Il fascismo torna di moda in Italia? Un’inchiesta e un appello
«Questo mostro stava, una volta, per governare il mondo! I popoli lo spensero, ma ora non cantiamo vittoria troppo presto: il grembo da cui nacque è ancor fecondo»: il monito di Bertolt Brecht, scritto nel 1941 quando il drammaturgo e poeta tedesco era in fuga dal nazismo, è quantomai attuale e bene racconta l’allarme che serpeggia in questo periodo nella società civile, preoccupata dal rinvigorimento della retorica fascista tra gruppi e movimenti dell’estrema destra che, in vista delle prossime elezioni del 4 marzo, tentano di conquistare qualche seggio in Parlamento, nell’indifferenza del mondo politico e istituzionale.
Come brace sotto la cenere
Un’interessante inchiesta è stata pubblicata sul numero di febbraio del mensile dei paolini Jesus. Il tema è quello del razzismo, sdoganato nelle parole d’ordine delle destre politiche e sempre più dirompente nei fatti della cronaca nazionale (blitz nei centri d’accoglienza, manifestazioni di piazza, aggressioni fisiche a cittadini immigrati, ecc.), che vedono protagonisti gruppi e movimenti di ispirazione fascista contro le minoranze straniere e contro la società civile attiva nell’accoglienza e nell’integrazione. Anche «le organizzazioni cristiane impegnate con i migranti – sottolinea con preoccupazione l’inchiesta – sono tra gli obiettivi delle azioni squadriste».
Con il titolo “Fascismo, rinascita di una tragedia?”, il dossier di Alberto Laggia è accompagnato dalle immagini del fotografo Filippo Venturi, realizzate nell’ambito di un reportage da Predappio (Forlì), dove ogni anno accorrono circa 80mila “pellegrini” per omaggiare la tomba di Benito Mussolini. Fanno parte di sigle note, come CasaPound e Forza Nuova, ma anche di realtà più piccole e locali. Ci sono poi tanti singoli cittadini che si dicono esasperati di vivere in condizioni sempre più degradate, arrabbiati con le istituzioni, disillusi dai Palazzi, e sono pronti a strizzare un occhio a chi dimostra fermezza e sa pronunciare slogan rabbiosi contro i bersagli della retorica populista: gli immigrati e gli islamici invasori, il capitalismo globalizzato che schiaccia comunità e identità, l’Europa dell’integrazione liberticida e delle banche, la Chiesa cattolica ipocrita e interessata, ecc. «Ma c’è soprattutto, di fondo, un rancore sociale nei confronti del mondo politico. Così nel deficit del sistema dei partiti, sempre più in difficoltà nel trovare risposte efficaci ai malesseri sociali, tornano a vivere i miti dell’antidemocrazia».
L’inchiesta cita lo storico Alberto Melloni, quando invita a chiamare questo vento che soffia non solo in Italia con il giusto nome: fascismo, inteso, dice, «come sostanza politica che continua a vivere nel nostro continente».
Di particolare interesse, nell’inchiesta, la ricostruzione dei rapporti tra neofascismi e tradizionalismo religioso. Se è vero che il mondo cattolico, per il suo impegno in favore dei migranti, è spesso bersaglio dei gruppi dell’estrema destra, è anche vero che oggi – in una fase di forte apertura da parte della Chiesa di Francesco – proliferano posizioni avverse alla nuova linea papale e i movimenti della destra cattolica sembrano più propensi di un tempo a rinsaldare vecchie alleanze con i gruppi neofascisti.
Secondo Jesus il fascismo rischia di tornare di moda perché la strada è spianata dall’irrilevanza della politica ufficiale, dalla sua incapacità di offrire risposte credibili, dall’affievolirsi di una forte cultura democratica nel Paese, e dalle istituzioni laiche e religiose, che continuano a non prendere sul serio la proliferazione di segnali poco incoraggianti, derubricandoli a “ragazzate” o a comportamenti nostalgici e marginali.
Dobbiamo ricominciare in definitiva a preoccuparci seriamente per la crescita dei consensi delle destre estreme sulle posizioni razziste. E questa sembra anche la posizione del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino: «Non so se si tratti di un ritorno al fascismo», ma «di sicuro non è da sottovalutarne il rischio, perché tutte le volte in cui manca il rispetto per l’altro e per le sue idee, ci si deve preoccupare. Quando poi si arriva alla violenza, magari perpetrata in gruppo e programmata, ridimensionare il tutto a “ragazzate” non è più accettabile. Non concordo con chi minimizza questa deriva, giustificando sempre tutto, compreso il razzismo». Parole ferme da parte del segretario generale della Cei anche contro la destra sedicente cattolica, che usa «il cristianesimo in modo strumentale»: «Questi gruppi non difendono, in realtà, il cristianesimo, ma loro stessi e i loro modi mistificanti di intendere la religione. Non a caso da questi stessi ambienti che male interpretano il Vangelo provengono attacchi proditori portati al papa».
Memoria, conoscenza… e repressione
L’avanzata dei gruppi neofascisti in Italia è preoccupazione diffusa anche nella società civile, tanto più in vista delle prossime elezioni. Lo scorso primo febbraio, presso il Museo storico della Liberazione di via Tasso 145 – edificio utilizzato nel 1943-44 come Comando centrale dalle forze d’occupazione nazista, dove venivano reclusi, interrogati e torturati gli oppositori politici –, è stato presentato l’appello nazionale a tutte le istituzioni democratiche dal titolo: “Mai più fascismi”. Il collettivo di 23 organismi laici e cristiani che hanno sottoscritto il testo – tra gli altri, Acli, Anpi, Arci, Articolo 21, Cgil, Cisl, Uil, Comitati Dossetti per la Costituzione, L’Altra Europa con Tsipras, Libera, Liberi e Uguali, Partito Democratico e Rifondazione Comunista – prendono atto che i fascismi «si stanno moltiplicando nel nostro Paese sotto varie sigle organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web. Esse diffondono i virus della violenza, della discriminazione, dell’odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant’anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali». I firmatari intendono offrire «una risposta umana a tali idee disumane», affermando i valori della vita, della solidarietà, della democrazia e della partecipazione, e invitano «ogni potere pubblico e privato a promuovere una nuova stagione di giustizia sociale contrastando il degrado, l’abbandono e la povertà che sono oggi il brodo di coltura che alimenta tutti i neofascismi».
Conoscenza, memoria e formazione devono rappresentare le parole d’ordine delle istituzioni repubblicane, per promuovere una cultura democratica, immune dallo spettro fascista che aleggia sull’Europa. In tale direzione, per sottolineare il carattere antifascista dello Stato italiano, le associazioni firmatarie chiedono la piena attuazione della XII Disposizione della Costituzione, che proibisce «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista» e delle leggi Scelba e Mancino, «che puniscono ogni forma di fascismo e di razzismo». Chiedono inoltre alle autorità competenti, in vista delle elezioni del 4 marzo, di proibire la candidatura di liste che si richiamino al fascismo o al nazismo, le iniziative promosse dalle stesse e, infine, lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste o neonaziste affinché «siano messe nella condizione di non nuocere».
La Resistenza, ribadisce con forza l’appello, ci ha insegnato che il fascismo si ferma con la conoscenza e l’unità democratica, ma anche con la fermezza delle istituzioni. «Già un’altra volta – conclude – la debolezza dello Stato rese possibile l’avventura fascista che portò sangue, guerra e rovina come mai si era visto nella storia dell’umanità. L’Italia, l’Europa e il mondo intero pagarono un prezzo altissimo. Dicemmo “mai più!”; oggi, ancora più forte, gridiamo “mai più!”»
(Adista Notizie, n.5/2018)