“Non donna di province” E Dante comprese tutto

firenzedi Sebastiano Vassalli

«L’avvenire è radioso», diceva una sentenza del presidente Mao, «ma il nostro cammino è tortuoso». L’avvenire dell’Occidente, e quello specifico dell’Italia, non promettono granché almeno per i prossimi due o tre anni. Tagli, risparmi, tasse. Per tirarci su il morale, guardiamo ai (rari) aspetti divertenti della cosiddetta «manovra». Per esempio al taglio delle Province: di cui da un secolo si proclama l’inutilità, e che per un secolo hanno continuato a moltiplicarsi. La Provincia di Novara ad esempio: all’inizio del Novecento comprendeva ben quattro Province attuali: Novara, Vercelli, Biella e Verbania. La prima a staccarsi, negli anni Venti, fu Vercelli: a cui «per un errore» (così almeno si dice) fu aggregata la Valsesia, poi venne Biella, e poi Verbania. Ora Verbania potrebbe salvarsi raggiungendo i fatidici tremila chilometri quadrati, se potesse inglobare la Valsesia: ponti d’oro, ma i valsesiani, giustamente, non ne vogliono sapere. Oppure potrebbe accordarsi con il Canton Ticino, che però è in Svizzera. Anche Savona guarda oltre frontiera: a Nizza e (perché no?) al Principato di Monaco. Piuttosto che con gli odiati vicini di Imperia, però, andrebbe, anche con Cuneo. Siena ha pochi abitanti, ma si salverà per l’estensione del territorio. Se dovesse accorparsi con Firenze, l’Arbia, che è un fiumiciattolo di quei luoghi, ridiventerebbe rosso sangue. Povera Italia. Dante, nel Purgatorio, la definisce: «Non donna (cioè signora) di province, ma bordello». Aveva già visto tutto.

(www.corriere.it , 22 agosto 2011)

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