato di ripetere il presidente Napolitano. Perché al suo lavoro e a quello della inedita maggioranza che lo sosterrà in Parlamento, è affidato il compito storico, un compito che potremmo definire uno e trino, di chiudere, o almeno avviare a conclusione, la lunga transizione italiana: sul terreno socio-economico, su quello istituzionale e su quello politico.

Il governo Monti dovrà traghettare l’Italia fuori dall’economia del debito: un compito che ha tutte le caratteristiche dell’emergenza, ma che non potrà essere assolto solo con interventi congiunturali. Se la massima del governo Berlusconi-Tremonti era stata “Non si fanno riforme durante le crisi”, quella del nuovo esecutivo sarà il suo opposto: “una crisi strutturale come quella in cui siamo può essere affrontata solo con riforme strutturali”.…

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Tagli all’editoria: meno democratica e meno libera, l’Italia che piace a Berlusconi

Il corteo entra in Rettoratodi Giampaolo Petrucci

100 piccole testate giornalistiche – “di idee”, di partito, di cooperative e no profit – a rischio chiusura. 4mila posti di lavoro persi o in pericolo, tra giornalisti, poligrafici e dipendenti dell’indotto che gravita intorno alla piccola editoria. Mezzo miliardo di euro il giro d’affari in fumo. Oltre 400mila copie in meno ogni giorno nelle edicole, con un calo ulteriore di esemplari venduti (5milioni negli anni ’50; 4.5 milioni fino all’anno scorso; 4 milioni nei prossimi mesi). Questi, in sintesi, gli effetti dei tagli al Fondo per l’editoria cooperativa e no profit – nato nei primi anni ’80 per dare voce a pezzi di Paese che non possono fare affidamento su grossi capitali e che vengono penalizzati dalle storture del cosiddetto “libero” mercato, come Adista stessa, molti settimanali diocesani, il Manifesto, Liberazione, Avvenire, L’Unità, Noi Donne, ecc. – passato progressivamente da 415 milioni del 2008 a 80 effettivi del 2011 (suscettibile di ulteriori tagli per la manovra di risanamento, a fronte di un fabbisogno di 170).…

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La parola al 99 per cento

di Tonio Dell’Olio

E alla fine “spaccarono tutto”. Soprattutto la notizia. Perché chi l’ha letto l’appello degli indignati? Chi lo sa oggi quali sono le proposte di quel popolo per uscire dalla crisi? “Spaccare tutto” è linguaggio da incappucciati cui non interessano le istanze. Gente che non è né indignata né arrabbiata. Semplicemente si esercita nell’uso della violenza per screditare tutti. Rivendichiamo di essere il 99% contro ogni violenza. Anche nella manifestazione. Contro la violenza dell’economia finanziarizzata che condanna a morte ogni giorno milioni di persone e contro quella che pretende di adottare lo stesso linguaggio nella protesta. Per questo i bastoni non devono avere più spazio di parola delle idee. E mentre mi chiedo quale virus ha invaso la mente di chi gode nel bruciare auto pagate a rate e spaccare le vetrine delle filiali, non perdo la speranza che si estenda la pacifica convinzione di far pagare la crisi a chi l’ha prodotta e non a chi la subisce.…

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L’interlocuzione cattolica

«Eravamo percorsi da impulsi opposti, caldo e gelo e distacco e frenesia; ci sembrava di essere in ritardo su tutto e di essere ancora in tempo per qualsiasi cosa, di andare molto veloci e di restare incollati all´asfalto.»di Raniero La Valle

Ha detto mons. Crociata, segretario generale della CEI, che “la Chiesa non fa i governi né li manda a casa”. Non è sempre stato così, ma è giustissimo oggi affermarlo. Tuttavia quando la Chiesa vuol mandare un messaggio forte dovrebbe evitare di farlo in modo che ciascuno ci possa vedere quello che vuole. Ad esempio è stato evidente a tutti che quando nella sua prolusione al Comitato permanente dei vescovi il cardinale Bagnasco ha denunciato i comportamenti contrari al pubblico decoro e intrinsecamente tristi e vacui su cui “si rincorrono” doviziosi racconti, quando ha lamentato la mancanza di misura, sobrietà, disciplina ed onore e i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie di “attori della scena pubblica” che la collettività guarda con sgomento e che fiaccano pericolosamente l’immagine del Paese all’esterno, si riferiva al presidente del Consiglio: perché, per quanto ci siano peccatori, non ci sono oggi altri “attori della scena pubblica” che sono guardati con sgomento dalla collettività, che sono capaci di umiliare l’immagine del Paese all’estero, e sui quali “si rincorrono racconti” che rivelano “stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”; né c’è altri che, per rimediare a tutto ciò, potrebbe essere “chiamato a comportamenti responsabili e nobili”, ossia ad andarsene, ciò di cui la storia stessa prenderebbe atto.…

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Il Quinto elemento dell’Autorità perduta

Strani mondi...di Alberto Leiss

“E’ curioso, ma il problema e la nozione di Autorità sono stati molto poco studiati”. Parte da questa constatazione un testo di Alexandre Kojève – “La nozione di autorità” – appena tradotto in Italia da Adelphi e risalente agli anni della seconda guerra mondiale.

E’ uno schizzo sintetico, ma condotto con il rigore e la genialità propri del filosofo che negli anni ’30 a Parigi aveva incantato una generazione intellettuale con le sue celebri lezioni sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel.

Il tema mi sembra di particolare attualità, vivendo noi in una fase di crisi e di tramonto di varie forme di Autorità. Kojève definisce, in termini fenomenologici e metafisici, quattro tipi “semplici, puri o elementari” di Autorità: l’Autorità del Padre sul Figlio, legata alla Tradizione, l’Autorità del Signore, fondata sul rischio della propria vita nel Presente, che assoggetta il Servo, l’Autorità del Capo sulla Banda, legata alla capacità di progetto e di Futuro, l’Autorità del Giudice, più svincolata dal Tempo e in un certo senso legata all’Eternità.…

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La lezione attuale di Moro e Berlinguer

eugenio scalfari by francesca marchi ijf11di Eugenio Scalfari

L´uccisione di Gheddafi, la fine della guerra in Libia e il difficile assetto di quel paese hanno dominato le pagine dei giornali e gli schermi delle televisioni. Non ho esperienza di quei problemi e quindi non me ne occuperò, ma voglio dire che cosa penso della feroce esecuzione del dittatore libico mentre fuggiva da Sirte sulla strada che conduce a Misurata. Concordo con tutti quelli che hanno riprovato la ferocia; bisognava consegnarlo alla Corte di giustizia internazionale per un regolare processo sebbene la stessa Corte, la Nato e i comandi militari del governo provvisorio dei ribelli ne avessero chiesto la cattura “vivo o morto”. Quando cade un tiranno che ha terrorizzato e insanguinato un Paese per anni ed anni, la tentazione del linciaggio è incontenibile e talvolta colpisce perfino degli innocenti supposti colpevoli. Figurarsi quando la colpevolezza è palese e si è macchiata di delitti orribili. Se poi l´autorità legale è debole – come ancora lo è nella Libia di oggi – manca ogni possibilità d´impedire il giudizio sommario.…

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Concilio tradito. Concilio perduto?

Ordo usado no Concílio Vaticano IIdi Giovanni Franzoni

Carissimi amici, amiche, care e cari compagni di viaggio, è per me un grande onore, e una grande gioia, essere stato invitato in Spagna per partecipare a questo vostro incontro. Vi ringrazio (…) soprattutto perché voi, malgrado le difficoltà, e malgrado i tempi non sembrino propizi, continuate con coraggio a levare alta la fiaccola del Concilio Vaticano II e con tenacia continuate a ribadire la necessità di una riforma evangelica della Chiesa romana. Che intendo, per “tempo poco propizio”? Intendo un tempo vuoto di eticità, e di fronte al quale spiace vedere le gerarchie ecclesiastiche, proprio in questa città, esaltarsi per la riunione spettacolare della Giornata mondiale della gioventù, ignorando le ponderate critiche del Forum di oltre cento preti di Madrid che mettevano in evidenza le contraddizioni – rispetto all’Evangelo – di molti aspetti, anche finanziari e pastorali, dell’organizzazione della Giornata stessa. (…).

1. PER QUALE RAGIONE PARTECIPAI AL CONCILIO

Avete davanti a voi una persona anziana (sono nato nel 1928) che ha avuto la ventura di partecipare al Vaticano II.…

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Perchè dura

sotto palazzo chigidi Raniero La Valle

C’è una domanda che si aggira per l’Europa: come mai il giorno prima l’Europa ride di Berlusconi e del suo governo, e il giorno dopo freme di ammirazione dinnanzi alla lettera portata a Bruxelles dallo stesso Berlusconi, limitandosi a esprimere una certa incredulità sulla sua reale attuazione? La ragione è che quello di Berlusconi è un documento ideologico che porta alle estreme conseguenze l’ideologia monetaria e neo-liberista su cui l’Europa è stata fondata, ma che nessuno Stato europeo è riuscito finora veramente a realizzare. È il libro dei sogni tatcheriano: ma appunto la Tatcher fu detronizzata in Inghilterra. Ben al di là dei liberi licenziamenti in libera impresa, e della pensione a 67 anni e 7 mesi con la specifica motivazione che si deve avvicinare la data della pensione a quella della morte, il documento berlusconiano illustra uno scadenzario che dovrebbe nel giro di due mesi, quattro mesi, otto mesi ed un anno riformare l'”architettura” materiale e costituzionale dello Stato, trasformando l’Italia da Repubblica democratica fondata sul lavoro a Repubblica classista fondata sul patrimonio (per questo la “patrimoniale” non s’ha da fare né domani né mai).…

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