La fortuna di chiamarsi Beniamino
di Ernesto Ferrero
Ha ragione Franco Marcoaldi, che in Nautilus ha affettuosamente scelto e assemblato una cinquantina di pezzi giornalistici di Beniamino Placido su la Repubblica lungo l’arco di trent’anni, grosso modo dal 1978 al 2007: più che articoli sono scherzi o divertimenti musicali, un modo di porgere pensieri originali, profondi o addirittura gravi nel segno del gioco, in cui vari elementi anche molto diversi tra loro si compongono in misurata eleganza, fino a rivelare una figura unitaria.
Gentiluomo del Sud a vocazione cosmopolita, Beniamino ha inventato un tono e uno stile di discorso intriso di humour e garbo settecentesco, senza mai cadere nel birignao. Ha letto tutti i libri e sa spremere da arcigni studi specialistici, pubblicati da University Press note a lui solo, gli elementi che ci consentono di «leggere» meglio certi classici o la fenomenologia baracconesca del nostro presente.
«La cultura come avventura», recita il sottotitolo del libro. Ma sia chiaro, è un’avventura minuziosamente organizzata, curata in ogni dettaglio.…
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