“Più bella che intelligente”
di Giovanni Bianco
Intendo svolgere in queste poche righe una prima riflessione, a caldo, sugli effetti dell’apprezzabile pronuncia del Giudice delle Leggi sul “lodo Alfano”, non tanto su quelli tecnico-giuridici, pure molto rilevanti, quanto, soprattutto, sulle conseguenze politiche di breve periodo e sulla complessiva tenuta del sistema costituzionale. Quanto alle prime, esse, “prima facie”, mi paiono davvero forti e significative, al punto da determinare reazioni convulse e nervose, vere e proprie fibrillazioni e scatti d’ira. Chi ha seguito ieri “Porta a porta” con occhio attento e critico ha colto questi aspetti immediatamente: il giornalista “di regime” Vespa che con tono preoccupato si rivolge ad Alfano, un vero e proprio accolito del Signor B.: “e ora cosa farete? approverete un’altra legge?”. E poi che dire delle dichiarazioni del Cavaliere, davvero il sintomo di un’immunità perduta, della paura di poter essere processato o condannato come un qualsiasi cittadino: apostrofa Rosy Bindi con aggressiva scortesia, con un “lei è più bella che intelligente” pronunciato come un capo stizzito, un boss risentito, un uomo di potere che non accetta interlocutori dissidenti; dichiara che il Presidente della Repubblica, il saggio Giorgio Napolitano, è un uomo di parte e che la Corte Costituzionale “è di sinistra” (quale Corte, mi vien da dire, quella che non accetta i suoi inviti a cena?).…
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