Scandali, gossip, vanità, ecco i politici del 1862
di Filippo Ceccarelli
Nella storia politica il presente assomiglia spesso al passato, però remoto. E a suo modo anche il giornalismo si rispecchia in questa specie di scavalcamento all’indietro, per cui leggendo un vecchio classico come I moribondi di Palazzo Carignano di Ferdinando Petruccelli della Gattina, libellista e deputato eccentrico a partire dal cognome, con meravigliato divertimento si scopre che nel 1862 il primo Parlamento torinese dell’Italia unita assomiglia parecchio all’odierno Montecitorio con le sue vistose magagne, i deputati in vendita, i detestati privilegi, le anime in pena del vasto e paludoso Centro.
Non solo, ma anche l’approccio personalistico e disincantato del repubblicano Petruccelli, nonchè lo stile narrativo e a tratti caricaturale con cui dipinge tutti i protagonisti quanto gli onorevoli “storpiati” e “in isbozzo” si adattano perfettamente all’oggi.
Vedi le pennichelle del generale Fanti, il rapporto di Minghetti con le donne, le patacche esibite da questo, i capelli tinti di quell’altro, le vanità del guardaroba, i parenti intrusivi, le occhiate fulminanti dalla tribuna delle dame.
Tutto insomma suona così famigliare che i temerari del gossip trovano qui il loro sacro testo e primigenio.
I moribondi di Palazzo Carignano
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Mursia editore, a cura di Beppe Benvenuto, pagg.156
(“La Repubblica”, 9 ottobre 2011)